Una scienza che migliori lo sport senza dover creare uomini-robot

Una scienza che migliori lo sport senza dover creare uomini-robot Con questo messaggio si è chiuso il Congresso di Rimini Una scienza che migliori lo sport senza dover creare uomini-robot (Dal nostro inviato speciale) Rimini, 21 aprile. DI fianco al medici, di fronte ai giornalisti, a un certo punto è salito sul palco Franco Arese. Con la voce fioca ma I toni convinti, parlando un po' come parla Sandro Mazzola, ha soffiato nel microfono questo significativo messaggio: «lo sono un ex atleta ma mi sento ancora uno sportivo praticante, perciò accettate che io parli a nome degli atleti. Perché voglio dire che noi atleti non vogliamo diventare dei "robots", essere considerati dei "mostri": vogliamo essere uomini, ben assistiti e ben curati, e siamo sicuri che la scienza può aiutarci nel migliore del modi tanto più adesso che certe Incomprensioni del passato sono superate, lo ho vissuto la mia carriera in un'atletica che stava abbandonando l'empirismo, portandosi in una fase di transizione: adesso l'atletica e gli altri sport entrano nella dimensione scientifica ed lo attendo con fiducia i progressi dei campioni ricordando le esigenze dell'uomo-atleta». Le parole semplici di Arese, un campione che è arrivato al punto di rompersi un tendine in pista, hanno fatto centro sull'uditorio mettendo bene a fuoco le sensazioni regalate da questo congresso medico-biologico attraverso diapositive e conferenze In onda a go-go nel teatro di Rimini. Oggi il congresso si è chiuso con l'ultima tavola rotonda su 'Psicologia e psicopatologia dello sport' cioè su temi che riguardano il formarsi e il modificarsi della personalità attraverso la pratica sportiva. Arese era In sala, al fianco di Pippo Cindolo, un altro collezionista di chilometri, un altro certosino della fatica atletica. Loro due come tutti hanno senz'altro apprezzato le osservazioni degli specialisti che sottolineavano l'esigenza di una mentalità giusta da parte di chi pratica lo sport, l'importanza di non isolare l'atleta sotto campane di vetro o dentro celle di laboratorio. CI pare significativo che il congresso di Rimlni — indetto dal Centro studi della Fidai, riunendo fianco a fianco i medici di atletica, basket e calcio — abbia terminato I suoi lavori con II paragrafo dedicato ai problemi psicologici, sempre più attuali nello sport moderno. Ed è facile collegare questo fatto all'imminente appuntamento di lunedi a Campione d'Italia dove è in programma un convegno sul 'training autogeno' un tema molto discusso negli ultimi anni per le sue multiformi (e spesso particolari) applicazioni nel settore agonistico sia individuale che collettivo. Siamo curiosi di sapere se a Campione ci sarà anche Pippo March ioro. l'allenatore messo a riposo dal Milan, che proprio a pochi chilometri di qui, a Cesena, portò avanti caparbiamente con la collaborazione del dott. Magni una speciale 'assistenza' psicologica (ipnosi compresa) applicata ai calciatori. Venti o trenta anni fa — ci hanno spiegato oggi gli specialisti di psicologia delle Università di Milano, L'Aquila e Roma — la •scuola' americana propose lo sviluppo di particolari clubs di isolamento per creare del geni dello sport. Ora questa scelta è stata del tutto abbandonata. In Usa come in Europa, perché essa portava ad ottenere dei soggetti 'super-disturbati', poco meno che anormali dal punto di vista dello sviluppo psicologico. Oggi giustamente si sottolinea l'esigenza di non Isolare affatto il praticante sportivo — anche ai livelli più esasperati — dal resto del mondo. Eppure questo è un bel successo per abbattere il ridicolo mito della costruzione e ricerca del 'robot- che produce primati e vittorie. Le relazioni su 'Psicologia e psicopatologia dello sport' hanno esaurito I temi di queste tre giornate ma non si chiude certo qui il discorso avviato dal prof. Benzi e da quanti hanno riempito le ore del congresso. L'esigenza di andare avanti è stata ricordata dal presidente della Fidai, Primo Nebiolo, anche stavolta promotore dì una iniziativa stimolante: -Esperienze come questa — ha detto — costituiscono la premessa più confortante per convincerci, se ancora ve ne fosse bisogno, dell'utilità di procedere sul¬ la strada degli studi e della ricerca. La presenza al congresso di eminenti personalità della scienza italiana, merita di essere sottolineata ed apprezzata. Credo anche che questa ultima esperienza riminese sia stata utile per la disponibilità da tutti dichiarata per un discorso comune, in pieno e confortante spirito di collaborazione. Come presidente della Fidai non posso nascondere la mia soddisfazione nel constatare che I! messaggio da noi lanciato per una «apertura» agli altri sport, In questo caso basket e calcio, abbia avuto un esito estremamente positivo. E' una strada, lo confermo, sulla quale sarà necessario insistere». Su questa strada c'è bisogno della collaborazione di tutti, dell'Incontro con viandanti vecchi e nuovi. Magari anche con le ditte larmaceutlche — come la Boehrlnger Ingelheim che ha curato l'organizzazione di questo congresso — le quali possono trovare in uno sport sempre più e meglio assistito dalla scienza, un 'mercato' sempre più ricettivo per le esigenze dì attrezzature e prodotti specializzati. Pure su questo è giusto programmare e forse non è tanto fantasiosa la nostra idea di vedere un giorno un gruppo di società del settore riunite in un vero e proprio pool sostenitore della ricerca e delle discipline medico-biologiche applicate allo sport. Vedete dove si può arrivare parlando di sport in termini moderni (e scientifici), anche se poi tutto vi si blocca, se il processo non scatta nemmeno quando l'uomo, il cittadino italiano, non trova dentro di sé la molla per amare lo sport, per mettersi magari a correre da solo, in tuta. SI può farlo nei viali delle metropoli e non solo su questa spiaggia dì Rimini dove oggi i bagnini danno la tinta alle cabine, preparando la grande festa-baraonda dell'estate. Antonio Tavarozzi

Persone citate: Antonio Tavarozzi, Benzi, Franco Arese, Magni, Pippo March, Primo Nebiolo, Sandro Mazzola