Nono senza politica con Pollini al piano di Massimo Mila

Nono senza politica con Pollini al piano A Milano "Sofferte onde serene Nono senza politica con Pollini al piano (Dal nostro inviato speciale) Milano, 18 aprile. La bella serie «Musica nel nostro tempo», organizzata dalla Provincia di Milano in collaborazione con vari enti musicali, ha avuto un punto culminante domenica nel concerto di Pollini (ripetuto ieri sera alla Scala) con la prima esecuzione assoluta del pezzo di Luigi Nono per pianoforte e nastro magnetico ... sofferte onde serene..., al quale il compositore veneziano attendeva da tempo, e che avrebbe dovuto avere la prima esecuzione assoluta a Torino, nel concerto di Pollini l'autunno scorso, ma la composizione fu condotta a termine soltanto nel dicembre scorso. L'attesa e la curiosità erano vivissime: Nono privato di due dei suoi atouts più sicuri, la voce umana e l'impegno politico, e per di più addossato a tu per tu con uno strumento come il pianoforte, che molti considerano legato indissolubilmente a una fase storica ben precisa e circoscritta dell'evoluzione musicale, cioè, praticamente, al gusto romantico e al linguaggio fondato sulle tensioni dell'armonia tradizionale. Per Nono, che ha molti nemici, si trattava in un certo senso di una prova: la prova di essere anche un musicista «puro» non un tribuno politico che si serve di tutti i mezzi dell'eloquenza musicale ivi compresi quelli elettronici (prova, ben inteso, ch'egli aveva già fornito, ma coi mezzi vocali). La prova sembra superata benissimo. Trionfalmente, addirittura, se si bada all'esito pubblico, decretato da una sala affollatissima, specialmente di giovani che hanno applaudito con entusiasmo sia l'esecuzione del pezzo, sia la replica che Pollini ne ha tenuto alla fine del concerto, sia — significativamente — l'annuncio dato dal pianista che questo sarebbe stato il «bis» richiesto con tante acclamazioni. Questo ... sofferte onde serene... è un pezzo di quattordici minuti, che all'audizione sembra composto di tre sezioni concatenate, la prima e la terza di carattere misterioso, prevalentemente timbrico, la seconda, breve, di poco più di due minuti, dinamica e. per così dire, rettilinea, decisa, laddove il resto del pezzo sembra rispecchiare una situazione di indecisione dell'anima, di anti-trionfalismo, di riflessivo equilibrio. Per una volta tanto Nono non ci si presenta come l'uomo che è sicuro di possedere la verità e che combatte una battaglia, ma come l'uomo che la verità la cerca, e soprattutto che vive, invece di combattere, che si lascia vivere, con tutto queilo che ciò comporta, di visione pluralistica delle cose e del mondo, da angolature diverse, e pertanto, di arricchimento e di maturazione interiore. II titolo ... sofferte onde serene... pare sia originale nonostante i puntolini, non una citazione da qualche testo poetico. La parte iniziale, e così quella finale, che però non la ripete testualmente, ma piuttosto la sviluppa in funzione conclusiva, è tutta un'effluorcscenza di liquide sonorità pianistiche, più modali — si direbbe — che atonali, specie di brevi trilli interrotti, di liquide deliquescenze, qualche cosa che fa pensare alla lontana figura gregoriana del quilisma, cioè una specie di abbellimento vocale integrativo che si fondava anche su un modo particolare di emissione della voce. Nulla del pianismo percussivo che attraverso Hindemith. Strawinsky. Prokofiev, si è trasmes¬ so ai coetanei di Nono che hanno già coltivato la tastiera, cioè Boulez e Stockhausen. Se si do. vesse indicare un punto di partenza nella musica pianistica moderna, il pensiero andrebbe a Bartók, alla magia timbrica e al senso del mistero, suscitato attraverso uno strumento così poco misterioso quale il pianoforte, nelle Bagatelle, nelle Improvvisazioni op. 20, e naturalmente negli staordinari Pezzi all'aria aperta. E attraverso Bartók, ovviamente, a Liszt, a quello straordinario Liszt degli ultimi pezzi — Nuages gris, Unstern, Die Trauergondel, Richard Wagner-Venezia — che molto opportunamente Pollini ha messo all'inizio del programma e che, entrati da alcuni anni nel suo repertorio, sembrano essere stati un poco il cemento artistico del sodalizio tra il pianista e il compositore, e vanno già ravvisati all'origine di Como una ola de fuerza y luz, cioè la precedente composizione dove Nono ha fatto uso predominante del pianoforte, ma in associazione con le voci e l'orchestra. Ultima di queste fuggevoli impressioni registrate a primo ascolto: l'impiego del nastro magnetico, che registra suoni e anche rumori del pianoforte, non è una replica ripetitiva, in breve non è un'eco, ma al contrario un dialogo talvolta pieno di scenografica suggestione, quando si tratta di colpi sordi, soffocati, e tavolta dialetticamente integrativo del discorso musicale, al punto di produrre quasi l'impressione, quando sono chiamati in causa gli estremi della tastiera, che il pianista stia suonando a quattro mani con se stesso. Nello stesso concerto Pollini ha suonato meravigliosamente, le Variazioni op. 27 di Webern. che eseguite a questo modo perdono ogni problematicità e difficoltà d'ascolto e si snodano con classica naturalezza, e la terribile Sonata n. 2 di Boulez, drammatica testimonianza del momento di massima involuzione e autocarcerazione in seno alle leggi ferree del materiale sonoro, che la musica del nostro tempo abbia attraversato. Il successo è stato trionfale: Nono ha condiviso gli applausi tributati a Pollini, diventato giustamente un idolo del pubblico milanese. Massimo Mila

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