Con i poliziotti di Genova di Stefano Reggiani

Con i poliziotti di Genova VIAGGIO IN ITALIA PER ASCOLTARE LA GENTE Con i poliziotti di Genova In questa città la P.S., all'avanguardia nel movimento associativo, ha avuto un incontro con i portuali - Prevale l'adesione ad un sindacato unitario legato alla "triplice" - Chiedono istruzione, professionalità e fiduciosi rapporti con i cittadini (Dal nostro inviato speciale) Genova, aprile. Il brigadiere di pubblica sicurezza Antonino Cangelosì ha 27 anni, sua moglie Franca 19. Hanno una bambina di quattro mesi. Lui somiglia a quel giovanotto che si vede sui manifesti affissi nelle stazioni con la scritta: « Arruolati nella polizia ». Lei ha un viso irregolare, con due occhi chiari molto belli e una bocca aggressiva; per ora abita col padre, poliziotto in pensione, e ha una sola amica, la figlia di un commissario. Ogni tanto sorride tra sé, in un modo pensoso e indulgente, come neppure saprebbe fare il ministro Cossiga. Antonino parla volentieri, vivacemente. E' stato un sostenitore del sindacato dei poliziotti fin dagli inizi più difficili; era un ragazzo scomodo, ha girato molto prima di essereinviato dai superiori alla sezione narcotici di Rapallo (costituita da lui solo). Pochi giorni fa ha parlato nella Sala del Porto, durante la grande riunione dei poliziotti genovesi con ì sindacati e le rappresentanze dei portuali. Si sa che Genova è in prima fila nella sindacalizzazione della pubblica sicurezza. E siamo qui per questo. Fedeli a chi Cangelosi ha una visione politica dei problemi dell'ordine pubblico. Precisa: «Non una visione partitica». Ecco alcune sue ambizioni: « Vorrei mettere le manette a quelli che manovrano le trame eversive. Non mi interessa il .loro colore: bianchi. verdi, gialli, li vorrei in ga- lera. E poi mi piacerebbe arrestare qualche grande esportatore di capitali». Non sono ambizioni sbagliate. Qual è, secondo Cangelosi, lo scopo del sindacato di polizia? « Difendere la Costituzione. Noi vogliamo giurare fedeltà alle istituzioni repubblicane, non atto Stato in astratto. Lo Stato può anche cambiare di regime, ma noi abbiamo appena cominciato a gustare i frutti della democrazia, la voglia di far valere i nostri diritti di cittadini. Una volta non poteI vamo neppure parlare, ades| so tutti s'interessano ai no| stri problemi. E' la demoI crazia. Crede che vogliamo I perderla? ». Il brigadiere spiega i dej Sideri dei suoi colleghi: « Il nostro movimento raccoglie ! il novanta per cento dei po I liziotti genovesi. Chiediamo un sindacato unitario, aderente alle tre grandi confederazioni di lavoratori. Un sindacato autonomo significherebbe tenerci come corpo separato dello Stato, lontano dagli altri cittadini che lavorano. Naturalmente, libero chi vuole di fondare un sindacato autonomo, come accade per altri dipendenti statali ». Va da sé che bisognerebbe smilitarizzare la polizia e togliere le doppie carriere: da una parte i funzionari civili, dall'altra gli ufficiali. « Se durante un tumulto dobbiamo caricare i dimostranti, la decisione deve venire dal funzionario civile, dal commissario; ma l'ordine dall'ufficiale ». Cangelosi non ama i prefetti. « Il capo della polizia non deve essere un prefetto che non conosce i nostri problemi dall'interno ». E chi allora? « Un magistrato ». Sarebbe una indebita commistione tra potere giudiziario ed esecutivo. « Beh, comunque un funzionario di carriera ». Cangelosi beve in fretta il suo caffè, siamo al bar, in un angolo riparato. « E' vero che c'è polemica tra polizia e magistratura; ma riguarda solo la lentezza dei processi. Io arresto uno e poi me lo vedo a spasso per decorrenza dei termini. Non è la durezza della pena che scoraggia il delinquente, ma la tempestività della condanna ». Non si potrebbe dire meglio. Il brigadiere guarda la moglie e ripiglia un suo pensiero: « Noi poliziotti siamo spesso troppo ignoranti. Nei concorsi si esige la terza media, ma quando i candidati sono pochi s'accetta per buona anche la quinta elementare. Sono soprattutto ragazzi del Sud in cerca di un lavoro qualunque; ma fra poco, se non ci sarà la riforma, si inaridirà anche quella fonte ». Lui, Cangelosi, perché s'è arruolato? «Abitavo in Romagna. Mio padre, meridionale, s'era risposato. Io ero solo. Guardavo la polizia stradale, la vedevo rispettata e sognavo ». La signora Franca fruga nella borsetta e tira fuori il foglietto con lo stipendio del marito brigadiere. «Guardi, 340 mila lire. Sembra una somma decorosa, ma il vero stipendio è di 87 mila lires tutte le altre sono indennità. Se uno, per esempio, sta a casa malato perde l'indennità di presenza. Se uno va in ferie, viene pagato meno ». E' difficile fare la moglie del poliziotto? Lei sorride in quel suo modo speciale. «Ci sì abitua. Non ci sono orari. Non c'è neanche casa, qualche volta. A Rapallo chiedono affitti di trecentomila lire. Sto coi miei a Genova. Quand'ero fidanzata, non l'ho visto per un mese intero. Era a Savona per le bombe ». Ma lei sta in pensiero, è preoccupata? Risponde in modo naturale, quasi spazientita: « Stare nel perìcolo è il suo mestiere ». Interviene Cangelosi: « Il fatto è che non siamo preparati professionalmente, e non siamo attrezzati. Prima di diventare guardia ho sparato qualche colpo con la pistola, contro una sagoma fatta da noi. Durante il corso allievi sottufficiali, poiché per legge dovevamo sparare un certo numero di colpi di mitra, ci portavano sulla spiaggia di Nettuno e sparavamo raffiche in mare, senza prendere la mira. Questa scarsa preparazione diventa poco efficace contro i criminali e pericolosa verso i cittadini. Anche le lungaggini di certi controlli, gli inceppi burocratici ci rendono antipatici ai cittadini. E invece dobbiamo diventare amici, è una cosa essenziale ». dibili, perfino all'Ordine Maurizìano. E' una situazione abnorme ». In questura ritengono la riforma indifferibile; quanto al sindacato temono un compromesso tra le forze di governo, complice la delicata situazione dell'ordine pubblico. Tutti i funzionari aderiscono al progettato sindacato unitario. Tutti meno uno, per l'esattezza. I più attivi, con Valente, sono il commissario Minerva e il maggiore Forleo, medaglia d'oro. Dice Minerva: « Sono stato invitato per un giro di conferenze sulla polizia italiana in alcune Università americane. Loro pagano le spese, io ci rimetto le ferie. Il ministero non la considera attività di servizio ». Anzi, probabilmente non è affatto entusiasta dell'iniziativa. Il maggiore Forleo è stato scelto per leggere il documento della polizia al Convegno genovese su « Ordine pubblico, criminalità e partecipazione politica ». Dice: « Abbiamo elaborato il testo tutti insieme ». I delegati pr.isindacali hanno una sede in via San Lorenzo, si riuniscono come un consiglio di fabbrica. « Del resto, abbiamo già fatto volantinaggio ». Non fare paura Nella stanza di Valente c'è anche la guardia Aresu, un giovanotto dall'accento stretto: « L'importante è che non facciamo più paura. Quand'ero bambino avevo paura dei poliziotti ». C'è anche il brigadiere CeccaHello, sorriso splendente, che ha subito traversie per la sua vivacità, ma che deve possedere una simpatia contagiosa: « Davanti alle scuole sono gli stessi insegnanti e genitori che mi cercano per parlare dei problemi della droga. E gli studenti mi stimano. I ragazzi più piccoli vengono sull'auto e vogliono parlare con la centrale. Così si scambiano saluti e baci al microfono». Dice Valente: « Vogliamo il poliziotto di quartiere, amico di tutti ». E' un bel programma, un giusto programma. Ma che ne dicono i lavoratori, che ne pensano i portuali? Nella sede dell'Unione italiana marittimi, aderente alla UH, teniamo una piccola tavola rotonda con sindacalisti e lavoratori del porto. Vorreste un poliziotto al vostro fianco nel sindacato? Aldo Vinazza fissa dei principi: «Personalmente nessuna remora, si tratta di un figlio del po¬ polo che spesso ha scelto quel mestiere per necessità. Se ci sono degli sbagli nella società non è colpa sua ». Antonio Fiori: « Il poliziotto è un lavoratore, ha diritto di essere tutelato. Bisogna studiare i modi più opportuni. All'estero, il sindacato di polizia, sia pure in certi limiti, non costituisce un problema ». Per esempio, non si può far sciopero; ma se un poliziotto è accusato di qualcosa, il sindacato gli dà l'assistenza legale. Vinazza: « Il nocciolo polìtico del problema mi sembra questo: chi comanda nella polizia? Credo che comandi ancora un apparato vecchio, di alti funzionari ereditati dal fascismo». Fiori: « Tante polemiche si superano allargando la base culturale, non solo la preparazione professionale dei poliziotti ». Altre opinioni: « Adesso hanno pochi mezzi, si sparano tra loro; ci sono troppi agenti in borghese ». « Le scuole di polizia non servono e spesso i nuovi arruolati si sentono abbandonati, emarginati ». « Il sindacato autonomo è pericoloso, perché sorge sempre con tendenze di destra, per rompere l'unità dei lavoratori e favorire i privilegi ». C'è un portuale che dissente totalmente, e per questo vuole che si pubblichi solo il suo nome, Amleto. Dice Amleto: « I sindacati sono tentati oggi di svolgere una funzione politica, al posto dei partiti; i sindacalisti sono uomini di potere. Mi chiedo se la costituzione di un sindacato ..di polizia non snaturi la funzione e i doveri di imparzialità di un corpo armato dello Stato. Insomma, per stringere: c'è forse qualcuno che vuole "guidare" la polizia? ». Amleto, se abbiamo capito bene, teme che ci possa essere non un sindacato di polizia, ma una polizia di sindacato. Lui replica, seguendo una sua polemica: « La dignità un lavoratore se la conquista da solo, prima che con la tessera. Il problema è di non farsi strumentalizzare dai gruppi più forti ». Gli obiettano: « Giustissimo. Ma questo riguarda tutti. Se facciamo uscire i poliziotti dal chiuso, se gli diamo pieni diritti, se li facciamo partecipare alla democrazia ne guadagnerà anche l'ordine pubblico ». Il commissario Valente ci aveva spiegato: « Abbiamo preso contatto anche con i metalmeccanici. Sono d'accordo ». Stefano Reggiani

Luoghi citati: Genova, Italia, Nettuno, Rapallo, Romagna, Savona