Belgio: netta affermazione del partito di Tindemans di Ferdinando Vegas

Belgio: netta affermazione del partito di Tindemans I socialcristiani passano da 72 a 80 seggi Belgio: netta affermazione del partito di Tindemans Tra le più probabili ipotesi di governo: "centro-sinistra" con socialisti e liberali (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 18 aprile. Il partito cristiano sociale, capeggiato da Leo Tindemans, ha ottenuto un grande successo alle elezioni politiche di ieri, portando il numero dei suoi seggi alla Camera (composta da 212 membri) da settantadue a ottanta, con un aumento dell'undici per cento. E' stata una valanga di voti, soprattutto nelle Fiandre ma anche in Vallonia, che ha confermato una linea politica ed economica coerente e una volontà di risolvere seriamente il problema comunitario, assieme a quello della disoccupazione, attaccandola alle radici con un programma di austerità. Tindemans ora può fare il governo che vuole: di centro, con i liberali, che hanno guadagnato un seggio portandoli a un totale di trentaquattro, perché avrebbe una discreta maggioranza parlamentare; o di centro-sinistra, con i socialisti, che sono rimasti a cinquantanove seggi; oppure il tripartito, con liberali e socialisti. Quest'ultima è una possibilità reale poiché il premier belga vuole risolvere il problema della convivenza tra la comunità di lingua fiamminga e quella francofona e per varare il piano di riforma regionale occorre la maggioranza parlamentare dei due terzi. Stasera, alla televisione, Tindemans si è limitato a dichiarare che cercherà di formare «un governo serio dotato di una maggioranza stabile». Dopo quello che i giornali belgi hanno definito un «trionfo», Leo Tindemans ha oggi consegnato nelle mani di re Baldovino le sue dimissioni da primo ministro. E' stata una pura formalità, perché Baldovino l'ha pregato di re stare in carica per l'ordinaria amministrazione in attesa che Tindemans formi un nuo. vo governo di cui sarà certamente a capo, come leader del primo partito belga, dopo i negoziati per far emergere la coalizione di centro, o di centro-sinistra, che ruoterà attorno al partito cristiano sociale. Oggi in Belgio c'è un senso di ammirazione per Tindemans, un politico che aveva «destituito» due ministri del gruppo vallone perché avevano disertato la maggioranza in Parlamento, aveva chiesto ed ottenuto dal re lo scioglimento del Parlamento, e aveva indetto le elezioni anticipate di un anno, pur mantenendo intatte le prerogative costituzionali al suo governo. Queste azioni furono allora definite «un colpo di Stato», ma l'elettorato ha pensato altrimenti. Quella che viene più spontanea, tuttavia, è l'ammirazione per l'elettorato belga, che ha premiato un primo ministro che pochi giorni prima delle elezioni, caso unico in Occidente, aveva avuto il coraggio di imporre nuove tasse e di lanciare un piano di austerità. L'altra osservazione che si può fare è come in Belgio, come quasi ovunque, la lotta politica tenda a polarizzarsi tra i due maggiori partiti. Infatti, queste elezioni rafforzano notevolmente il partito cristiano sociale, confermano il partito socialista al secondo posto e fanno retrocedere i partiti comunitari, come il gruppo Vallone (che ha perso otto seggi) e la Volksunie, estremista fiamminga, che ha perso due seggi. Per il resto, le previsioni sono state rispettate: i cristiano-sociali hanno guadagnato soprattutto nelle Fiandre (ma perso a Bruxelles) ed i socialisti hanno tenuto bene nelle regioni della Vallonia. Stabili i comunisti, che hanno mantenuto i loro quattro seggi. Anche in Belgio si pongono, tuttavia, i problemi di fondo del consenso politico e della pace sociale: i disoccupati sono duecentocinquantamilal'inflazione è al nove per cento, anche se il franco belga tiene ancora bene. Di conseguenza, in mancanza di un partito con la maggioranza assoluta, si azzardano previsioni che nel governo Tinde mans siano associati i socialisti in un centro-sinistra organico che potrebbe escludere i liberali. Soltanto con i liberali, come abbiamo detto, Tindemans riuscirà però a governare. E' possibile, tuttaviaanche un tripartito, con i socialisti e con i liberali, perché si deve attuare il programma di riforma regionale. Renato Proni dcmans ha infatti dimostrato, nei tre anni di presidenza del Consiglio, di sapersi districare frammezzo a tutte le difficoltà e complessità tipiche del sistema politico belga. In questi tre anni Tindemans ha fatto una mezza dozzina di rimpasti del proprio ministero, sì da meritarsi la qualifica, non a titolo di elogio, di «eterno formatore», un compito che gli toccherà adesso di riprendere per costituire il nuovo governo, realizzando una delle diverse coalizioni che i risultati usciti dalle urne rendono insieme possibili e necessarie. Per l'intreccio fra i due gravi problemi che dominano sulla scena belga, quello di fondo nei rapporti tra la comunità vallone e la comunità fiamminga e quello contingente della crisi economica, il compito si presenta già molto arduo; certamente non lo renderanno più facile le particolari e spesso con¬ trastanti esigenze di cui ogni partito, al proprio interno, deve tenere conto. Al di là dei risultati numerici, positivi o negativi, ottenuti dai tre partiti «linguistici» — il «Fronte democratico francofono» di Bruxelles, il Rassemblement Wallon e la Volksunie fiamminga — c'è l'impressione non infondata che il loro momento stia volgendo al declinopoiché i partiti nazionali hannoormai accettato il criterio dellaregionalizzazione, togliendo così alle formazioni vallone e fiamminga la stessa ragion d'essere; ed ancora, i socialcristiani della Fiandra e i socialisti della Vallonia esprimono sempre più le medesime esigenze economicosociali, rispettivamente della Volksunie e del Rassemblemenl Wallon, togliendo ulteriore spazio ad entrambi. Questi essendo i risultati ed il loro significato generale, si offre ora ai socialcristiani la possibilità o di ricondurre la precedente coalizione di centrodestra con i liberali o di spostarsi sul centrosinistra, alleandosi ai socialisti, oppure infine di tentare la grande coalizione a tre. La formula del governo «a tre» — socialcristiani, socialisti, liberali — sembra ora la preferita da Tindemans; il leader è convinto che un tale governo si troverebbe in condizioni più ro- buste per affrontare i gravi pro¬ blemi economici. Lo stesso mondo degli affari preferirebbe vedere i socialisti compartecipi del potere, pensando, come ha detto un banchiere di Bruxelles, che una buona politica socio-economica sia meno costosa degli scioperi in continuazione. Riuscirà l'abilità consumata di Tindemans a far convivere nello stesso ministero socialisti e liberali? Ferdinando Vegas

Persone citate: Baldovino, Leo Tindemans, Renato Proni, Wallon

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles