A Verbania I 7 "brigatisti" arrestati tornavano dalle esercitazioni di tiro

A Verbania I 7 "brigatisti" arrestati tornavano dalle esercitazioni di tiro Tutti milanesi, trovati in possesso di armi e munizioni A Verbania I 7 "brigatisti" arrestati tornavano dalle esercitazioni di tiro (Dal nostro inviato speciale) Verbania, 23 aprile. Sette presunti brigatisti rossi che tornavano da un'esercitazione a fuoco in Valgrande sono stati arrestati dai carabinieri di Verbania. Sono: Enrico Baglioni, 28 anni, di Milano (via Sant'Eusebio 16); Riccardo Paris, 32 anni, di Muggio (Milano); Elio Brambilla, 25 anni, di Agrate Brianza; Francesco Meregalli, 27 anni, di Sesto San Giovanni; Teodoro Rodia, 32 anni, di Milano (via Passo Rolle 19); Emilio Comincili, 29 anni, di Sesto San Giovanni; Antonio Guido Guerriero, 21 anni, di Merate (Como). Erano in possesso di quattro rivoltelle calibro 38 Special, una calibro 22 di precisione e due pistole automatiche calibro 7,65, tutte con i numeri di matricola cancellati. Avevano inoltre un migliaio di cartucce per quelle armi. L'operazione ha preso l'avvio nel pomeriggio di ieri. Un boscaiolo di Rovegro, del quale ovviamente non viene rivelato il nome, ha telefonato al comando dei carabinieri di Verbania per informare di avere visto un gruppo di persone armate e successivamente udito spari, in Alta Valgrande. Spiegava che il punto in cui li aveva visti era a circa due ore di marcia da Rovegro e che quegli uomini avevano probabilmente lasciato le loro auto sulla strada che porta a Cicogna, auto che aveva notato parcheggiate ai margini di un pendio da cui si diparte il sentiero che por- ta nell'impervia e selvaggia Valgrande. Questa è la versione ufficiale. Sta di fatto che poco dopo le 16, una squadra di nove carabinieri e quattro sottufficiali era a Rovegro. Parte erano in uniforme, gli altri in abiti civili. Scoperte sulla strada che da Rovegro porta a Cicogna le due auto, i militi si sono appostati. Quelli in borghese si sono messi insieme ad alcuni pescatori; gli altri in divisa sono scesi per un paio di chilometri a valle. Quando i sette presunti brigatisti sono sbucati dal sentiero e sono risaliti sulle due auto, una «Dyane» gialla e una « 126 » bianca, entrambe targate Milano, i carabinieri in borghese, con le radio portatili, hanno avvertito i colleghi a valle che hanno fatto scattare la trappola. Messa la loro «gazzella» per traverso, bloccando la strada larga appena quattro metri, i nove militi armati di mitra si sono appostati. Non appena le due auto si sono fermate davanti allo sbarramento, i carabinieri sono balzati dal loro nascondiglio: «Nessuno si muova e mani sopra la nuca» , ha intimato un maresciallo. Sorpresi, i sette non hanno potuto tentare la benché minima reazione: alle loro spalle la strada era bloccata dai carabinieri in borghese sopraggiunti dopo avere dato l'allarme via radio. Ad uno ad uno gli occupanti le due utilitarie sono stati fatti scendere con le mani alzate, messi contro un muro e perquisiti. Il primo è stato il Baglioni cui è stata trovata, infilata nella cintola, una «Smith e Wesson» cai. 38, carica. Il Paris aveva un coltello infilato in uno stivaletto. Gli altri non erano armati, ma un'attenta perquisizione delle due auto permetteva di trovare altre quattro rivoltelle, due pistole e un migliaio di cartucce. In un sacchettino c'erano centinaia di bossoli. Evidentemente, per non lasciare tracce dopo le esercitazioni di tiro, li avevano raccolti. Ce n'erano anche per fucile «Winchester» e per armi automatiche calibro 9. Portati in caserma e dichiarati in arresto per detenzione e porto abusivo di armi «clandestine» (per via dei numeri di matricola cancellati), possesso di munizioni anche \ di tip0 proiDito (quelle per fucile «Winchester» e per armi automatiche calibro 9), gli arrestati non hanno inteso dare alcun chiarimento. Invitati a nominarsi un avvocato, hanno fornito i nominativi di tre legali di Milano: gli avvo- cati Spazzali, Zezza e Medina Soltanto il Paris ha detto di non conoscere nessuno e di accettare un difensore d'ufficio. Mentre venivano rinchiusi nel carcere di Verbania, prendevano l'avvio le indagini: le loro abitazioni a Milano e in Brianza venivano perquisite non si sa con quale esito. Sembra però che in quella del Rodia siano state trovate alcune schede provenienti dagli uffici della Magneti Marelli, dove il 2 aprile 1976 un commando di estremisti aveva fatto irruzione. Del resto il nome del Rodia non era nuo¬ vo agli uomini dell'Antiterrorismo, che già sospettavano la sua partecipazione all'operazione della Marelli. Anche il Baglioni era conosciuto come un teorico delle Brigate rosse e sembra sia stato denunciato dai carabinieri di Milano per violenza privata e costituzione di bande armate. Degli altri nessuno sospettava, a quanto pare, l'appartenenza a movimenti eversivi. Sono tutti operai, ad eccezione del Meregalli, ragioniere disoccupato. Tutti e sette dovevano essere interrogati oggi pomeriggio dal sostituto procuratore Corrado Lembo, ma sembra siano sopravvenute difficoltà per reperire i difensori di fiducia; l'interrogatorio è stato rinviato a martedì prossimo. Si parla, comunque, di un processo per direttissima. Si era diffusa la notizia che gli arrestati avessero dichiarato ai carabinieri di considerarsi «prigionieri politici», ma la notizia è stata ufficialmente smentita, tanto più che, come si è detto, non sono stati ancora interrogati. Mentre sono in corso indagini a Milano, la Valgrande viene setacciata da squadre di carabinieri alla ricerca non soltanto del poligono di tiro clandestino, ma di un eventuale «santuario» delle Brigate rosse. Si pensa infatti che oltre alle irmi leggere trovate in possesso dei sette arrestati, gli estremisti abbiano nella zona un armamentario più consistente. Ne sarebbe prova il fatto che tra i bossoli sequestrati c'erano quelli per fucile «Winchester» e per armi da guerra calibro 9. Adesso le lingue si sciolgono: più d'uno a Rovegro e a Cicogna dice di aver notato già in passato strane comitive nella zona; c'è chi asserisce di avere sentito sparare a lungo, come avvenuto ieri, già altre volte. Di campi paramilitari in Valgrande si era parlato quattro o cinque anni or sono a proposito di formazioni neofasciste. Nell'agosto di tre anni fa era stato scoperto dai carabinieri un grosso deposito di armi. Gli 'ic ini dell'Antiterrorismo giunti a Verbania sono convinti che i sette arrestati appartengano a una « colonna» delle Br in addestramento. Piero Barbe Verbania. I presunti brigatisti arrestati. Da sinistra in alto: Emilio Comincili, Francesco Meregalli, Antonio Guerriero, Elio Brambilla, Riccardo Paris, Enrico Baglioni Teodoro Rodia