Vendemini poteva essere salvato?

Vendemini poteva essere salvato? Nel prossimo settembre in Tribunale il caso del cestista morto Vendemini poteva essere salvato? Tra pochi giorni la consegna a Forlì delle perizie medico-legali sull'autopsia - L'esito conferma che il cuore del gigante era malato: sindrome di Marfan - L'attività agonistica avrebbe dovuto essere bloccata sin dal marzo 1976 - Il magistrato ordinerà una "superperizia" poi formalizzerà l'istruttoria Il « caso Vendemini » andrà presto Ir tribunale, prevedibilmente in settembre: il lavoro del magistrato — dottor Gabriele Ferretti, sostituto procuratore della Repubblica di Forlì — si avvia alla conclusione della prima fase. Nella prossima settimana è prevista la consegna da parte de! periti delle relazioni tecniche medico-legali sulle cause della morte di Luciano Vendemini. morte avvenuta Il 20 febbraio scorso: preso atto dell'esito delle perizie, il magistrato inquirente dovrebbe ordinare una successiva ■ super-perizia » affidata a cardiologi per rispondere ad altri interrogativi sulla malattia che ha portato a morire a soli 25 anni un gigante di 2 metri e 12 e 107 chili. Quindi procederà a far pervenire gli avvisi di reato ai presunti responsabili e subito dopo a formalizzare l'istruttoria: considerando i consueti G0 giorni per la • super-perizia » e l'avvicinarsi del periodo feriale (1° agosto-15 settembre*, è facile ipotizzare la data del processo nella seconda metà di settembre. Trattandosi di un caso di omicidio colposo, il giudice istruttore competente sarà di Forlì: il dottor Mario Russo, napoletano d'origine, expretore di Cesena. DUE RELAZIONI — Gli esiti degli esani' medico-legali disposti dopo l'autopsia sono contenuti nelle due relazioni (una cinquantina di fogli, complessivamente) stese dai periti: il prof. Galvano (perito d'ufficio), primario anatomo-patologo dell'ospedale Bufalini di Cesena, e il dott. Ariele Saragoni (perito di parte, nominato dalla Chinamartini Torino), primario anatomopatologo dell'ospedale Morgagni di Forlì. I referti dovrebbero esser consegnati tra pochi giorni e le conclusioni dovrebbero confermare le ipotesi avanzate dai giornali subito dopo la scomparsa del cestista: Vendemini era affetto da sindrome di Marfan. una malattia che condanna ma che — come testimoniano i cardiologi più preparati in materia — può essere curata con opportuni interventi chirurgici. POTEVA GUARIRE — La triste storia di Vendemini è stata un « giallo » per i lettori: adesso che in un'aula di tribunale uomini di | legge andranno a stabilire tutta la verità (e le relative responsabilità) essa diventa un caso clinico appassionante per gli esperti di medicina. La diagnosi — accertata già dal prof. Sangiorgi al quale si era rivolto il presidente del Bri- ! na Rieti — era tale da « sconsigliare l'attività agonistica del giocatore; lo potranno confermare adesso i cardiologi ai quali verrà affidata la « superperizia » (gli incarichi da parte del magistrato partiranno al più presto) al fine di accertare quando poteva essere rilevata l'anomalia al cuore e se (per esempio) il soffio diastolico riscontrato nel marzo 1976, durante le visite all'Istituto di Medicina dello Sport, non fosse già sintomo sufficiente per bloccare subito l'attività agonistica di Vendemini. inoltre resta l'interrogativo più angoscioso: Luciano poteva essere salvato? Qualcuno dice di si ed ha a disposizione cartelle cliniche, radiografie, referti di tre casi di sindrome di Marfan, risolti con successo (recentemente, in un solo ospedale) grazie a diag tosi accurate e ad un successivo intervento chirurgico sull'aorta: uno di questi tre casi riguarda una signora che aveva già partorito 8 volte prima dell'operazione e dopo — del tutto guarita — ha avuto un nono figlio. LABORATORIO — Chi ha seguito da vicino questo caso sa bene che basta la veloce lettura di due pagine di un testo di patologia r. jdlcn (Ugo Teodori, pagg. 564565) per Identificare nel povero Vendemini tutte le caratteristiche più evidenti di un soggetto affetto dalla sindrome di Marfan. A questo fa riscontro l'esito degli accertamenti di laboratorio sui reperti prelevati durante l'autopsia: se le nostre informazioni e intuizioni sono esatte, almeno tre dati dovrebbero ribadire inequivocabilmente la diagnosi e cioè l'ipoplasia dell'aorta (l'arteria risultava più piccola), la ridotta consistema della parete aortica (più sottile, con elasticità e tono diminuiti, la medionecrosi cistica di Erdheim (un dettaglio accertabile al microscopio sulle condizioni della parete aortica). ANALISI E CURE — Per saperne di più sugli esami emodinamici ci siamo rivolti a degli specialisti. Appurando così l'esistenza, nell'ospedale di Forlì (proprio la città dove è morto Vendemini) di un reparto di cardiologia tra i più attivi e meglio attrezzati per la diagnosi e la cura delle malattie del cuore. Il primario prof. Walter Morgagni e la sua • équipe », con una sezione di studio interessantissima, possono chiarire bene (e in fretta) le idee a chi cerca informazioni sul cateterismo cardiaco, gli aneurismi, i soffi distollci. Adesso tocca agli incaricati della « superperizia » che ordinerà il magi s'rEtj fare altra luce sulla vicenda, confrontando I dati dell'autopsia con quelli dei documenti inseriti nel « dossier ■ del sostituto procuratore della Repubblica di Forlì. LE POLEMICHE — Scatterà di nuovo, adesso la reazione a catem delle polemiche e delle accuse, dcio una opportuna fase di silenzio imposta dalle indagini del magistrato. E' facile prevedere una • battaglia > legale tra la Chinamartini e il Brina per il trasferi¬ mento del giocatore, è possibile prevedere un ■ allargamento » dei dubbi sino alla Forst Cantù che prima del 1973 aveva sottoposto Vendemini a molte visite mediche per problemi di vista ma non risulta abbia mai avanzato ipotesi su una sindrome di Marfan; è già accertata — purtroppo — un'atmosfera poco cordiale tra i famigliari del povero Luciano per tutti i problemi collegati alla successi ne. Noi, come sempre abbiamo fatto in questa storia, raccogliamo solo elementi per appurare la verità, dovunque e con chiunque. Dobbiamo rinnovare la nostra dolorosa angoscia davanti ad una storia sempre più triste; dobbiamo ribadire che Luciano fu una vittima inconsapevole del destino perché a quanto ci risulta nessuno mai gli disse tutta la verità sul suo male (e ha sbagliato secondo noi chi si è fatto affascinare dalla tesi del « suicida » col pallone in mano, del «kamikaze dello sport-): dobbiamo aggiungere che la settimana prossima, a Rimini, durante il convegno di medicina sportiva, non sarà solo un atto di scontato omaggio quello di andare a fare una visita nel cimitero di Santa Aquilina dove Luciano riposa. Sta in un loculo « adattato » appositamente per la sua bara speciale, lunga due metri e settanta centimetri. Antonio Tavarozzi

Persone citate: Antonio Tavarozzi, Ariele Saragoni, Forst, Gabriele Ferretti, Galvano, Luciano Vendemini, Mario Russo, Sangiorgi, Ugo Teodori, Walter Morgagni

Luoghi citati: Cesena, Forlì, Rieti, Rimini, Torino