Arrogante Strawinsky

Arrogante Strawinsky Arrogante Strawinsky Tra il bellissimo Quartetto in re minore di Mozart, K. 421, e quello In la maggiore di Schumann, d'eccezionale complessità, il Quartetto Italiano, nel suo graditissimo ritorno per l'Unione Musicale, ha suonato tutta l'opera quartettistica di Strawinsky. Essa costituisce, tutto sommato, un caso ben singolare, a cominciare dalla sua scarsezza e brevità (poco più di dieci minuti In tutto), e poi per il modo eterodosso con cui è trattato il quartetto d'archi. In fondo, l'unico pezzo veramente quartettlstlco è l'ultimo, Il brevissimo Doppio canone scritto su una serie dodecafonica, in memoria del pittore Raoul Dufy. Nei Tre pezzi del 1914, ancora ribollenti di umori russi, e nel neoclassico Concertino del 1920 il tradizionale equilibrio dei quattro strumenti ad arco viene cosi arrogantemente strapazzato, che non è da stupire che l'uno e l'altro lavoro abbiano poi avuto destinazione diversa: orchestrale I Tre pezzi, e per dodici strumenti (di cui dieci a fiato) il Concertino: neoclassico sì, ma ancor molto reminiscente dei terremoti ritmici del Sacre du prlntemps, e curiosamente affine alla scrittura bartokiana. Il Quartetto Italiano suona queste cose con perfezione assoluta (le aveva presentate, insieme con l'opera omnia quartettistica di Webein, al Festival di musica contemporanea della Biennale nel 1971) e pressato dagli applausi ha compensato gli ascoltatori con unj travolgente esecuzione dell'»Allegro con brio» dal Quartetto op. 95 in fa minore di Beethoven. m. m.

Persone citate: Beethoven, Mozart, Raoul Dufy, Schumann, Strawinsky