L 'ammanco nella banca di Chiasso arrestati tre direttori tutti svizzeri

L 'ammanco nella banca di Chiasso arrestati tre direttori tutti svizzeri Gli sviluppi delle indagini sul "Credito svizzero,, L 'ammanco nella banca di Chiasso arrestati tre direttori tutti svizzeri L'accusa è di "amministrazione infedele" e "falsità in documenti" - Depositi italiani (Dal nostro corrispondente) Como, 25 aprile. Tre direttori del « Crédit Suisse» di Chiasso, una delle più note banche svizzere, sono stati arrestati. La decisione è stata presa dalla procura pubblica di Lugano che, questa sera, ha annunciato il provvedimento con un lungo comunicato stampa. I tre sono: Ernst Kuhrmaier, 51 anni, di Lugano, Claudio Laffranchi, 52 anni, deputato al Gran Consiglio per il partito democratico, Mainrad Perler, 35 anni, di Sagno. L'accusa è di «amministrazione infedele» e di «falsità in documenti». «Risulta accertato — si legge sul comunicato — che circa un migliaio di clienti italiani della filiale di Chiasso vennero indotti ad effettuare depositi a breve termine pres- j so ta "Texon Finanz Anstalt" di Vaduz, che reinvestiva a lungo termine in affari industriali prevalentemente in Italia. I depositi così raccolti si aggirano attorno ai 2,2 miliardi di franchi (più di 800 miliardi di lire, n.d.r.). Ad una parte dei clienti vennero rilasciate fideiussioni con cui il "Credito Svizzero" si impegnava a restituire U deposito effettuato presso la "Texon". La maggior parte di queste fideiussioni per un valore di 250 milioni di franchi (87 miliardi di lire) venne intenzionalmente occultato agli organi centrali del "Credito Svizzero"». Insomma, in una delle più importanti banche svizzere si e scoperto un «buco» colossale, frutto di investimenti sballati e di operazioni «disinvolte». Un ammanco destinato ad aumentare man mano che l'inchiesta prosegue. C'è già infatti chi a Chiasso sostiene che il passivo sarà di almeno 500 milioni di franchi. Ma riassumiamo brevemente i fatti. E' venerdì 15 aprile: la direzione centrale del «Crédit Suisse» annuncia di aver scoperto nella propria filiale di Chiasso un ammanco di 250 milioni di franchi. L'ammanco sarebbe da imputare a operazioni non autorizzate. Il comunicato dice anche che i tre direttori della filiale sono stati sospesi dall'incarico. Principale responsabile dello scandalo è la «Texon Finanz Anstalt ». la finanziaria legata al «Credito Svizzero». La «Texon» utilizzava quattrini raccolti dal « Crédit Suisse » per poi fare operazioni finan¬ ziarie a lungo termine, con tutte le incognite che ne derivavano. Costituita a Vaduz nel 1961, la «Texon» è amministrata dall'avvocato Alfredo Noseda, di Chiasso, e da Hari Franz Gstohl, di Vaduz. Il sistema per procurarsi i clienti italiani e per incamerare gli 800 miliardi di lire di cui parla il comunicato era semplice: la filiale di Chiasso offriva sui depositi al massimo un interesse del 2 per cento. I gentilissimi funzionari della banca facevano, però, capire che se il cliente invece di aprire il deposito presso la banca stessa l'avesse fatto fiduciariamente attraverso la finanziaria, avrebbe potuto spuntare un 8 per cento. Il denaro veniva usato per investimenti di carattere industriale a lunga scadenza. Sulla attività in Italia del «Credito Svizzero» tramite la « Texon » — hanno scritto i giornali ticinesi — si fanno molti nomi di società. Di sicuro si sa che una parte del denaro della «Texon» è stata impegnata con la «Winefood», una holding nel cui Consiglio di amministrazione figurano l'avvocato Noseda e altri legali del suo studio. Alla «Winefood» sono legate grosse società floride. Attraverso Noseda o tramite la «Winefood» si risale, tra l'altro, al salumificio Citterio, alla ditta vinicola Ricasoli, al salumificio Milano, alla ditta Fratelli Folonari (vino), alla ditta Reina, alla ditta Fratelli Cora (amaro), alla « Landy Frères (distilleria) e altre società del ramo alimentare. Negli ambienti finanziari lombardi si è detto, tra l'altro, che ripercussioni del «Credito Svizzero» si sono avute anche per i recenti crack della «Trenno» e della «Molini Certosa», che hanno avuto ripercussioni alla Borsa di Milano. Ma di un'altra operazione si hanno notizie più complete: quella dell'« Albarella », che collega lo studio Noseda, tramite la « Texon », allo studio Pedrazzi; i. L'aw. Pedrazzini, di Chiasso, ha svolto un centinaio di operazioni finanziarie con la « Helfln », una società anonima pure legata alla « Texon ». Nel dicembre 1976, la « Helfln » ha annunciato una riduzione da 40 a 10 milioni di franchi del proprio capitale: una perdita secca insomma di 30 milioni di franchi. E uno degli investimenti della « Helfln » era appunto l'« Albarella ». La « prima» Albarella, che ha urbanizzato un'isola nella laguna venata non ha provocato grossi danni all'aw. Pedrazzini. Nonostante l'investimento si fosse rivelato sballato, Pedrazzini è riuscito a scaricare 11 peso morto accollandolo alla « Texon » e di conseguenza al « Credito Svizzero » che ha subito notevoli perdite. Una operazione analoga tentata dallo studio Pedrazzini, con r«Albarella-neve» (sul San Bernardino) è andata pure male. Il « Credito Svizzero » non ha rilevato i passivi della società, che è stata costretta a chiedere un concordato cjn un buco accertato di 29 milioni di franchi. E' da quésta operazione — si dice n<jò-i ambienti bancari ticinesi — che può essere partita l'inchiesta iniziale della direzione generale di Zurigo. Nel comunicato si spiega come i direttori di Chiasso riuscivano a celare alla direzione centrale gli ammanchi. «Risulta che la "Texon" rilevò via via nei confronti del "Credito Svizzero" numerose posizioni debitorie conseguenti ad operazioni non conformi sui crediti, sui cambi e sulla Borsa effettuate da alti funzionari della filiale per impedire la scoperta da parte degli organi centrali della banca stessa ». L'arresto dei tre dirigenti ha suscitato scalpore a Chiasso e in tutta la Svizzera. Il « Crédit Suisse », in questi giorni, ha comunicato che l'ammanco presso la filiale di Chiasso non pregiudicherà le trattative in corso per l'assorbim3nto delle «Weiss Credit», la banca di Chiasso fallita recentemente. Negli ambienti finanziari si fa notare che troppi episodi preoccupanti stanno avvenendo nel Canton Ticino. Nel giro di pochi anni sono « saltate » tre banche; troppi uomini improvvisatisi banchieri (Cadematori, Pasquale, famiglia Zoppi, Di Piramo) hanno carpito la buona fede di operatori e di risparmiatori soprattuto italiani e hanno usato le banche e le Anstalt collegate per operazioni rischiose. Adolfo Caldei-ini