Il padre dei collezionisti di Marziano Bernardi

Il padre dei collezionisti RISTAMPATO IL CODICE RESTA Il padre dei collezionisti Nel 1955 per conto del Credito Italiano si terminava di stampare in 2030 esemplari numerati le Cento Tavole del Codice Resta scelte e annotate da Giorgio Pubini, consulente alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, cioè una selezione in meravigliosi facsimili dei 281 disegni che con 3 incisioni compongono la j « Galleria portatile » — questo il titolo dato dal padre ! filippino Sebastiano Resta alla sua raccolta d'opere di vari autori — pervenuta all'Ambrosiana non si sa per quali vie. Ora il Credito Italiano,1 d'accordo con l'Ambrosiana, ha promosso, sempre valendosi dell'industria grafica Pizzi, una nuova più accessibile edizione del Codice Resta: meno sontuosa e più maneg', gevole delle Cento Tavole, ri[ produce tutti i disegni e le incisioni della « Galleria portatile », e riunisce in appendice le annotazioni manoscritte dal Resta nei margini delle immagini incollate e incorniciate dal collezionista sui fogli del monumentale volume. S'intende che le attribuzioni, molto spesso ambiziose, del padre filippino sono accuratamente rivedute dal commentatore Giulio Bora sulla base degli studi di cui fu e continua ad essere oggetto il Codice da parte della critica italiana e straniera; e può avvenire, ad esempio, che un Redentore dato trecent'anni fa a Piero della Francesca passi più modestamente alla « scuola del Perugino ». Casi simili si ripetono con frequenza nella « Galleria portatile », ma non compromettono l'eccezionale interesse d'una raccolta che nelle intenzioni del Resta — come egli dichiarò sul frontispizio — doveva essere una esemplificazione « de' migliori maestri italiani capi delle quattro Scuole, Fiorentina antica, Romana antica e Moderna, Venetiana antica. Lombarda antica, et anco, per la benemerenza de' Car- racci Bolognesi, moderna a. Insomma, da Giotto al Guercino, al Domer-ichino, al Maratta, un museo racchiuso in un libro di disegni. Già lo storico dell'arte Filippo Baldinucci aveva affermato in una lettera del 1687 che si dovevano ritenere « opere d'arte non solo le pitture, ma anche i disegni che i pittori fanno nelle carte, e fino a' primi pensieri e schizzi »; e il Baldinucci stesso aveva ordinato la famosa collezione di disegni del cardinal-i Leopoldo de' Medici, che formò il primo nucleo del celebre Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Con questa nuova visione della creatività artistica si formarono in Italia le grandi collezioni di disegni nella seconda metà del '600. Di questo singolare personaggio, nato a Milano nel 1635, morto a Roma nel 1714, è pervenuto ai posteri un ritratto bellissimo disegnato dal suo amico pittore Carlo Maratta. Il padre Resta vi è rappresentato in tarda età ma ancora in atteggiamento vivacissimo, curvo al tavolo di lavoro su un librone di disegni, occhiali a cavallo del naso aquilino, calotta sulla nuca, barbetta caprina, mano che segue col dito proteso la didascalia scritta su] margine superiore d'una pagina. Di nobile famiglia milanese, aveva studiato lettere e filosofìa nel Seminario maggiore di Milano, poi s'era addottorato in diritto civile e canonico a Pavia nel 1660. Recatosi l'anno seguente a Roma, era entrato nell'Oratorio della Congregazione di San Filippo Neri, e nella casa romana dei Filippini rimase fino alla morte, tolti i viaggi di ricerca e di studio come quelio compiuto con l'amico pittore Passeri a Firenze, Bologna, Parma, Milano nel 1690. Suo padre era stato anche pittore di qualche fama ed egli stesso aveva coltivato in giovinezza, con gli studi letterari, la pittura, ciò che spie- ga la sua amicizia col Maratta, col Bellori, con Ciro Ferri, coi Ghezzi e altri artisti e scrittori attivi a Roma; e di conseguenza il suo interesse per il collezionismo artistico particolarmente rivolto ai disegni, meno costosi dei dipinti e delle sculture e più facilmente ottenibili in dono. Che poi alla passione del raccoglitore s'unisse un desiderio di guadagno è provato sia dai suoi stretti rapporti con antiquari come il bolognese Giuseppe Magnavacca, sia dall'aver egli composto collezioni di disegni a scopo di vendita, sia infine dalla sua tendenza (del resto comune a tutti i collezionisti) ad attribuire ad autori famosi come Giotto, Masaccio, Giorgione, Raffaello, Tiziano, Tintoretto, ecc. opere di bottega o di scuola o di derivazione. Era dunque, il suo, un collezionismo che non escludeva il lucro; ma non per vantaggio personale, bensì per attingerne i mezzi per finanziare opere pie, per dare assistenza e soccorso ai poveri. Di qui le sue insistenze per essere pagato dagli eredi del vecovo d'Arezzo Giovanni Matteo Marchetti, morto nel 1704, per il quale in lunghi anni di lavoro aveva composto una favolosa raccolta di 2111 disegni riuniti in sedici enormi volumi, oggi dispersa nel mondo. Quanto all'ultima sua fatica, il Codice dell'Ambrosiana, da lui spedito a Milano nel 1706 per tentare qualche acquirente, così egli ne scriveva al Magnavacca: « Gridano miracoli i Milanesi del mio libro, e il libro non fa ancor miracolo di convertire alcuno a comprarlo... ». Ma il miracolo avvenne, se il Codice entrò all'Ambrosiana, unico tra tutti i volumi di disegni composti dal padre Resta che ci sia giunto completamente integro. Marziano Bernardi