Attacco alla giustizia tedesca l'arringa dei legali di Baader di Tito Sansa

Attacco alla giustizia tedesca l'arringa dei legali di Baader Imprevista sortita degli avvocati d'ufficio a Stoccarda Attacco alla giustizia tedesca l'arringa dei legali di Baader (Dal nostro corrispondente) Bonn, 21 aprile. Il più lungo e clamoroso processo contro anarchici tedeschi — quello di Stammheim pre so Stoccarda — a carico della «Frazione armata rossa», meglio conosciuta come «gruppo» o «banda» Baader-Meinhof, volge al termine: era cominciato quasi due anni /a, il 21 maggio 1975. Quasi certamente la sentenza verrà pronunciata giovedì prossimo, 28 aprile e — salvo sorprese — dovrebbe condannare all'ergastolo i tre imputati superstiti, Andreas Baader, Gudrun Ensslin. e Jan Cari Raspe. A condizione che tutti e tre siano ancora in vita Ira otto giorni. Molti ne dubitano, che da tre settimane i tre hanno cominciato lo scio- pero della fame e sono debo-i lissimi, Gudrun Ensslin — di-1 cono gli avvocati d'ufficio — | è in punto di morte. In ogni caso, anche se il 28 aprile i tre capi della «Frazione armata rossa » dovessero essere ancora vivi, non saranno presenti, la sentenza verrà letta nella sala blindata della fortezza di cemento armato costruita appositamente (con una spesa di miliardi) per ospitare il processo. Saranno vuoti non soltanto il banco degli imputati, ma anche quelli degli avvocati di fiducia, che da un mese hanno abbandonato le udienze in segno di protesta contro le continue violazioni dell'ordine processuale. I legali hanno rinunciato alle arringhe in aula, le pronunceranno nei prossimi giorni fuori, per la televisione e i giornali, in una località ancora da fissare. Le violazioni all'ordine processuale, denunciate già due anni fa da osservatori e da giornalisti stranieri (e per questo motivo assai criticati dalle autori'.j. tedesche) sono venute oggi inattesamente alla ribalta, in forma clamorosa, e proprio nell'aula del processone. Era l'udienza numero 191, dopo che la settimana scorsa la pubblica accusa aveva chiesto i suoi nove ergastoli (tre per ognuno dei tre imputati), la parola è spettata agli avvocati d'ufficio, visto che quelli di fiducia se n'erano andati sdegnati. Questi avvocati d'ufficio, che durante due anni non avevano quasi mai aperto bocca (si diceva che sonnecchiassero) e venivano rifiutati dai loro assistiti come «traditori», «pagliacci» e «servi del potere costituito», oggi hanno salvato l'onore dell'avvocatura, piuttosto strapazzata negli ultimi tempi da legali più o meno compromessi per sospetta connivenza con gli anarchici o con la magistratura. I cinque avvocati hanno parlato brevemente, ma con estrema chiarezza. Il processo — hanno detto quattro di loro — deve venire sospeso, perché si è svolto irregolarmente, con continue violazioni della procedura penale. Tra la sorpresa generale, i cosiddetti «grandi taciturni» | hanno elencato gli abusi di potere avvenuti negli ultimi anni: le leggi speciali emesse dal Parlamento due anni fa per impedire la difesa collegiale degli imputati, il «pregiudizio» d'un magistrato che ha permesso le udienze in assenza degli imputati, la mancanza di controlli medici per accertare le condizioni di salute di Andreas Baader e compagni, le dichiarazioni «di parte» fatte dal presidente Prinzing (esonerato per questo dall'incarico), la promessa di immunità ai cosiddetti «testimoni della corona» che hanno accusato i loro ex compagni, la scelta parziale dei testi (quasi tutti funzionari della polizia criminale, ai quali è stalo permesso di ri fiutare la risposta a certe do- mande), e infine il «vergogno so e inqualificabile» ascolto con microspie delle conversazioni tra imputati e difensori. Riassumendo, i quattro avvocati hanno detto che il processo è stato condotto «da persone prevenute» e si è svolto in condizioni irregolari, «non tutti hanno giocato a carte scoperte», soprattutto le microspie «hanno sabotato la strategia dei difensori», in quanto la Corte la conosceva già in precedenza. Il quinto avvocato, l'unico che non ha chiesto la sospensione, ha detto che «si è trattato di un processo puramente indiziario», che si «ò fatta un'addizione degli indizi» e che non esiste alcuna prova concreta della colpevolezza degli imputati. Dopo tre ore di dure arringhe, che sono state non di difesa ma spietate requisitorie nei confronti della giustizia tedesca, il pubblico ministelo ha rinunciato alla replica. Dalle loro celle i tre imputati avevano già fatto sapere con sdegno che rinunciavano al loro diritto dell'ultima parola «a conclusione di questa farsa». Tito Sansa

Persone citate: Andreas Baader, Baader, Gudrun Ensslin, Meinhof

Luoghi citati: Bonn, Stoccarda