AL MINISTRO PIACE

AL MINISTRO PIACE AL MINISTRO PIACE IL CAROVITA MARIO SALVATORELLI Firnmy Carter si preoccupa, perché il ritmo della inflazione negli Stati Uniti è passato dal 5% annuo del 1976 al 6 per cento dei primi mesi del 77, c annuncia un piano di controllo dei prezzi. Il nostro ministro del Tesoro, Gaetano Stammnii, firma e invia a Washington una lettera in cui assicura il Fondo Monetario Internazionale che in Italia — dove l'inflazione è stata del 22 per cento nei 12 mesi terminati il 15 marzo scorso — le autorità « non faranno ricorso ad interventi per contenere l'aumento del livello dei prezzi interni ». Chi ha ragione: il giovane presidente americano, 0 l'anziano ministro italiano? Personalmente, non ho dubbi nel rispondere: il primo. Né posso pensare che sia stato il Fondo Monetario (la cui sede è a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca) ad imiorci, tra gli altri «intenti» — o «intendimenti», come dice, più correttamente, Guido Carli — la rinuncia a un controllo dei prezzi. Dovrebbe essere ovvia, ma sarà forse opportuno ricordare la netta differenza che esiste tra blocco e controllo dei prezzi. Con il primo si stabilisce che, a partire da una certa data — di solilo, subito, o meglio ancora ieri, per evitare speculazioni — 1 prezzi di alcuni o di tutti i prodotti e servizi non possono aumentare, fino a nuovo ordine, salvo poche e ben motivate eccezioni. Con il controllo dei prezzi, come dicono le stesse parole, le autorità si acc ano che i prezzi di vendita e di offerta al pubblico dei prodotti e dei servizi non siano stati aumentati senza motivo, o in misura eccessiva. I sistemi a disposizione per effettuare un ef- . ficace controllo sono molti: indagini a campione sui punti di vendita all'ingrosso e al minuto, oppure verifiche di zona (oggi un quartiere, domani un altro): estensione a macchia d'olio degli accertamenti, nel corso di una settimana o di un mese: confronto tra i prezzi di listino (per i prodotti che ne hanno uno), quelli esposti e quelli effettivamente praticati, eccetera. Il sistema scelto da (inimy Carter si dovrebbe basare più sulla prevenzione che sulla repressione degli aumenti ingiustificati, e sulla stretta collaborazione tra governo, sindacati dei lavoratori e mondo degli affari, quello dei produttori e distributori di beni e servizi. La prevenzione dovrebbe essere assicurala dall'obbligo del preavviso di un aumento, per consentire a chi di dovere il controllo della sua necessità. La collaborazione dovrebbe essere realizzata, in pratica e non solo come « filosofia ». mediante consultazioni regolari tra le parti interessate. Inoltre, il « sistema Carter » contro la inflazione prevede la rinuncia a quelle misure protezionistiche di cui gli Stati Uniti, in teoria campioni della libera iniziativa e della concorrenza, in pratica hanno dato numerosi esempi (come ben sanno i nostri esportatori di articoli d'abbigliamento e altri prodotti). Infine, verrà dato un giro di vite alla già severa normativa contro i monopoli, industriali e commerciali, paJri naturali della speculazione al rialzo dei prezzi. Questo piano, annunciato venerdì dal presidente Carter, ha come obicttivo di ridurre il tasso d'inflazione negli Stati Uniti al 4 per cento annuo entro il 1979. Il nostro governo, e per esso il ministro del Tesoro, invece, rinuncia al controllo dei prezzi ma annuncia, con una sicurezza che sarebbe entusiasmante se avesse una base credibile, l'obicttivo di quasi dimezzare da un anno all'altro l'aumento dei prezzi al consumo, contenendolo nel 13 per cento per i dodici mesi che si sono iniziati il 15 marzo scorso e termineranno il 15 marzo 1978. In pratica, questo risultato — che ovviamente tutti ci auguriamo, ma vorremmo veder perseguito più seriamente — dovrebbe essere raggiunto agendo esclusivamente sull'attuale sistema d'indicizzazione dei salari, cioè sulla scala mobile, che li aggancia al costo della vita. Sono sempre stato tra quelli che sostengono la stretta relazione tra costo del lavoro e costo della vita, quindi la necessità di ridurre il primo se si vuol contenere il secondo, ma facendo una netta distinzione tra costo del lavoro per unità di prodotto, cioè la produttività, e buste paga. Limitare, però, la lotta contro l'inflazione a questo unico suo aspetto, è un errore, tanto più grave in quanto non trova giustificazione. Nella « lettera d'intenti » al Fondo Monetario si riconosce che « sarà necessario un certo periodo di tempo prima che i tassi d'inflazione e di aumento del costo del lavoro in Italia possano essere ricondotti ai livelli esistenti nei principali Paesi concorrenti ». Senza un controllo dei prezzi, il periodo di tempo sarà molto, ma molto lungo.

Persone citate: Guido Carli

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Washington