Quaranta giudici di Franco Mimmi

Quaranta giudici Quaranta giudici (Segue dalla 1° pagina) Commissione è cosi compo- sta: 15 democristiani, 12 co- munisti, 3 socialisti, 3 dei gruppo misto del Senato, lciascuno dei partiti repubbli-co, si dovrà giudicare se la rale, demoproletario, radicale, demonazionale e sinistra indipendente. Secondo Bubbi- trasmissione di Fo ha offeso la religione (lui ne è assolutamente certo: «In modo irridente e plateale»). Secondo Castellina, già il fatto di dover discutere il caso rappresenta un fatto di censura. Per tutto il giorno si sono accumulate in due composte pile le dichiarazioni prò e contro, di varia intonazione e più o meno vaga destinazione. La più precisa è quella dell'on. Enrico Manca, socialista e membro della commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi: si tratta di una interrogazione parlamentare, nella quale il deputato chiede se corrisponda a verità la notizia secondo la quale il cardinal Poletti avrebbe scritto a Andreotti chiedendo, tra l'altro, la sospensione del programma di Fo. Manca vuol sapere se ciò non rappresenti (qualora sia avvenuto) « una interferenza della gerarchia ecclesiastica negli affari interni dello Stato italiano ». Dopo un elogio dello spettacolo di Fo, il deputato afferma che « è legittima e anzi giusta la dialet- I tica, la polemica anche dura. j Ciò che non appare invece ! ammissibile è la richiesta \ esplicitamente formulata di\ «" intervento censorio ». ! Insomma è inopportuno 1 Ma"ca T « Risiasi ieri- I tatwo di ricostituire preteI stuosamente steccati tra cuiI tura laica e cultura cottoli| ca » che sono « largamente suPeratl nel sfizio e nella 1 coscienza popolare ». Per superare la crisi del Paese occorre un'unità fondata su «un r a e e i a r i i r : n a - Bretario confronto franco e aperto dei rispettivi punti di vista ». E conclude con la richiesta di respingere la richiesta di Poletti, « anche per rispetto nei confronti degli organismi parlamentari competenti e degli organi dirigenti della Rai cui la legge attribuisce la responsabilità delle scelte in materia di politica culturale del servizio pubblico e radiotelevisivo ». Il primo posto nella lista dei «contro» spetta alla presidenza della conferenza episcopale che ha inviato questo telegramma ad Andreotti: «Di fronte alla recente trasmissione televisiva con deformate e deformanti tendenziose e dissacranti presentazioni di realtà storiche, evangeliche ed ecclesiali — è detto nel testo — i vescovi, interpreti delle comunità dei loro fedeli, domandano alle competenti autorità la tutela del rispetto dei sentimenti \ religiosi più delicati e profondi di una considerevole parte del popolo italiano nel momento difficile che richiede non offesa e divisioni di animi, ma concordia e collaborazione di tutti». Segue L'Osservatore Romano che, con un articolo del sue direttore Raimondo Manzini, polemizza con Leo Valiani («La censura non deve essere tollerata») e afferma: «Ora, pare a noi che le migliaia di cittadini — gli utenti — che hanno elevato la loro protesta provano che \ una "censura" deve e può essere esercitata su se stessi, in questo caso dalla tv, se si vuole rispettare il patto di convivenza comune. Ed è stata la mancata "autocensura" che la Tv doveva esercitare coi suoi organi a creare il caso clamoroso. La parola "censura", sappiamo benissimo, non è tollerata: e nessuno vorrebbe imporla, ma se il senso del limite viene a mancare, una "censura" è esercitata dall'opinione pubblica. E l'autorità politica non può non tenerne conto». Secondo Manzini, vi sarebbe in Italia un risorgere di «antichi pregiudizi contro la Chiesa e i cattolici». Torniamo ai «prò». Un'altra interrogazione è stata presentata dai radicali Marco Pannella (anch'egli membro della commissione vigilanza) e Emma Bonino. Da Andreotti e dal ministro degli Esteri, Forlani, vogliamo sapere «quali passi diplomatici siano stati fatti nei confronti dello Stato Città del Vaticano per protestare contro le pesanti interferenze contro l'autonomia della vita politica e del servizio pubblico dell'informazione audiovisiva della Repubblica». Si denunciano anche violazioni dei patti lateranensi «poste in atto sia dal Vaticano, sia dagli alti dignitari ecclesiastici, la cui attività è sovvenzionata con denaro del contribuente italiano e acquista, com'è noto, caratteristica di servizio pubblico ». Ancora le proteste, in più rapida carrellata: il sottosealla Giustizia, on. e o r e : i a 1 rli lia e a oei a to e cbe. il a a le a a 5 e Speranza, si chiede «che cosa avverrebbe se una satira del genere fosse diretta contro le grandi lotte dei lavoratori o contro l'impegno comunista nella Resistenza». Il Centro italiano femminile (Cif ) sostiene che lo spettacolo di Fo «offende le opinioni e il sentimento religioso della stragrande maggioranza degli italiani» e si augura che la commissione di vigilanza, il consiglio d'amministrazione Rai e i responsabili della rete 2 «sentano l'esigenza di rivedere sostanzialmente i programmi di trasmissione». Non la pensano così alcuni cattolici democratici che lavorano alla Rai (Nuccio Fava, Angelo Ivaldi, Valerio Ochetto, fra gli altri): per essi l'impegno dei cristiani deve esprimersi «in un confronto pienamente libero e pluralistico con le altre correnti di pensiero e culturali, anche quelle avverse, senza cercare di ritagliarci uno spazio privilegiato difeso da operazioni | dì potere o da forme di censura più o meno aperte». Concludono appoggiando l'idea di un pubblico confronto fra Dario Fo e rappresentanti autorevoli della cultura cattolica. Ancora per Fo, la Società attori italiani, l'Associazione sindacale scrittori teatro, gli enti e le associazioni di cultura cinematografica, l'Arci, la Cgil e la Uil. Poi lo scrittore Ugo Pirro («Afi pare che i segni di intolleranza politica vadano aumentando »); il prof. Tamburrano, del psi («Non si capisce in base a quale cavillo si possa chiedere la discussione in sede di commissione di vigilanza» ). A chiudere, il vicepresiden- à di | te della Rai, Giampiero Orselri | lo: «Si invoca la censura sul m d E' a 0 o ti e adissenso ideologico vi*citato dalla trasmissione di Fo e sono trascorsi mesi con film al di là del limite della pornografia da parte delle emittenti private senza che nessuno degli zelanti fustigatori del dissacrante "Mistero buffo" si facesse vivo con qualche iniziativa seria». Franco Mimmi

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