Cossiga risponde di Liliana Madeo

Cossiga risponde Cossiga risponde (Segue dalla 1* pagina) come so, ma anche del diritto penale, io e i miei collaboratori rimaniamo in attesa che egli inizi un'azione penale contro di noi per omissione di atti d'ufficio o per occultazione e distorsione di prove. Se questo egli non farà vuol dire che avrà dimostrato di essere persona poco prudente. E a me tutto questo, essendo io ministro dell'Interno e lui procuratore generale djll Repubblica a Roma, darebbe non poche preoccupazioni, anche come semplice cittadino ». Tutta la questione ruota intorno al collettivo dell'estrema sinistra, che prende il nome dalla via in cui ha la sua sede, via dei Volsci, nel quartiere di San Lorenzo. Il dottor Pascalino ha rilanciato una serie di interrogativi su questo gruppo, tanto spesso chiamato in causa quando episodi di violenza, intolleranza politica, provocazioni, intervengono a turbare la vita dell'università e a insanguinare la città. Sono responsabili soltanto gli aderenti al collettivo? Oppure si semplifica troppo, facendo ricadere su di loro — ben noti sia alla polizia sia alla magistratura — ogni responsabilità, perdendo di vista un eventuale quadro più complesso di mandanti, provocatori, infiltrati, «cani sciolti» armati e disposti a tutto? In ogni caso: è stato fatto dalle competenti autorità quanto era possibile, per dissipare le ambiguità, perseguire gli artefici di tante azioni delittuose, prevenire altre aggressioni, dare quindi serenità e fiducia ai cittadini che credono nella democrazia? In una lettera inviata al quotidiano romano II Tempo, il procuratore generale chiarisce i termini della vicenda giudiziaria, su cui sono sorti equivoci per la divulgazione di notizie inesatte. Recentemente il giudice istruttore Zamparella ha rinviato a giudizio circa ottanta aderenti al collettivo, per numerosi gravissimi reati. Nel provvedimento — ricorda il p. g. — il giudice «si limitò a dire, incidenter, che allo stato attuale mancavano elementi sufficienti per ravvisare, nei singoli fatti ascritti agli imputati, il reato di associazione sovversiva». Non li prosciolse quindi da tale imputazione, che non era mai stata neppure formulata. Né scrisse che il collettivo era «una pacifica associazione ricreativa », come alcuni giornali pubblicarono e lo stesso ministro Cossiga ripetè in Parlamento. L'incriminazione non ci fu — aggiunge il dottor Pascalino — perché la polizia non è mai stata in grado di fornire gli elementi concreti per giungere a tale incriminazione. E ciò nonostante i ripetuti solleciti della magistratura romana, e la valentia degli uomini della ps che l'alto magistrato afferma di conoscere troppo bene «per pensare che essi non conoscano vita, morte e miracoli di gran parte di coloro che periodicamente insanguinano le strade di Roma». Egli aggiunge: «Non sta a me giudicare se ciò sia avvenuto per la materiale difficoltà o impossibilità di acquisire i necessari elementi o per ragioni di altra natura. Propendo, peraltro, per la seconda ipotesi». In conclusione: «La magistratura sarebbe ben lieta di poter eliminare tali situazioni sol che gliene venissero forniti i mezzi e l'occasione ». Per quanto riguarda il governo: «E' ammissibile che esso, in periodi di emergenza politica come quello che l'Italia attraversa, si trovi nella temporanea necessità di subire situazioni di compromesso in ma- teria di ordine pubblico». Per l'on. Balzamo (psi) « se compromessi vi sono, vanno ricercati evidentemente all'interno dello Stato ». Liliana Madeo

Persone citate: Balzamo, Cossiga

Luoghi citati: Italia, Roma