Le cooperative con stampelle

Le cooperative con stampelle Le cooperative con stampelle La cooperazione è sicuramente lo strumento più efficace per risolvere i problemi dell'agricoltura. Sia quelli strutturali, In quanto si raggiungono normalmente dimensioni più convenienti, sia di mercato, attraverso cooperative di trasformazione e di commercializzazione. Anche se in misura inferiore ad altri Paesi, l'Italia ha visto svilupparsi un numero notevole di iniziative che coinvolgono una buona percentuale di aziende e concentrano una discreta quota della produzione. Ma si tratta sempre di una cooperazione valida, e perciò capace di svolgere la propria funzione? Purtroppo, nell'attuale economia « assistita », in cui aziende di tutti i generi e di tutti ì settori ricorrono metodicamente al generoso sussidio pubblico (l'imprenditorialità è ridotta ormai alla capacità di assicurarsi il massimo di benefici di questo tipo), anche molte cooperative reggono soltanto sui contributi a carico della collettività. Ma è proprio indispensabile questo sistematico ricorso all'intervento pubblico per permetterne la sopravvivenza? Occorre distinguere tra cooperative in fase di avviamento e cooperative in funzione da tempo. Per le prime, quando l'inizia- Uva si basi su piani e progetti ben definiti e dai quali emerga chiaramente la convenienza (che può essere anche non esclusivamente aziendale) alla formazione della nuova impresa od organizzazione, l'intervento pubblico è, non solo ammissibile, ma doveroso. Soprattutto quando, da parte dei soci, si manifesta in concreto la convinta determinazione a costruire la nuova cooperativa, partecipando in modo adeguato sia all'attività che alla formazione del capitale iniziale. La gran parte delle cooperative in crisi presentano infatti questa costante: i soci, in genere numerosi, chiamati ad aderire sulla base di progetti vaghi, risultano finanziariamente impegnati soltanto con una quota di partecipazione ridottissima. Né sono disposti ad attendere che il prodotto conferito venga effettivamente venduto, ma rivendicano immediatamente il corrispettivo. La cooperativa deve così rivolgersi alle banche per le necessarie (e pesanti) anticipazioni finanziarie. A parte le difficoltà che ne derivano per la gestione, quanto possa identificarsi nella cooperativa il socio che vi ha aderito con 5000 lire e alla quale non è disposto a concedere alcun credito, è facile immaginarlo. Dato l'avallo iniziale, più che la delega, ai dirigenti (spesso una sola persona, leader locale), il socio mostra un notevole disinteresse per un'azienda che, per lui, è in definitiva come tutte le altre. Sostenere finanziariamente, in modo metodico, slmili iniziative significa non fare un buon servizio né alla collettività, che rischia di trovarsi impegnata, anno lesi di beneficenza o azioni di fragili, perché condizionate dai sussidi; né ai consumatori che, da aziende del genere, non possono certo aspettarsi costi inferiori dei prodotti (salvo che la Pubblica Aministrazione si carichi di ulteriori oneri); né degli stessi agricoltori che, in situazioni del genere, rischiano di perdere le residue capacità imprenditoriali. Purtroppo i casi di cooperative, decotte sotto il profilo della gestione aziendale, il cui bilancio risulta subordinato dall'apporto dei sussidi esterni, e con soci « assenti », non sono pochi. Nemmeno nella nostra Regione. Proprio in Piemonte si è dato vita, da poco, alla nuova legge per l'applicazione delle Direttive Cee, il che significa un'intenzione ben precisa di ridurre gradualmente le politiche di puro sostegno, fini a se stesse, per puntare invece ad un adeguamento strutturale e a quei livelli di competitività che l'agricoltura italiana deve assolutamente conquistare. Questa nuova impostazione va estesa evidentemente anche alle cooperative e, conseguentemente, nei confronti di queste si dovrebbe agire selezionando correttamente casi e situazioni, riservando le scarse risorse pubbliche a quelle iniziative che risultino capaci di pervenire, in tempi limitati, ad un livello minimo di efficienza. Giuseppe Màspoli

Persone citate: Giuseppe Màspoli

Luoghi citati: Italia, Piemonte