Gesù air Ultima cena

Gesù air Ultima cena Questa sera quarta puntata del film di Zeffirelli in tv Gesù air Ultima cena Il racconto comprende cinque giorni di vita di Cristo, dall'ingresso trionfale a Gerusalemme fino al tradimento di Giuda Quarta puntala del Gesù di Zeffirelli: dall'ingresso trionfale a Gerusalemme all'Ultima cena. Sono cinque giorni, e in questo tempo il Nazareno dà la vista al cieco nato e guarisce il servo del centurione, caccia i trafficanti dal Tempio e salva l'adultera dalla lapidazione. Vive tra folla festosa, ma sa di essere un uomo braccato e che questi sono i suoi ultimi giorni. Ecco come lo ha descritto Francois Mauriac: «Un Rabbi esausto, già promesso al patibolo, un luorilegge che dà la testa china nella trappola... Così, durante le ultime ore, Gesù, in apparenza fuori combattimento, vede stilar la gente, come un agitatore pedinato dalla polizìa starebbe oggi sulla terrazza di un calle, sapendo che può essere arrestato da un momento all'altro». Gerusalemme rigurgita di pellegrini (se ne calcolano duecentomila) venuti per la solennità pasquale, che celebra la libertà dalla schiavitù d'Egitto. Una festa gaia e popolare, alla quale affluiscono non soltanto i Giudei. Ogni anno si va in pellegrinaggio a Gerusalemme anche alla fine di settembre per la festa dei Tabernacoli. La folla brulica nell'atrio esterno del Tempio, che Erode ha ricostruito. Gesù con la sua piccola corniti- va arriva a Gerusalemme la domenica delle Palme. Entra per la Porta Bella sopra un asino, che è la cavalcatura delle persone autorevoli. Passa tra una turba gioiosa, che agita ramoscelli d'ulivo e stende i mantelli sul selciato. Fanciulli, donne, tutti gridano alla rinfusa, la focosità orientale divampa: «Osanna. Benedetto il veniente. Osanna negli eccelsi». Irritati dalla manifestazione, i Farisei dicono: «Non avete vergogna? Maestro, sgridali, talli tacere». E Gesù: «Se costoro tacciono, le pietre grideranno». Risposta che è una sfida, e Gesù sa che provocando si avvicina alla trappola. E' lui solo a saperlo; la sua comitiva sente la folla acclamarlo «re dei Giudei» c gusta il trionfo. C'è perfino chi briga, come i figli di Zebedeo, gli apostoli Giacomo e Giovanni, e Giovanni sussurra al fratello: «In fondo, egli mi preferisce a Pietro...». E Giacomo: «Chiedigli che riserbi a ciascuno di noi un trono al suo fianco». Ma Giovanni: «No, io non oso». Commenta Mauriac: «Lo vessano di domande assurde. Stava per morire, la partita era giocata e nessuno aveva ancora compreso... L'uomo in lui è turbato: l'agnello sente l'ammazzatoio, non vuol più avanzare, s'irrigidisce». Ha paura, e questo è sicuro. Di giorno sta a Gerusalemme nel folto del popolo. All'imbrunire lascia la città e sale sul monte degli Olivi, oltre il torrente Cedron, a meno di tre chilometri. Il mattino riprende la strada di Gerusalemme, risale al Tempio «sfavillante di ori e abbagliante di candidi marmi» e ricomincia a battersi. Un giorno prende a frustate i trafficanti insediati nel Tempio, rovescia le tavole, grida: «Via tutto questo...». Già sci secoli prima Geremia aveva lamentato che il Tempio fosse ridotto a «spelonca di ladroni». Da allora le cose non erano cambiate e lo storico Ricciotti afferma: «//i occasione delle grandi feste il Tempio diventava una stalla appestata dal fetore del letame, e risonava del muggito dei bovi, del belare delle pecore, del pigolare dei colombi e soprattutto delle alte strida dei mercanti e dei cambiavalute installatisi per ogni dove. Da quel lato si poteva solo remotamente udire una debole eco dei canti liturgici che s'innalzavano al di dentro. Altri segni religiosi non apparivano in quel sacro recinto, che si sarebbe detto una fiera di bestiame e un convegno di truffatori ». Furioso e ansante. Gesù caccia tutti. Non è la prima volta che va in collera e i suoi furori sono terribili. Un giorno maledisse un fico che non aveva frutti (la sera, ripassando di là, Pietro stupì: «Maestro, guarda: il fico che maledicesti si è disseccato»). Un'altra volta maledisse le città di Cafarnao, Betsaida e Corazain. Con voce tremante di collera ora inveisce contro gli Scribi e i Farisei ipocriti. Ci sono ottimi Farisei, «custodi esattissimi della Legge e guardiani zelanti della moralità», e alcuni sono amici di Gesù. Molti di loro sono però ipocriti, ed egli li chiama «serpenti, razza di vipere», gli grida: «Guai a voi, perché rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali al di fuori appaiono belli, al di dentro invece sono ripieni d'ossa di morti e d'ogni impurità. Così anche voi all'esterno apparite giusti agli uomini, all'interno invece siete colmi d'ipocrisia e d'iniquità». I Farisei sono furiosi, i sommi sacerdoti allarmati: bisogna decidersi ad agire. Durante le feste, a causa dell'enorme affluenza di folla eccitata, il procuratore romano teme disordini e la coorte romana di presidio si schiera lungo il portico del Tempio. Scrive Ricciotti: «Che cosa dunque non poteva accadere con quel Rabbi galileo in giro per la città e nel Tempio, at¬ torniato da gruppi d'entusiasti che lo credevano Messia? Al primo subbuglio che fosse accaduto, il cavalier Ponzio Pilato avrebbe scatenato i suoi soldati sulle folle dei pellegrini cominciando davvero a distruggere il luogo santo e la nazione, come si era temuto. No, no, assolutamente bisognava scongiurare questo pericolo e far sì che per Pasqua tutto fosse a posto». Il giovedì sera, l'ultima cena. Avviene nella casa dei parenti di Marco, un giovane che diventerà Evangelista. Attorno alla tavola bassa sono stesi tappeti, cuscini. Appena entrati, i Dodici si disputano i posti più vicini a Gesù. Pietro alla sua sinistra, alla destra Giovanni e poi Giuda. La solita cena pasquale: quattro coppe rituali di vino, pane non lievitato, erbe agresti, agnello arrostito. C'è poi quella frase di Gesù che turba tutti: «In verità io ve lo dico: uno di voi mi tradirà». C'è subito parecchia agitazione e ognuno vuole sapere, il Nazareno dice che il traditore è quello cui egli darà un boccone di pane. Ma quando porge il boccone a Giuda, sono tutti troppo frastornati per accorgersene, e quando egli dice all'Iscariota: «Ciò che devi fare, fallo presto», nessuno si rende conto. Scrive l'Evangelista: «Ma nessuno dai commensali capì ciò, a che scopo glielo disse. Alcuni infatti credevano che, siccome Giuda teneva la cassetta, Gesù gli dicesse: "Compra le cose di cui abbiamo bisognn per la lesta", ovvero che desse qualcosa per i poveri. Preso pertanto il boccone, colui uscì subito. Era notte». Luciano Curino Olivia Htissey (la Madonna) e Maria Carta (Marta)

Luoghi citati: Egitto, Gerusalemme