Nell'alloggio di 6 arrestati per il sequestro Navone ritrovate alcune banconote del riscatto Pietro Costa

Nell'alloggio di 6 arrestati per il sequestro Navone ritrovate alcune banconote del riscatto Pietro Costa Si delineano concrete collusioni tra mafia calabrese e fantomatiche Brigate rosse Nell'alloggio di 6 arrestati per il sequestro Navone ritrovate alcune banconote del riscatto Pietro Costa Tutti calabresi, erano in una casa di corso Grosseto - La polizia è giunta a loro indagando sul rapimento dell'ex presidente del Toro - Nell'appartamento, anche banconote versate per l'armatore rapito dalle Br - Uno degli arrestati inghiotte un biglietto da 100 mila: gli è estratto in ospedale con una sonda - Operazione dei carabinieri: tre fermati per i sequestri degli industriali Romano Rosso (ancora prigioniero dei banditi) e Bongiovanni Un'altra falla nella rete del sequestri, un'altra prova inoppugnabile della collusione, nel più lucroso giro d'affari della «mala», tra nuclei eversivi e mafia. Indagando sul rapimento del vicepresidente del Torino, Giuseppe Navone, la Crlmlnalpol è arrivata a quattro individui in forte odore di «'ndrangheta» calabrese che avevano le tasche zeppe di soldi pagati per la libertà dell'armatore genovese Pietro Costa, prelevato sotto casa il gennaio scorso da un commando delle Brigate rosse. Alla vista degli agenti del dott. Montesano, uno del quartetto ha Ingoiato una banconota da centomila lire. Per recuperarla è stato necessario portarlo alle Moltaette ed attendere che i medici gliela ripescassero nello stomaco con una sonda. Non proviene dal riscatto dell'imprenditore ligure, è quasi certo che faccia parte del versamento, 600 milioni, pagato dai familiari di Navone. « Oppure — dicono in questura — è il frutto di qualche altro ratto. A questo punto non c'è più da stupirsi di nulla. La catena dei sequestri e degli agganci tra malavita comune e terroristi si sta aggrovigliando sempre più ». Tra le braccia della giustizia è finito Antonio Calabro, 24 anni, ultimo rampollo di un clan di S. Luca, in provincia di Reggio Calabria, tradizionalmente abbonato alle sventure giudiziarie. Antonio ha avuto a che fare con 1 tribunali per una storia di rapine, un fratello è detenuto alle Nuove, un altro, Giuseppe, è ricercato per l'omicidio del costruttore di Cuorgné, Mario Oeretto. Insieme ad Antonio sono stati arrestati i compaesani Giovanni Picara, 31 anni, Antonio rizzato, 22 anni, e Cosimo Arena, 30 anni, via Felizzano 7. Sono stati sorpresi nell'appartamento di Vin- cenza Peccla, 40 anni, in corso Grosseto 353. Anche la donna e una sua figlia, Raffaella, 20 anni, andranno alle Nuove con l'accusa di favoreggiamento. Molto più pesanti Invece, le Imputazioni per i suoi «pensionanti»; concorso nel rapimento Costa ed associazione per delinquere. Cosimo Arena dovrà pure rispondere di porto abusivo d'armi. « smlhssnvT « Probabile comunque che la lista dei reati si allunghi — affermano gli Inquirenti — così pure l'elenco dei catturati. La banda ha tante cose da spiegarci sul sequestro Navone. L'inchiesta è soltanto nella tase iniziale ». E' scattata all'alba di due lunedì fa, appena i criminali avevano liberato il vicepresidente del Torino. Il dott. Montesano, ed isnlgnsfmI il capo della Mobile, dott. Fersinl, rispolverati i fascicoli dei numerosi rapimenti di Industriali edili perpetrati a Torino negli ultimi anni e fatta una cernita tra i tanti nomi di gente sospettata di avere avuto a che fare con quei colpi, hanno ricominciato per l'ennesima volta ad Indagare, setacciando gli ambienti dove impera il racket che det¬ ta legge nell'edilizia. Sono stati seguiti manovali dal passato e dai movimenti poco chiari, controllati molti individui circondati dalla rispettosa fama di «capibastone». I marescialli Pisacreta, Mare e Rizzo hanno raccolto qua e là parecchie confidenze. Obiettivo del dott. Montesano è diventato Giuseppe Calabro, latitante. «Do¬ po l'uccisione del Ceretto — spiegano alla Crlmlnalpol — è diventato uccel di bosco. Abbiamo però appreso che un suo fratello viveva da tre mesi in città ». Gli investigatori appurano che si tratta di Antonio. A metà gennaio ha lasciato il paese, è venuto a Torino con due compagni: Giovanni Ficara e Antonio Pissato. Loro maggiore cura, pas- sare il più possibile inosservati, evitare certi locali ricettacoli di pregiudicati. Precauzioni vane; il dott. Ferslnl scopre la tana, un piccolo alloggio al secondo plano di corso Grosseto 353, abitato da Vincenza Peccia con 1 suoi cinque figli. Antonio Calabro e soci ben si adattano a vivere in un ambiente sovraffollato, in giro si fanno vedere poco. Ma allacciano stretti rapporti con Cosimo Arena. Ore 5,30: gli agenti bussano alla porta di Vincenza Pecoia, viene ad aprire la figlia Anna, 15 anni. Urla, imprecazioni nella carne retta attigua alla cucina, tramestio in tutte le stanze, uomini che nell'oscurità cercano di vestirsi alla beli'e meglio. Sono bloccati ed Identificati per Calabro e amici. Le loro giacche sono appese al muro, il maresciallo Mericco le rivolta, numerose banconote da 10, 50 e 100 mila lire piovono sul pavimento. Antonio Pizzato apre 11 portafoglio, c'è un bigliettone da 100 mila. Svelto se lo caccia in bocca, inizia a masticarlo. L'appuntato Gucclone gli piomba addosso, riesce a infilargli il pollice destro tra 1 denti serrati. Lotta serrata, 11 bandito azzanna la mano del poliziotto, questi lo tempesta di botte, gridando dal dolore. Solo dopo alcuni minuti il Pizzato si calma, spalanca la bocca umida del sangue dell'agente. Ma la banconota è scomparsa, inghiottita. Con una « Volante » Pizzato e Guccione sono condotti all'ospedale. Con una sonda i medici ripescano il prezioso biglietto, all'appuntato ricuciono l'arto con sette punti di sutura. La serie di tutti 1 soldi trovati In corso Grosseto 353 sono Inviate al cervello elettronico della Banca d'Italia di Roma. Il responso sorprende gli stessi inquirenti: tanti pezzi provengono dal riscatto di Pietro Costa. « Per ora nessun riscontro positivo — dice il dott. Montesano — per Navone. Purtroppo la famiglia dell'imprenditore non ci ha mai aiutato. La segnatura del denaro ce la siamo fatta per conto nostro. La verifica sarà lunga, non è possibile fare un immediato esame con il calcolatore centrale di Roma ». Sforzo Inutile strappare una parola agli arrestati. Tutti si sono uniformati alla consegna del silenzio, il solo Antonio Pizzato ha fatto una piccola concessione al l'eloquenza: « In giro ci sono tanti soldi non puliti, ho man giato quel centone per paura che arrivasse da un sequestro ». * * Un po' di luce nel mistero che da mesi grava sul sequestro di Romano Rosso, 11 titolare dell'Usa rapito nel dicembre scorso a Collegno mentre tornava dalla fabbrica. Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo hanno fermato due persone e recuperato un milione e 900 mila lire provenienti dal riscatto che la famiglia Rosso ha versato, senza riavere il congiunto. Un terzo presunto componente della gang, Francesco Giampaolo, 22 anni, di Leini, si trova già In carcere perché coinvolto nel sequestro di Carlo Bongiovanni, l'industriale liberatosi 15 giorni fa dopo quasi un mese di prigionia. I suoi due presunti complici si chiamano Domenico Giovanni Strangio, 31 anni, via Ctmabue Moncalieri, studente al quarto anno di medicina (anche se in notevole ritardo con gli esami universitari) e Giovanni Pelle, 23 anni, operalo disoccupato, via Tunisi 53. Non è una singolare coincidenza che tutti e tre (Giampaolo compreso) siano originari di San Luca, un paesino della provincia di Reggio Calabria, «dove il 90 per cento della popolazione, circa 4 mila abitanti, ha a che fare — dicono i carabinieri — coi sequestri dì persona ». Al fermo dei due uomini — che per uno si è già trasformato in arresto — i carabinieri, coordinati dal colonnello Calabrese, sono arrivati ieri mattina con due irruzioni quasi contemporanee, al termine di una serie estenuante di appostamenti e pedinamenti. Il « pesce » più grosso sembra essere lo Strangio, che nella zona dove risiede è chiamato « professore », forse per la sua condizione di « studente ». Servizio di: Ezio Mascarinò, Claudio Giacchino e Massimo Boccaletti Antonio Calabro, Antonio Pizzato, Vincenza Peccia con le due figlie, Anna e Raffaella, sorpresi dalla polizia nell'alloggio di corso Grosseto Giovanni Ficarra e il complice Cosimo Arena • Arrestati dai carabinieri: Domenico Giovanni Strangio, Francesco Giampaolo e Giovanni Pelle

Luoghi citati: Collegno, Leini, Moncalieri, Reggio Calabria, Roma, Torino, Usa