Novara: il difensore dei "mafiosi" ha lanciato una clamorosa accusa

Novara: il difensore dei "mafiosi" ha lanciato una clamorosa accusa Colpo di scena al processo per la morte di Cristina Novara: il difensore dei "mafiosi" ha lanciato una clamorosa accusa L'avvocato Antonino Longo, dopo avere scagionato tutti i suoi clienti, ha detto che i veri colpevoli sono i "balordi del Nord" dietro i quali si nascondeva il basista, colui che sapeva tutto della famiglia Mazzoni - Non voglio accusare nessuno, ha detto, ma illazioni e strane coincidenze portano a Gianfranco Luisari", il padre dell'amica di Cristina (Dal nostro corrispondente) Novara, 26 aprile. Clamorosa udienza, oggi, al processo per il rapimento e la morte di Cristina Mazzetti. Uno dei difensori degli imputati «mafiosi», l'avvocato Antonino Longo, nel corso della sua arringa-fiume ha chiamato in causa — quale presunto «basista» del tragico sequestro — il milanese Gianfranco Luisari, cinquantaquattrenne, padre di Emanuela Luisari, la ragazza che si trovava in compagnia della povera Cristina al momento del rapimento. Il legale ha fatto questo nome, con la gravissima accusa che ovviamente comporta, arrivandovi — come lui stesso ha ammesso — attraverso illazioni e congetture. L'avvocato Antonino Longo difende Achille Gaetano e Francesco Gattini per i quali è stata chiesta la condanna, all'ergastolo, nonché Vittorio Carpino (il pan. ha proposto la pena di 26 anni), Peppino Falvo (richiesta del pan.: tre anni di reclusione per favoreggiamento personale) e Giovanni Talarico L'avvocato Longo, dopo avere esaminato la posizione degli ultimi tre chiedendo per tutti l'assoluzione, è passato a parlare di Achille Gaetano e del Gattini. Ma, prima ancora, ha trattato del sequestro di Cristina Mazzotti sostenendo che nella vicenda la « n'clrangheta » calabrese non c'entra. « Accecati dalla mafia — ha detto testualmente — non si è mai pensato che l'operazione potesse avere la sua matrice a Milano». L'avvocato Longo ha così proseguito: « Gli ideatori del sequestro sono il macellaio di Buguggiate, Alberto Menzaghi (finanziatore dell'impresa). Giuliano Angelini e Libero Ballinari. Ma dietro a loro c'era il " basista", colui che sapeva tutto della famiglia Mazzotti: il suo nome lo sa bene Menzaghi ». Il difensore ha ricordato che Cristina, quando fu rapita, era alla sua prima uscita e inoltre non era sulla solita auto ma a bordo della «Mini» trovata dal suo amico Carlo Galli all'ultimo momento. «Soltanto chi era di casa poteva sapere tutte queste cose; gli stessi rapitori non conoscevano la ragazza, tanto è vero che dovettero chiedere chi era Cristina». L'avvocato Longo, dopo questa e tutta una lunga serie di considerazioni, ha tirato le somme. E qui c'è stato il vero colpo di scena: «Io non voglio accusare nessuno — ha detto — ma illazioni e strane coincidenze portano a Gianfranco Luisari ». Il difensore ha quindi ricordato che in un rapporto dell'll agosto 1975, prima ancora che si trovasse la salma di Cristina, la questura di Como già parla del Luisari. Vi si dice che in due lettere anonime, spedite da Roma e da Milano, «quest'uomo deve saperne qualche cosa» e si invitano gli organi di polizia a svolgere indagini: «Purtroppo — ha detto l'avvocato Longo — non si è andati a fondo ed è un fatto che l'episodio rimane una lacuna di questo processo. Non è stato neppure spiegato — ha aggiunto — come mai il 4 agosto, subito dopo il sequestro, la prima telefonata arrivò proprio al Luisari». Achille Gaetano — per il i suo difensore — è stato tirato in ballo dalle «mafie del Nord» per accusare quella calabrese. Nel sequestro avrebbe avuto soltanto funzione di postino. Ha concluso dicendo che Cristina sarebbe stata sepolta viva e che Achille Gaetano dovrebbe rispondere soltanto di concorso in sequestro di persona. In apertura di udienza c'era stata una rilevante novità che si ricollega alla scoperta fatta il 15 aprile scorso: uno dei difensori (sia pure aggiunto), il dottor Vincenzo Visconti, non era iscritto all'Ordine degli Avvocati. La cosa suscitò scalpore e scandalo ed il presidente Caroselli esaminò gli atti relativi alle 60 udienze per vedere quale parte vi aveva avuto il Visconti. Si rilevò che nelle udienze del 22 marzo e del 7 aprile, il sedicente avvocato aveva assunto il patrocinio di Alberto Rosea, Rosa Cristiano e Francesco Russello, in assenza dei loro difensori di fiducia. Si discusse a lungo se il fatto comportava una nullità processuale ma la Corte ritenne tutto regolare. Stamane il p.m., Corrado Canfora, ha formulato una istanza. Ricordato quanto accaduto e dicendosi convinto della perfetta regolarità processuale ha aggiunto: «Non so però se in Cassazione, in un domani, la possano pensare come me e la Corte. Fatti come quelli accaduti qui non hanno precedenti in un "giudicato" della Suprema Corte. Per questo sono dell'avviso, pur di non vedersi annullare un processo che è costato tanto tempo, fatica e denaro, di ripetere le due udienze del 22 marzo e del 7 aprile». La Corte dopo mezz'ora di camera di consiglio, ha emesso una ordinanza con la quale, revocata quella del 15 aprile, decideva «ritenendolo prudenziale» di rinnovare le due udienze sulla cui regolarità sussisterebbero dubbi. Relativamente al dibattimento del 22 marzo sono stati risentiti il professor Gino Sacerdoti, autore di una perizia fonica ed il rappresentante di una casa automobilistica francese, il novarese Anto nio Picei. Per l'udienza del 7 aprile, dedicata interamente all'arringa dell'avvocato Alle- \ gra, il difensore ha unicamen te ribadito le sue conclusioni Piero Barbe Novara. Emanuela Luisari, l'amica di Cristina Mazzotti che fu testimone del suo rapimento (Telefoto Giovetti) tiqt

Luoghi citati: Buguggiate, Como, Milano, Novara, Roma