Milano: altri 2 uccisi nella guerra per il trono di "re Vallanzasca" di Gino Mazzoldi

Milano: altri 2 uccisi nella guerra per il trono di "re Vallanzasca"Dominio conteso dalle gangs della droga e delle bische Milano: altri 2 uccisi nella guerra per il trono di "re Vallanzasca" Pregiudicato "giustiziato" per strada; un altro (sconosciuto) soppresso a coltellate e bruciato dentro un'auto - Il questore dichiara: "Si è scatenata fra le bande una lotta sanguinosa" (Dal nostro corrispondente) Milano, 21 aprile. Dopo l'arresto di Renato Vallanzasca e Francis Turatello la malavita milanese si è scatenata in una lotta senza quartiere per assicurarsi il predominio sulle « gangs » che controllano le bische, il traffico della droga e la prostituzione e fruttano decine di miliardi al mese. E' questa la convinzione degli inquirenti dopo i due delitti della scorsa notte, che seguono le tre esecuzioni sommarie di pochi giorni fa. Il questore di Milano, dottor Antonio Sciaraffia, ci ha det- : «Tolti di mezzo Vallanga-, sca e Turatello tutfTgli altri malviventi che gravitavano sui due "boss" e che, fino a questo momento avevano avuto poco spazio, giocano le loro carte per il predominio sulla piazza. Negli ambienti della malavita organizzata si è creato un "vuoto di potere" e ci deve essere qualcuno desideroso di riempirlo. Ritengo sia già cominciata la guerra di successione al trono di Vallanzasca e di Turatello. Le forze dell'ordine sono in guardia e controllano ogni ambiente per impedire altri spargimenti di sangue: sarà però una impresa ardua». I due delitti della scorsa notte si sono registrati nello spazio di mezz'ora. Il primo episodio è avvenuto in corso Plebiscito, vicino a piazza Indipendenza, ed ha avuto per protagonista Giocondo Calicchio di 33 anni, più volte denunciato per lesioni, violenza carnale, porto abusivo di armi, truffa e traffico di stupefacenti: l'uomo, uscito di recente dal carcere di San Vittore, si spacciava per rappresentante di una grossa industria casearia con la quale in realtà ha lavorato per poco tempo. Ieri sera Calicchio era venuto a Milano per affari e alla donna con la quale vive in un paese della provincia aveva detto che sarebbe tornato a casa verso l'una. Non si sa con chi si sia incontrato. Alle 23,30, dopo aver parcheggiato la sua «Porsche» in piazza Indipendenza, si era incamminato per corso Plebiscito col suo cane, un cucciolo Dobermann. Indossava un giubbotto bianco di nappa, blue-jeans, scarpe gialle: al polso aveva un costoso orologio d'oro di marca e al collo una catenina d'argento con croce, in tasca quasi mezzo milione in contanti. Davanti allo stabile contrassegnato col numero 11 Giocondo Calicchio, dopo essersi acceso una sigaretta, si è accinto ad attraversare il grande viale: proprio in quel momento al suo fianco si è fermata una «132» grigia con tre persone a bordo. Una, in impermeabile blu, è scesa e col pretesto di chiedere un cerino ha costretto il pregiudicato a voltarsi, evidentemente per vederlo bene in faccia. E' stato un attimo: il «killer» ha estratto una pistola munita di silenziatore ed ha vuotato l'intero caricatore in volto alla sua vittima: quattro colpi sono andati a vuoto, gli altri cinque hanno sfigurato il Calicchio. Il «killer» si è rimesso la pistola in tasca ed è risalito sulla "ftl32 ». " La Tftacchina è partita a tutta velocità facendo perdere ogni traccia. L'allarme è stato dato da un ragazzo di 15 anni che transitava in corso Indipendenza: sul posto sono accorsi agenti di polizia con un'autolettiga. Il Calicchio, trasportato all'ospedale Policlinico, vi è però giunto cadavere. Poco dopo gli inquirenti hanno ritrovato la sua «Porsche»: nel bagagliaio c'erano numerose cartucce e un fucile a canne mozze. Sembra che di recente Giocondo Calicchio, vissuto per anni ai margini della malavita, avesse imboccato la strada della prostituzione e del traffico di droga che gli aveva permesso di diventare un piccolo «boss» con mire grandiose che hanno dato fastidio a qualcuno più alto di lui: questo lo ha perduto ed ha fatto decretare la sua fine. Il secondo episodio è accaduto dopo mezz'ora al laghetto Redecesio, alla periferia della città. Era appena scoccata la mezzanotte quando il centralino dei Vigili del Fuoco ha ricevuto una telefonata da parte di uno sconosciuto il quale avvertiva che una mac¬ china stava bruciando. Subito dopo una seconda telefonata ai carabinieri diceva che nella vettura in fiamme c'era una persona. Sul posto sono arrivati quasi contemporaneamente pompieri e militi: i primi hanno spento il fuoco, ai secondi non è rimasto altro da constatare che a bordo c'era un uomo ormai carbonizzato. E' stato subito accertato che la macchina, un'«Alfetta 1600», era stata rubata il 28 marzo scorso a Città degli Studi al signor Angelo Everri, Da un primo sommario esame del cadavere è stato accertata sulla testa una profonda ferita, forse procurata da un corpo contundente. Il cadavere era anche sventrato come se gli fossero state inferte numerose coltellate. La strana posizione delle braccia fa pensare che la vittima di questo atroce delitto avesse le mani legate dietro la schiena con una corda che le fiamme hanno distrutto. L'ucciso non ha ancora un nome. Sul suo corpo non è stato trovato nulla che possa permettere l'identificazione. L'unico elemento che gli investigatori hanno in mano è un tatuaggio inciso sulla parte destra del petto: raffigura una donna con le labbra rosse, tipico tatuaggio di chi ha trascorso anni di galera. Il cadavere dello sconosciuto è stato trasportato all'obitorio: domani sarà sottoposto ad I autopsia per stabilire se era | ancora vivo quando è stato I dato fuoco all'auto. Anche per questo secondo delitto le indagini sono orientate negli ambienti della malavita che gravitano attorno al mondo della prostituzione e del traffico di droga. Gino Mazzoldi

Luoghi citati: Città Degli Studi, Milano