Heleanna: più grave la pena al capitano di Remo Lugli

Heleanna: più grave la pena al capitano Il naufragio della nave nel 1971 Heleanna: più grave la pena al capitano Portata da sei a otto anni - L'imputato è in Grecia - Per le 52 parti lese un modestissimo risarcimento: 440.000 lire ciascuna (Dal nostro inviato speciale) ILecce, 22 aprile. Appesantita la pena a Dimitrios Anthipas, il comandante della nave greca Heleanna incendiatasi al largo di Brindisi il 28 agosto '71 (ventinove morti e 123 feriti): il tribunale, nel giugno scorso, lo aveva condannato a sei anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e per avere fatto sorgere e persistere il pericolo di naufragio; oggi la Corte d'appello gli ha inflitto otto anni accogliendo la tesi del procuratore generale dottor Nicola Cacciapaglia, secondo il quale si deve considerare il naufragio e non il pericolo di naufragio Otto anni che Anthipas non sconterà in Italia, da dove si allontanò godendo di una libertà provvisoria intempestiva e dove se ne guarderà bene dal tornare. Dalla giustizia greca Anthipas era stato condannato a tre anni e mezzo, pena ridotta nel febbraio scorso ad appena sei mesi e dieci giorni di reclusione. E' una sentenza, questa odierna, che, allontanando i termini della prescrizione, dà la possibilità di agire penalmente anche contro l'armatore, Costantino Eftimiadis, il quale, lasciato inspiegabilmente fuori dal capo di imputazione nell'istruttoria brindisina, fu soltanto condannato da quel tribunale in solido con il comandante, al risarcimento dei danni. Ma, ha sottolineato oggi il dottor Cacciapaglia, anche lui e le autorità portuali di Patrasso hanno agito in maniera criminale permettendo che s,\i\VHeleanna venissero caricate 1236 persone, quando la sua capacità normale era di 620, elevabile al massimo in casi eccezionali e per tragitti corti a 945. Criminali anche per avere consentito che quella nave, definita dai greci «il traghetto più bello del mondo», viag- giasse con un equipaggio co- stituito per la maggior parte da studenti tra i 16 e i 19 anni, con mezzi di salvataggio e dispositivi antincendio assolutamente inefficienti. «E' mia intenzione invitare la procura della Repubblica di Brindisi — ha detto il procuratore generale — a procedere contro l'armatore e contro le autorità portuali greche». Una presa di posizione quanto mai opportuna anche se non ne deriveranno diretti vantaggi a chi dsW'Heleanna e delle sue condizioni di inefficienza fu vittima. Potrà servire di esempio anche alle autorità portuali italiane dei luoghi dove queste navi greche (e non solo esse) fanno scalo e dove troppo spesso si chiudono gli occhi lasciando inosservate norme di sicurezza che dovrebbero essere invece considerate sacrosante e rispettate. Anthipas non aveva difensore (pare che quello del processo di Brindisi, nominato di fiducia, non sia nemmeno stato pagato, comunque non aveva ricevuto l'incarico in questo dibattimento) e ne è stato quindi nominato uno d'ufficio, l'avvocato Enzo Vernaleone. Un professionista veramente serio e coscienzioso: sebbene fosse stato avvertito soltanto ieri sera, ha preso d'impegno questo incarico preparandosi sulla difficile materia nautica e stamattina ha tenuto un'arringa di un'ora, quando gli sarebbe stato facile e scusabile rimettersi, con poche parole, alle motivazioni dell'appello presentato dal suo collega. Questa sentenza della Corte d'appello lascia invariata quella dei giudici di Brindisi laddove tratta della condanna al risarcimento dei danni. Un aspetto, questo, veramente assurdo di tutta la vicenda per una serie di tortuosità giuridiche ed anche di errori — sostengono gli avvocati di parte civile Lucio Rubini di Milano e Raffaello Mangione ! di Bologna — per cui dei 310 milioni recuperati dalla vendita del relitto, circa 280 sono già finiti ai due proprietari dei quattro rimorchiatori che trainarono la nave bruciata e appena 31 sono destinati ai naufraghi. Di questi, quelli che hanno diritto al risarcimento sono soltanto 52 in quanto si inserirono, nel momento giusto, nel sequestro. Ma i 31 milioni, detratte varie tasse, altre spese e gli onorari agli avvocati, restano 23. Ventitré diviso 52 dà circa 440 mila lire a testa; se poi i 52, come sembra, vorranno far partecipare alla suddivisione anche tutti gli altri che si sono costituiti parte civile (in totale sono 186), la quota singola si ridurrà a 123 mila lire. Una somma che dovrebbe risarcire la morte di un congiunto, oppure settimane di degenza in ospedale, invalidi¬ tà permanenti, la perdita di un'auto, di valigie; il terrore di essere minacciato da una parte dal fuoco e dall'altra di doversi gettare in mare da 17 metri di altezza; l'angoscia di avere perduto i contatti con i congiunti per uno o anche due giorni, le affannose ricerche di ospedale in ospedale in tutta la regione. Una tragedia e una sua conclusione che devono insegnare qualcosa e devono anche indurre il governo a prendere posizione sul piano diplomatico. Si sono avviate 155 cause civili, per una richiesta complessiva di un miliardo e mezzo di lire, contro lo Stato greco, Anthipas ed Eftimiadis, in Grecia, sotto il patrocinio del nostro ministero degli Esteri, «ma tutto langue nel dimenticatoio» dice Carlo Alberto Orsi di Bologna che sulYHeleanna guidava un gruppo di 48 turisti bolognesi. E aggiunge: «Un metodo ci sarebbe: bloccare le navi dell'armatore greco quando arrivano nei nostri porti. Lui ha cambiato nome alla stia società, ma tutti sanno quali sono le sue navi: in certi biglietti di viaggio c'è ancora scritto il suo nome. Basterebbe un atto di coraggio, un gesto clamoroso, per smuovere qualcosa. Non possiamo continuare ad avere, dopo il danno, anche la beffa». Remo Lugli

Persone citate: Cacciapaglia, Carlo Alberto, Dimitrios Anthipas, Enzo Vernaleone, Lucio Rubini, Nicola Cacciapaglia, Raffaello Mangione

Luoghi citati: Bologna, Brindisi, Grecia, Italia, Milano