Azienda "Mobil Oil" abbandonerà Napoli?

Azienda "Mobil Oil" abbandonerà Napoli? Lettera al presidente della Regione Azienda "Mobil Oil" abbandonerà Napoli? (Dal nostro corrispondente) Napoli, 26 aprile. Napoli sta correndo il grosso rischio di perdere investimenti per decine di miliardi di lire, di vedere aggravata la crisi occupazionale, ridimensionate le possibilità di lavoro esistenti. La minaccia viene dalla «Mobil Oil», che da anni incontra ostacoli al piano di ampliamento e ammodernamento degli impianti, di ristrutturazione dell'azienda di San Giovanni a Teduccio, nell'area industriale cittadina. Due progetti, presentati dal vertice dirigenziale della multinazionale petrolifera, sono fermi alla Regione, arenati nelle secche delle polemiche e dei contrasti tra partiti, sindacati, enti ed associazioni, che rivendicano una maggioranza di opinioni sul futuro assetto del territorio. Ancora una volta, Napoli è di fronte ad una scelta difficile; si trova a dover decidere su una politica economica che investe problemi anche di natura ecologica ed urbanistica in rapporto ai suoi programmi di sviluppo. Il discorso sulla «Mobil» risale al 27 marzo 1968 quando fu inoltrata per la prima volj ta la domanda di ammoderi namento della raffineria con \ investimenti per 93 miliardi | di lire, e si diede l'avvio alla i procedura per sviluppare le ! capacità produttive dello sta| bilimento. Una pratica su cui | ancora si discute. | A richiamarla d'attualità è i stata una lettera inviata nei giorni scorsi al presidente della giunta regionale, Gaspare Russo, dal presidente della multinazionale, Jean Luis Lehmann, con cui sollecita una decisione, chiede che si ponga fine a ritardi e incertezze, altrimenti la «Mobil» si vedrà costretta a dirottare altrove i suoi investimenti. «/ due progetti attualmente all'esame della Regione Campania — dice fra l'altro il documento — rappresentano i più importanti investimenti I del programma "Mobil". Spetta al Comune e alla Regione evitare che l'intero piano sia compromesso con la chiusura dello stabilimento e la conseguente perdita di lavoro per circa millecinquecento dipendenti...». Inoltre, si sa che la società petrolifera ha in animo di trasferire da Napoli a Collesalvetti (Livorno) la produzione di olii lubrificanti. Al sindaco del centro toscano, Barsacchi, è stata inoltrata la richiesta per l'insediamento industriale nella sua area. La domanda — secondo inj discrezioni — sarebbe stata ] accolta con riserva dall'amI ministrazione comunale che, I consapevole dei pressanti ! problemi del Sud e decisa a «salvaguardare in concreto | una giusta politica meridiana| Ustica», avrebbe preso tempo per vagliare bene la proposta. Il problema «Mobil» è complesso. Sulla necessità di modernizzare ed ampliare la raffineria, a suo tempo avevano espresso giudizio favorevole ben sei ministeri; il parere discorde di quello dei Lavori Pubblici aveva, però, rimesso tutto in discussione fin dal 1971 con la decisione di non aderire alle richieste della multinazionale e di chiedere la localizzazione in altra parte della Campania per la costruzione di una nuova raffineria. L'industria di raffinazione del petrolio, a Napoli, è pre sente fin dal 1936. Comprende la raffineria di San Giovanni a Teduccio a ciclo completo, che produce non soltanto car buranti ed olii combustibili, ma anche gas liquefatti ed olii lubrificanti. Nel 1963, ad affiancare l'attività della raffineria sorse la «Mobil-Chimica Italiana», con una produzione di circa trecentomila tonnellate annue di solventi aromatici, e numerose altre aziende per la distribuzione di gasolio, di gas liquido e derivati del petrolio. a. 1.

Persone citate: Gaspare Russo, Jean Luis Lehmann