In esilio per un pugno di dollari

In esilio per un pugno di dollari Anche il "kaiser,, Beckenbauer scopre l'America In esilio per un pugno di dollari Il campione tedesco ha seguito l'esempio di Pelé e Chinaglia - I motivi anche psicologici della decisione Nel suo ufficio del quarto plano del grattacielo della Warner Communications, al Rockefeller Center di New York, mister Clive Toye sorride soddisfatto. E' un uomo alto e massiccio, capelli corti, occhi freddi e distanti, appare In fotografia con II telefono all'orecchio e I piedi sulla scrivania: mister Toye è II general manager dei Cosmos e In questi giorni ha concluso il suo ennesimo •colpo: l'ingaggio nei ranghi della sua squadra di Franz Beckenbauer, stella del calcio tedesco e mondiale. La notìzia, da tempo nell'aria, ha destato comunque scalpore: -E' come se il cancelliere Schmldt avesse rassegnato II mandato per entrare a far parte del governo britannico- hanno aflermato I più passionali Ira I tifosi tedeschi con enfasi pari a stupore e rammarico. Anche -Kaiser Franz-, così viene chiamato Beckenbauer dal suol sostenitori, ha tradito fedi e cuori per un pugno di dollari: mister Cllve Toye, protetto alle spalle dall'Impero economico e finanziarlo della Warner Communications, non ha badato a spese ed ha pagato sull'unghia una cifra che oscilla, secondo I si dice, dal due al cinque miliardi di lire per tre anni. Tre miliardi erano stati sborsati due anni fa dalla stessa squadra per Pelé, per Chinaglia ne era stato pagato uno, ma gli assegni in dollari con tanti zeri sembrano tradursi in veri affari per questa società che punta in prospettiva a sfruttare fino all'osso un mercato, quello del calcio, ricco di potenzialità enormi dal punto di vista de) profitto: l'uso del campione come veicolo pubblicitario renderà il calcio popolare in America e la popolarità produrrà montagne di dollari. Già, perché la Warner Communications non pensa solo al biglietto degli spettatori ma soprattutto al molteplici aspetti In cui si diversifica la sua attività: controlla ad esemplo anche la coca-cola, e 45 mila spettatori In uno stadio vogliono dire anche 45 mila bibite vendute nello spazio di un'ora. Il calcio è un affare, un mezzo per far quattrini, i campioni ne sono lo strumento essenziale: la legge economica è semplice e darà certo I suol frutti, mentre gli assi del foot-ball, forse colmi di rimpianti e amarezze, chiudono la loro carriera carichi di dollari ma anche chiusi da un meccanismo che lì soffoca. Jlm Trecker, responsabile delle pubbliche relazioni del Cosmos, ha lasciato Intendere ieri che esistono punti In sospeso per il trasferimento di Beckenbauer, e che I punti riguardano questioni di ordine commerciale e pubblicitario, lo stesso scoglio che la squadra statunitense aveva già dovuto affrontare nei confronti di Pelé: si tratta, In sostanza, dello sfruttamento del -marchio BeckenbauerIn America e nel mondo intero, Il quale aspetto non è trascurabile nemmeno In Germania visto che II presidente del Bayern, all'annuncio del trasferimento, si è affrettato a licenziare Robert Schwan, direttore tecnico del club bavarese e nel contempo manager personale del giocatore In tutte le operazioni commerciali e pubblicitarie: Schwan, soprannominato -mister 20 per 100-, da questa attività ha ricavato In dieci anni un utile di parecchi milioni di marchi. Lui. Franz Beckenbauer, ama tuttavia escludere I dollari dal motivo principe della sua decisione. Dice di avere accettato l'offerta dei Cosmos perché la ,sua squadra, il Bayern, ha ormai chiuso un ciclo di gloria e di vittorie, e perché desidera finalmente un po' di pace sulla sua vita privata: l'Insistenza con cui I giornali scandalistici tedeschi hanno puntato il dito su supposte scappatelle extra coniugali non ha fatto altro che favorire la decisione. I dollari In primo luogo, tanti dollari, ma anche motivi psicologici particolari, molle personali che accompagnano la firma del contratto. Lo stesso, In forme diverse, è capitato anche a Pelé e Chinaglia. La decisione del brasiliano, due anni fa, era stata commentata con soddisfazione anche dal ministro degli Esteri Antonio Azeredo Da Sìlveria, a dimostrazione che II passaggio negli Stati Uniti del grande campione toccava tasti non più soltanto sportivi: il Brasile, suddito economico dell'alloro Amministrazione Ford, vedeva nella operazione, un aumento di prestigio ed una stretta nel rapporti di amicizia fra I due Paesi sul terreno politico ed economico. Non solo, ma Pelé guardava agli Stati Uniti con l'occhio dell'uomo d'affari: spesso, nel corso di Interviste, aveva dichiarato la propria ammirazione per l'organizzazione del clan Slnatra. secondo lui modello Insuperabile, logico dunque che il passaggio al Cosmos avesse come molla Individuale anche il desiderio dì adeguarsi fino In tondo ai suol miti. Discorso leggermente diverso Invece per Giorgio Chinaglia, del quale si ricordano fughe e ripensamenti, decisioni sempre prese a metà, segno di ambiguità emotiva e psicologia fragile. Anche per Chinaglia furono Importanti I dollari, ma la decisione, forse la più vera, fu presa per nostalgia della famiglia, che viveva In America, e per amarezza esistenziale, I fischi negli stadi di tutta Italia e l'inquietudine caratteriale di questo ragazzo dai piedi buoni ma dall'intelligenza, forse, non altrettanto pronta. E' la stessa inquietudine che spinse George Best ad emigrare negli Stati Uniti e a tornare poi In Inghilterra. Ora Best, campione per genio e sregolatezza, è stato nuovamente convocato per la sua nazionale, l'Irlanda del Nord ma, a differenza di Chinaglia, Il suo è uno spirito zingaresco tipico di tutto un popolo, quello Irlandese, costretto da sempre a vagare per II mondo e richiamato sempre all'orìgine da una forza primordiale e terribile. Carlo Coscia Franz Beckenbauer Pelé, « O rey » Giorgio Chinaglia