La pensione a 55 anni?

La pensione a 55 anni? La pensione a 55 anni? In merito alla proposta di abbassamento i SS anni dell'eia pensionabile, presentata da alcuni parlamentari democristiani, abbiamo chiesto il parere di Onoralo Castellino, autore del noto saggio « Il labirinto delle pensioni ». Alcuni mesi or sono vennero rese note le previsioni finanziarie del nostro massimo ente previdenziale: a fine 1980, ferma restando l'attuale normativa in materia di contributi e prestazioni, l'Inps avrebbe accumulato un disavanzo di circa 15 mila miliardi. I primi commenti furono unanimi: bisognava porre un argine alle disfunzioni del sistema, e in particolare alla proliferazione delle pensioni di invalidità, in maniera da impedire che i disavanzi raggiungessero quelle insostenibili dimensioni. Leggiamo invece che alcuni parlamentari, per favorire l'occupazione giovanile, hanno proposto di abbassare a 55 anni l'età di pensionamento per vecchiaia. Posto che attualmente quell'età è stabilita in 60 anni per gli uomini e 55 per le donne \se lavoratori dipendenti (ossia in valori tra i più bassi del mondo), e in 65 anni per gli uomini e 60 per le donne se lavoratori autonomi, non sappiamo se la proposta debba intendersi riferita ai soli dipendenti uomini, o anche agli autonomi di ambedue i sessi. Supponiamo, per carità di patria, che si riferisca ai soli dipendenti, ed esaminiamone le conseguenze. Con un calcolo largamente approssimativo, si può ritenere che la proposta anticipazione dell'età di pensionamento comporti un maggiore onere annuo di almeno mille miliardi: ipotizzandone la decorrenza dal luglio 1977, entro la fine del 1980 si avrebbero dunque altri 5.500 miliardi di deficit, che farebbero salire a 18.500 miliardi il disavanzo complessivo dell'Inps. Questi oneri ricadrebbero sulla finanza pubblica, cioè sul mercato obbligazionario e-o sulla Banca d'Italia, con la conseguenza di maggiori difficoltà di finanziamento per il settore privato e-o di maggiore inflazione. Che poi la misura serva a favorire l'occupazione giovanile, è assai meno ovvio di quanto sembra ai proponenti. Una parte dei neo-pensionati, data l'età ancor giovane, si rimetterebbe a cercare (trovandola magari presso il precedente datore di lavoro) un'occupazione «nera». Ma nemmeno per la parte che si allontanasse definitivamente dal mercato («bianco» e «nero») del lavoro si può dare per certa la sostituzione con altrettanti giovani. Molte grandi imprese hanno oggi personale esuberante che non rimpiazzerebbero (e fin qui avrebbero almeno il vantaggio di alleggerirsi di un onere improduttivo, trasferendolo al sistema previdenziale). In altri casi non vi è corrispondenza tra le qualificazioni richieste e quelle disponibili: già ora, secondo una recente indagine, ci sono in Piemonte migliaia di posti non coperti. Altre volte domanda e offerta di lavoro sono geograficamente distanti, e i vecchi posti potrebbero essere ricoperti soltanto a prezzo di intensi flussi migratori. Per molte medie e piccole imprese, depauperale degli elementi più esperti e più fedeli, vi sarebbe poi una certa riluttanza a sostituirli con altrettanti giovani, di capacità e di attitudini incerte, ma di fatto inamovibili ove pure dessero cattiva prova di sé. In tutti questi un'incompleta vecchi con i casi, si avrebbe sostituzione dei giovani. Se poi (Dio ce ne scampi) la proposta di abbassamento dell'età pensionabile dovesse riferirsi anche ai lavoratori autonomi, l'effetto sull'occupazione sarebbe, entro questa categoria, ancora più ridotto se non risibile: i lavoratori autonomi continuerebbero in massima parte la precedente attività, interrompendola soltanto una volta il mese per recarsi a riscuotere la pensione. Sembra dunque assai poco saggio pensare di risolvere i problemi dell'occupazione giovanile con una misura dal costo certo (mille miliardi l'anno di maggiore disavanzo della finali za pubblica) e dal risultato così aleatorio. E' tempo di finirla con il ricorso alle sole leve del trasferimenti monetari, e di riprendere una politica certamente più difficile, ma anche più seria e costruttiva, di orientamento dei flussi reali. Con mille miliardi l'anno si possono per esempio costruire 40 mila alloggi popolari, o attuare più rapidamente i piani delle ferrovie. Onorato Castellino

Persone citate: Castellino, Onorato Castellino

Luoghi citati: Piemonte