Patrizia ha riconosciuto i suoi rapitori ma ha saputo tacere, non si è tradita di Silvana Mazzocchi

Patrizia ha riconosciuto i suoi rapitori ma ha saputo tacere, non si è tradita Una bimba eccezionale che non ha perso il sangue freddo Patrizia ha riconosciuto i suoi rapitori ma ha saputo tacere, non si è tradita "Ho fatto finta di niente — ha raccontato —. Se loro si fossero accorti, io mi sarei messa nei guai" L'unico momento di paura l'ha provato quando l'hanno lasciata sola per una notte in una camera buia Roma, 25 aprile. Il rapimento era stato un tema di conversazione per Patrizia Spallone, quinta elementare. La bimba ne aveva parlato con un suo compagno di giochi, Franco Roma, proprio pochi giorni prima di essere rapita sul serio la mattina del 22 aprile scorso. «Ho paura che un giorno possa capitare anche a me — aveva confidato a Franco — ma se dovesse succedere, saprei che cosa lare». Una vera e propria promessa fatta da una bimba di neanche dieci anni, figlia minore di una nota famiglia di medici, di professionisti impegnati politicamente, dove l'argomento è forse rimbalzato più di una volta durante le conversazioni serali. Patrizia, rapita dalla sua ex governante, dal marito di lei e da un amico della coppia, ha mantenuto l'impegno con se stessa con una consapevolezza sorprendente in una bambina della sua età. E' rimasta nelle loro mani quarantotto ore soltanto, ma durante questi due giorni non ha fatto neanche un errore; anzi con una serietà quasi adulta e una furbizia istintiva, ha reagito allo stordimento provocatole da alcuni sedativi che le erano stati somministrati e non si è tradita. Non ha detto alle persone che la tenevano prigioniera, alla sua ex «tata» e a suo marito, di averli riconosciuti. «Ho fatto finta di niente — ha spiegato Patrizia appena libera — perché ho capito che se glielo avessi detto loro si sarebbero spaventati ed io mi sarei messa nei guai». Di lacrime, Patrizia ne ha versate poche, anche nei momenti di maggior paura; ha pianto solo l'altra notte nella villetta di Torvaianica quando Orazio Buzza e Mario Carbone — suoi carcerieri — sono andati via lasciandola sola al buio. I due uomini, avvertiti da Alessandra Lo Sito che aveva raccontato tutto ai carabinieri, hanno lasciato la casa alle quattro dicendole di stare tranquilla perché poco dopo sarebbe arrivata la polizia. «Era notte, ho pensato che forse la mamma aveva preparato i soldi del riscatto — ha raccontato Patrizia — e i che ero libera, ma sono anda- ta alla porta e l'ho trovata chiusa, allora ho avuto paura e mi sono disperata. Ma poi è passato, ho capito che potevo solo aspettare e mi sono messa tranquilla». Alle cinque sono arrivati i poliziotti, poi il babbo, la mamma di Patrizia e gli zii. La bimba è stata portata a casa a Roma e qui, poche ore dopo — senza dormire — ha risposto alle domande dei giornalisti compunta, spigliata, senza retorica. Oggi Patrizia Spallone è stata interrogata dagli investigatori. Stessa reazione: un racconto preciso delle fasi del rapimento che ha confermato la sua eccezionale presenza di spirito: «Quando mi hanno preso non mi hanno veramente addormentata con il tampone di etere — ha detto — ma io nella macchina, avvolta in un sacco a pelo ho fatto finta di dormire, così potevo sentirli parlare». Stupisce il suo raziocinio, la sua freddezza che arriva quasi al calcolo; la lucidità di questa bambina che è riuscita a separare la paura («sentivo un nodo alla gola», ha detto) dal comportamento. Dei due giorni di prigionia nella villetta sul mare di Torvaianica, dice poco. «Mi sorvegliava l'uomo che non conoscevo (Buzza) e mi trattava abbastanza bene», parla con sufficienza, racconta che ha mangiato poco non perché il cibo non fosse buono, ma perché la preoccupazione le toglieva la fame. Si rammarica per non aver visto il mare se non dalla finestra e infine ammette, quasi con tolleranza, che la prima notte l'hanno fatta dormire legata su una brandina. «Ma erano legacci lenti», giustifica. Il suo racconto si sofferma meno sui fatti che sulle sensazioni, sui pensieri, sulle speranze. Riflessiva e sensibile. Patrizia non ha rancore per i suoi rapitori. Sa che si sono costituiti, che sono in carcere e che saranno presto processati, ma non commenta. I suoi atteggiamenti non sono da eroina; si ha l'impressione che la sua reazione matura e cosciente sia dovuta più all'umanità e all'intelligenza che ai modelli culturali che oggi tutti, soprattutto i bambini, ricavano dal cinema, dai gL giornaletti e dalla televisione. La brutta avventura di Patrizia è finita; come in tutte le storie i buoni sono salvi, ma per i cattivi la bimba fortunatamente non chiede vendetta. Silvana Mazzocchi Roma. Patrizia Spallone tra la madre (a destra) e una zia (Telefoto Ansa) Catania. L'ex governante Alessandra Lo Sito (Tel. Ansa)

Persone citate: Alessandra Lo Sito, Buzza, Mario Carbone, Orazio Buzza, Patrizia Spallone

Luoghi citati: Catania, Roma