L'agente ucciso negli scontri

L'agente ucciso negli scontri L'agente ucciso negli scontri (Segue dalla 1* pagina) cancello dell'università, dove si era recata per assistere prima all'assemblea poi allo sgombro, è raggiunta da un colpo di arma da fuoco alla gamba. Stramazza al suolo invocando aiuto. La portano all'ospedale. La prognosi è di 60 giorni. Gli scontri durano ancora un quarto d'ora, poi scemano d'intensità. Sembra che tutto sia finito, ma alle 16,30 da quattro o cinque punti, nelle vicinanze della casa dello studente, e della maggiore libreria universitaria, riappaiono improvvisamente gruppi di dieci venti giovani, come se agissero con azione coordinata. Esplodono bombe molotov, un'esplosione più forte fa pensare ad una bomba a mano, di nuovo si sentono sibilare proiettili. Un quarto d'ora, e ritorna il silenzio. Alle 16,25 il momento più drammatico. Il reparto allievi sottufficiali della scuola di Nettuno ha l'ordine di sgomberare la via dai quattro automezzi dell'Atac. Si avvicinano ai veicoli, ed ecco riapparire gruppi di guerriglieri che lanciano bottiglie incendiarie e fuggono: gli allievi li inseguono. Da un gruppo uno-due giovani si staccano, si fermano, si girano, e con pistole sparano: due colpi raggiungono al petto l'allievo Settimio Passamonti, 22 anni, i testimoni dicono: « L'abbiamo visto girar su di sé come un birillo e cadere a terra senza un grido ». Forse è morto subito. All'ospedale è giunto cadavere. Un altro colpo raggiunge l'allievo Antonio Merenda, dalla bocca si configge nel cranio attraverso il palato. I due giovani cadono a breve distanza, il primo in via Stintino, il secondo in via dei Marracini. Dalle 16,30 la battaglia in breve perde di intensità: gruppi di giovani si fanno vivi in più luoghi, la polizia accorre, ma non si spara più. Radio « Città futura » lancia appelli agli studenti perché raggiungano Valle Giulia per un'assemblea davanti la Facoltà di Architettura. Alle 19 erano almeno un migliaio. Per la prima volta i guerriglieri gì sono firmati. Dove è stato ucciso l'allievo Passamonti, con lo spray una mano ignota ha circondato la macchia di sangue e vi ha scritto: « Qui è caduto un carruba, il compagno Lo Russo è vendicato ». Disegnata una falce e un martello. « Carruba » è detto in senso spregiativo l'agente di polizia. Lo Russo è il giovane morto negli incidenti di Bologna. Accanto alla macchia di sangue che segna il luogo dove è stato ferito il Merenda, macchia anch'essa circoscritta con un cerchio, c'è scritto: « La de colpisce ancora. Auto... ». Evidentemente volevano scrivere « Autonomi », ma sono stati interrotti. La polizia ha arrestato un giovane mentre lanciava una bottiglia incendiaria, in un tascapane aveva altri due ordigni. Ha detto di chiamarsi Claudio Errico, 18 anni, abitante in via Ruffini 12. Sì è definito « indiano metropolitano ». Neil, notte la città universitaria è deserta. Polizia e carabinieri tuttavia la presidiano. Domani tutte le facoltà rimarranno chiuse. Il Senato accademico è stato convocato per un esame generale della situazione. Alle 22 il consiglio di amministrazione ha approvato all'unanimità una mozione in cui si esprime solidarietà alla famiglia dell'agente Passamonti e a quelle dei feriti e al rettore professor Ruberti, del quale il consiglio — si afferma in un comunicato — « condivide pienamente la posizione e l'atteggiamento ». La mozione si conclude con la manifestazione di « preoccupazione per la situazione generale universitaria, condannando nel contempo Qualsiasi forma di violenza, in stridente contrasto con il necessario dibattito che si deve continuare all'interno dell'università per contribuire al tentativo di trovare soluzioni ai suoi gravi e complessi problemi ». Il rettore Ruberti ha espresso la sua « più viva solidarietà alla famiglia del sottufficiale caduto nell'adempimento del suo dovere e. in difesa dell'ordine democratico ». Giuseppe Fedi no Cossiga il quale, dopo la ricostruzione dei gravi incidenti ha detto: «E' difficile trovare parole per questo sangue ancora versato da fredde mani omicide e non vi sono parole atte a condannare questi crimini. Un atto criminale, feroce e vigliacco ha profondamente turbato oggi la città di Roma seminando lutto e dolore tra le forze di polizia e le loro famiglie. Il governo e il Parlamento devono interrogarsi subito per vedere che cosa bisogna fare. Il Paese non può diventare luogo di guerriglia e di criminale incoscienza, né diventare la palestra di guerriglia di pochi scalmanati». «Non si può più esporre — ha continuato il ministro dell'Interno — la vita degli uomini che difendono le libertà democratiche. E non si esporrà più se saranno posti in atto tutti gli strumenti repressivi che la legge prevede». «E' tempo — ha aggiunto Cossiga — di decisioni severe e fermissime: dobbiamo renderci conto che ci troviamo di fronte ad un salto qualitativo della violenza, di fronte cioè all'assalto armato allo Stato». A tarda ora, tra le decine di dichiarazioni che continuano ad invadere le sedi dei giornali, registriamo questa, davvero inaudita, del coordinamento Pdup-Avanguardia operaia: «Coloro che hanno ordito la provocazione dello sgombero dell'università, così come coloro che hanno fatto ricorso alle armi contro gli studenti e contro gli agenti — afferma il Coordinamento — sono accomunati da un unico disegno generale di attacco al movimento operaio che serve alla de per conservare il suo potere ».

Luoghi citati: Bologna, Roma