Novara: si scopre che non è avvocato un difensore del processo Mazzoni

Novara: si scopre che non è avvocato un difensore del processo Mazzoni Il dibattimento potrebbe rischiare di essere annullato Novara: si scopre che non è avvocato un difensore del processo Mazzoni E' Vincenzo Visconti, 52 anni - Si era iscritto come secondo difensore di un imputato di riciclaggio - Parlando di lui in aula il presidente lo ha definito un burattino - Verrà accusato di usurpazione di titolo (Dal nostro inviato speciale) Novara, 15 aprile. Il processo Mazzotti ha corso un grosso rischio, quello della nullità. Si è scoperto che uno dei difensori non è avvocato. Ma è esatto dire «ha corso»? Qualcuno sostiene che è un rischio che corre tuttora, perché in questo senso potrebbero pronunciarsi in futuro sia la corte d'assise d'appello, sia la corte di Cassazione. La corte si è ritirata, ha esaminato a lungo la difficile e inconsueta circostanza ed ha emesso un'ordinanza per dire, che non ritiene nullo quanto si è fatto finora. Sull'ipotesi del rischio ancora incombente, qualcuno insinua il sospetto che questo avvocato senza titolo sia stato introdotto dalla mafia per mandare all'aria il procedimento, adesso o più avanti. C'è stata, in mattinata, un'altra minaccia: una telefonata aveva avvertito che alle 10,30 sarebbe scoppiata in tribunale una bomba. Sono state fatte ricerche e non s'è trovato nulla. Vediamo la storia del difensore illecito. Si chiama Vincenzo Visconti, ha 52 anni, è celibe, napoletano, residente a Roma. Si era iscritto come secondo difensore, a fianco dell'avvocato Martino Manfredda, di Alberto Rosea, uno dei riciclatori, imputato a piede libero. Nessuno, evidentemente, qui a Novara gli ha chiesto il tesserino. Si sono fidati della parola quando si è presentato come patrocinatore di quell'imputato. Visconti, molto piccolo di statura, calvo, occhiali spessi, voce piuttosto stridula, era soprannominato dai colleghi «avvocato rasoterra», per la sua statura. Della quale lui, del resto, si vantava. Raccontava che grazie ad essa era riuscito ad entrare nel mondo del cinema, scoperto dal regista Marcello Fondato, che gli aveva affidato un ruolo nel film «A mezzanotte va la ronda del piacere», con la Vitti e la Cardinale, dove fa la parte di un presidente di tribunale. Il 23 febbraio scorso era riuscito ad ottenere dal produttore cinematografico una copia della pellicola e l'aveva fatto proiettare privatamente nella sala di un club per colleghi ed amici. Aveva ottenu- to la promessa dal presidente e dai giudici che anche la corte si sarebbe recata al completo ad assistere allo spettacolo, però all'ultimo momento magistrati e giudici popolari non si erano presentati. In compenso l'aveva onorato della sua presenza il procuratore capo della Repubblica. Di questo film e di altri cui aveva partecipato (Salon Kitty, Amore grande amore libero) Visconti amava molto parlare; e parlava anche del periodo che diceva dì avere trascorso in magistratura. In realtà Visconti non è stato nemmeno magistrato. Laureato in legge, ha superato soltanto un primo esame ed ha fatto l'uditore aggiunto a Torino, per due anni; non è riuscito a varcare la soglia del ruolo. Nemmeno è diventato procuratore quando ha deciso di affrontare la libera professione. Ha soltanto lavorato come passacarte nello studio di un avvocato di Roma. Diceva che sceglieva per sé solo i processi che lo attiravano. La vicenda è venuta a galla attraverso una telefonata anonima giunta domenica al¬ la questura, pare da Firenze: «Il difensore di Rosea non è avvocato». Il p.m. dott. Canfora, subito informato, ha ordinato delle indagini ed ha scoperto la verità. Il presidente dott. Caroselli ha esaminato la cosa con il giudice a latere. Questa mattina Caroselli, in apertura d'udienza, ha dato, con molta amarezza, n'annuncio di quanto era emerso. Visconti non era presente. Caroselli lo aveva convocato nel suo ufficio ieri sera e lo aveva messo di fronte alla sua responsabilità. «L'avvocato aveva subito confessato, piangendo e scusandosi per la sua "debolezza" ». Parlando di lui in aula, il presidente lo ha classificato un burattino. Poi Caroselli ha affrontato gli aspetti giuridici. Pena la nullità, ogni imputato deve avere assistenza, intervento e rappresentanza da parte del suo difensore. Rosea è difeso in primo luogo dall'avv. Manfredda. La consultazione degli atti processuali ha dato questa risposta: il 22 marzo e il 7 aprile Manfredda, che è anche difensore di Rosa Cristiano, era stato sostituito da Visconti. Il 22 marzo si erano sentiti due testi che concernevano la posizione di un altro imputato, il Gattini; il 7 aprile aveva parlato l'avv. Allegra, difensore di Giacobbe. Il presidente ha chiesto dei pareri. Il p.m. ha detto di non ritenere necessaria la ripetizione delle due udienze, appunto perché non riguardavano gli imputati difesi in quelle circostanze dal falso avvocato. Di tutti i difensori presenti, soltanto l'avv. Cocco ha prospettato il pericolo della nullità. La parte civile ha rinnovato le proprie conclusioni e si è dichiarata propensa al proseguimento del processo. La corte si è ritirata ed ha poi preso la decisione che si è detto. Gli atti relativi alla posizione di Visconti sono stati passati al p.m. perché proceda contro di lui. L'imputazione sarà di esercizio abusivo della professione forense e usurpazione di titolo. La discussione è così andata avanti con le arringhe in programma, degli avvocati Alfredo Monteverde per Giuliano Angelini,.. Giuseppe Ruffier per Francesco Gaetano e Marcello Vitolo per Francesco Russello. Monteverde ha cercato di far tramutare l'accusa di omicidio volontario in omicidio colposo ed ha mosso a fondo le sue critiche all'ergastolo, pena fissa che, secondo lui, è anticostituzionale. Ruffier è andato oltre la richiesta del p.m. di assoluzione per insufficienza di prove per Francesco Gaetano: ha detto che dev'essere assolto con formula piena perché le ricognizioni di Galli e della Luisari non hanno, a suo avviso, alcuna rilevanza giuridica. Inoltre si arrivò all'arresto del Gaetano su presupposti falsi e sulla base del rapporto di parentela con Achille Gaetano, che era stato accusato da Angelini. Per Russello l'avv. Vitolo ha chiesto l'assolutoria più ampia perché non c'è la prova che il denaro sporco trovato alla banca fosse il suo e se anche lo era, egli lo aveva ritirato in Svizzera e non può esserne responsabile. Remo Lugli Il gesto di Vincenzo Visconti, ex attore e laureato in giurisprudenza, ma non iscritto all'ordine degli avvocati, poteva avere conseguenze disastrose: rinviare il processo significava infatti la libertà provvisoria per gli imputati, un'altra beffa per la giustizia, un altro oltraggio alla memoria di Cristina Mazzotti. Per buona sorte il Visconti era soltanto il secondo difensore, un lusso che ogni imputato può concedersi, ma che il codice non richiede. La decisione della Corte di Novara risulta quindi inoppugnabile. Ma rimarrà sempre un dubbio: il falso avvocato ha agito soltanto per uno sciocco desiderio di esibizionismo all'insaputa di tutti oppure qualcuno, la mafia che del rapimento e del processo è protagonista, conosceva ogni cosa e intendeva servirsi di lui al momento opportuno, per interrompere, con un colpo di scena, il corso della giustizia? La telefonata anonima ha voluto punire la vanità di Visconti oppure sventare una manovra degli oscuri personaggi che sono dietro il tragico sequestro? Un fatto comunque è certo: se alla vigilia di un processo cosi importante, i controlli fossero stati fatti come la legge prescrive il falso avvocato non avrebbe messo il piede in aula. t. n. Novara. Il falso avvocato, Vincenzo Visconti

Luoghi citati: Firenze, Novara, Roma, Svizzera, Torino