I funerali di Mussolini se avesse vinto la guerra di Tonino Guerra

I funerali di Mussolini se avesse vinto la guerra UN RACCONTO DI TONINO GUERRA I funerali di Mussolini se avesse vinto la guerra (Alcun: momenti del racconto probabilmente di prossima pubblicazione) Dapprima delle parole confuse, poi delle immagini confuse, poi delle bocche storte di gente che parla dicendo cose senza senso magari notizie su temporali o anche documentari tristissimi con musiche da camera dove si ripete in primo piano il viso di un violinista che esegue il pezzo ad occhi chiusi. Poi un grande gerarca che appare e piange. Si interrompono le trasmissioni per cause tecniche. Resta la scritta sul grigio luminoso dei monitor. Ai telefoni l'inferno. Si mescolano le telefonate di tutta Italia. Le parole impazziscono nei fili. Grida, sussurri, perfino una moltiplicazione, poi il testamento, notizie di raduni. Lo sgombero immediato degli stranieri dall'Italia, le truppe ai confini. Tutto senza un costrutto. Finalmente una frase chiara di un mutilato di Taranto. Chiede il permesso a nome suo e di tutti quelli privi del braccio destro di salutare romanamente col braccio sinistro. Una domanda che interrompe le comunicazioni come se l'avessero sentita tutti e non fossero in grado di dare una risposta adeguata. * * Tutte le stanze degli alberghi occupate, tutti i bagni, le camere nelle case private e anche gli ascensori. A Montesacro vengono presi d'assalto appartamenti privati. Gli abissini e i libici dislocati lungo l'Aniene, abbatt'^a. porte e si infilano nei letti. Chiamate urgenti di pompieri e polizia. Viale Trieste intasato di cammelli, cavalli e cariaggi militari. Quaranta morti sepolti rapidamente per ordini superiori negli sterrati verso Cinecittà. Le strade del centro coperte di corpi dormienti. Gente avvolta in giornali quale riparo all'umidità. Un filosofo francese ucciso perché protestava non riuscendo a rientrare in albergo per via dei corpi che ostruivano la strada. Le gradinate di piazza di Spagna coperte gradino per gradino. Alle tre di notte alcune gocce d'acqua fanno presagire un acquazzone. E invece grandina. E' un segno divino. Anche polvere del Sahara. E tinge tutto di giallo. Negli appartamenti c'è la rivoluzione. Proprietari cacciati fuori in pigiama. Crolli di scale. Gente che cambia vestiti. Alle otto i viali sono intasati di nuovo da gruppi provenienti dalla stazione. Si tratta di delegazioni di ex militari, ex ferrovieri, ex funzionari. Gli altoparlanti cominciano a trasmettere « Sole che sorgi libero e giocondo ». ★ ★ La bara al centro sui legni stesi sopra i ruderi dell'arena del Colosseo. Corpo scoperto. In divisa da Camerata semplice. Anche qui dopo i massacri della polizia a cavallo ritroviamo le delegazioni di rappresentanza rannicchiate nei cunicoli e sulle gradinate in mezzo a rose di tutti i colori, a fiori di campo e a frutta che compongono la scritta « Duce ai tuoi ordini ». Ancora squilli di tromba che impongono lunghi momenti di silenzio e la genuflessione di tutta la gente per le piazze e le strade d'Italia con gli occhi ai televisori e gli orecchi alla radio. Poi finalmente il punto nero dell'elicottero nel cielo che come una mosca solitaria scende a riempire di rumore e di vento la grande arena del Colosseo. L'elicottero resta sospeso sulla bara e dopo aver aperto degli sportelloni ideati e costruiti in una notte alla Fiat racchiude all'interno della cabina il feretro portandolo in cielo verso l'ultima dimora di Predappio. Le autorità italiane e straniere restano ferme e in silenzio quasi che la salma del Duce fosse ancora davanti a loro. Fino a sera. Qualcuno accende fiaccole, candele, fiammiferi. Poi forse aiutati dalla notte, molti all'esterno cercano di forzare gli sbarramenti dei carabinieri che arginano la popolazione fuori del Colosseo. E comincia l'assalto. L'assalto per avere un ricordo, un fiore, magari una mela, un pezzo di uno dei tanti drappi neri che coprono qua e là le gradinate e i ruderi. La scritta « Duce ai tuoi ordini » si disintegra nelle mani degli assalitori. Prima scompaiono i fiori e i frutti che formavano la parola Duce e poi viene frantumato il resto. Una principessa Rumena riesce ad afferrare una mela contenuta nel cestello che formava il punto sulla I. La tiene in mano. Infine la mangia istericamente. Non è la sola ad essere sconvolta da bramosia sessuale. La sfogano in molti dCttvlrFugmpmvqiiucgbldrl divorando la frutta e i fori. Come se un pezzo di Lui potesse entrare in loro. * ★ So che potrebbe essere morto cadendo da cavallo. Col cavallo fermo s'intende. Durante la grande parata per festeggiare l'anniversario della vittoria. Forse un colpo di sole, forse un infarto, un giornalista inglese dirà che è stato ucciso ma non riuscirà a trovare le prove valide. Nessuno saprà mai dire se è scivolato da cavallo sulla parte sinistra o quella destra. Un piede resta imbrigliato alla staffa. La folla in tribuna si alza in piedi con un grido, i bersaglieri si bloccano nella corsa. Molti svengono. Si fa un silenzio di tomba Gli aerei smettono di volare. Il corpo raccolto dai fedelissimi è adagiato su una barella, infilato in un'autoambulanza che corre velocemente nelle strade della città. Alla televisione si vede il Duce qualche attimo prima dell'infarto. E' serio e saluta il primo reparto di bersaglieri, poi si vede il cavallo senza più il Duce sopra e un capannello di gente attorno a un corpo che penzola dal cavallo. Poi c'è l'ardito che estrae il pugnale e si uccide alla giapponese. * * Dopo l'ardito il secondo ad ammazzarsi è il cavalier Pepoli e dopo di lui uno dopo l'altro si buttano nel Tevere donne bambini e vecchi che vogliono morire in camicia nera. A Fiumicino s'è creata la compagnia dei becchini volontari che raccolgono i suicidi «per amore di Mussolini ». Ne. raccolgono centoventi. Uno soltanto è lasciato andare in mare aperto: un giovane sui trent'anni in camicia bianca. Non era un suicida volontario. Lo avevano annegato perché probabilmente antifascista e infatti la camicia bianca nel giorno del grande evento ne era la prova lampante. Diventa un punto bianco in mare alto. * ★ Bisogna accennare al problema della rosa. Di che cosa si tratta? Naturalmente di una rosa. Un minuto dopo la scivolata di Mussolini da cavallo e la sua caduta tra le braccia del senatore Almiri, una rosa bianca è stata trovata sul terreno nel punto toccato dalla mano del Duce. Chi era stato così rapido a metterla? Una donna? Non c'erano donne lì attorno: si trovavano nella tribuna prospiciente. Un uomo? Il senatore Almiri dubita che un uomo fosse accanto a lui con una rosa in mano. Il solito Padre Tarcisio suggerisce il miracolo. Quindi la rosa è ormai la rosa della Madonna. Il Grande Consiglio ha già deliberato di cambiare tut¬ te le mattine la rosa per tutti i giorni fino all'eternità. ★ * II primo a mettersi in comunicazione con l'ai di là è il mago di Apricena. Dice che la voce del Duce era fiochissima come se venisse da una caverna o che stesse volando a velocità supersonica. Come può affermare che si trattasse di Mussolini? Dalla «s». Anche se le parole erano incomprensibili e fioche purtuttavia le lettere «s» erano così in evidenza da non avere dubbi. La marchesa Aldovisi di Palermo è subito in contatto con Lui. Un lungo colloquio. Ha promesso di non rivelarlo fino al 2100. Lascerà un diario. Già tutto appuntato. Ma lei aveva conosciuto Mussolini anche in vita? Sì. Lo aveva incontrato in Sicilia e si erano fìssati a lungo negli occhi senza dirsi una parola. Allora si può supporre che abbia discusso di quell'occhiata di allora? No comment. Il mago di Iesi è riuscito a comunicare col Petrarca. L'insigne poeta non sa niente. Pare che non si aspetti nessuno d'importante. Tonino Guerra

Luoghi citati: Apricena, Italia, Montesacro, Palermo, Predappio, Sicilia, Taranto