I sindacati tornano a chiedere al governo un'offensiva "adeguata,, contro i prezzi di Giancarlo Fossi

I sindacati tornano a chiedere al governo un'offensiva "adeguata,, contro i prezzi Suggerendo alcune proposte per frenare l'inflazione I sindacati tornano a chiedere al governo un'offensiva "adeguata,, contro i prezzi Roma, 15 aprile. Come controllare l'esplosione dei prezzi? I sindacati chiedono al governo una «offensiva adeguata» contro l'aumento dei prezzi e le numerose cause di inflazione, come la dinamica della spesa pubblica, l'evasione fiscale, le rendite parassitarie. «Si può ben pensare ora a combattere la spirale dei prezzi — sostiene il segretario generale della Cisl. Macario — dopo che si è ridotto l'impatto della scala mobile sul costo del lavoro e sui processi inflazionistici, e si è assunto l'impegno a contenere le spinte salariali a livello aziendale». L'industria è contraria a qualsiasi controllo sui prezzi alla produzione, direttamente influenzati (e senza possibilità di previsione) dai crescenti costi delle materie prime e di gestione. Il commercio, colpito da una notevole flessione dei consumi e dai maggiori oneri aziendali, contesta la validità di un eventuale blocco che determinerebbe solo accaparramenti, impoverimento delle scorte, borsa nera. Il settore del turismo (alberghi, pubblici esercizi ecc.), sottoposto ad una serrata concorrenza internazionale, sottolinea come la maggior parte dei prezzi siano tenuti «al limite del collasso». E il governo? Il ministro Stammati esclude la possibilità di un duro intervento sui prezzi, mentre ammette una certa sorvtglianza sui costi da realizzarsi attraverso una collaborazione effettiva fra governo, imprenditori, sindacati dei lavoratori e, in particolare, sulla formazione dei costi e quindi dei prezzi finali. Macario ribatte: «Sul piano del controllo dei prezzi, altri Paesi del Mec hanno fatto ben più di noi. Sono esperienze da considerare attentamente. In questo campo, la rassegnazione e la rinuncia a fare non sono più possibili». Ben venuto, segretaria generale della UH, incalza: «Di fronte ad una previsione di aumento del costo della vita nel 1977 nella misura del 20 per cento, la risposta del governo è stata orientata finora verso un processo deflazionistico che punta alla restrizione della base produttiva con riflessi sull'occupazione. Noi proponiamo, invece, una alternativa che punta su una maggiore produzione bilanciata da un controllo del livello dei prezzi». Entro questi limiti si svolgerà al più presto un negoziato fra governo e sindacati, ma forse anche tra sindacati ed imprenditori. La Federazione Cgil, Cisl, Uil sta preparando una «piattaforma» precisa da presentare alle controparti, la Uil ha promosso un convegno per i prossimi giorni, le federazioni nazionali dei lavoratori dell'industria (metalmeccanici, chimici, tessili, alimentaristi ecc.) sugge¬ riscono vari «punti di attacco», dal controllo sui prezzi dei grandi gruppi ad una sorveglianza vincolante sui vari passaggi della fase distributiva. Qualcosa, certo, si dovrà fare. In Italia, nel 1976, si è avuto il maggiore aumento dei prezzi al consumo fra I Paesi della Cee rispetto al precedente anno (ottobre 1976-ottobre 1975): 20,1 — secondo le stime dell'Ócde — rispetto al 18,9 per cento dell'Irlanda, al 14 per cento della Gran Bretagna, al 13,4 per cento della Danimarca, al 9,9 per cento della Francia, all'85 per cento del Lussemburgo e dell'Olanda, all'8,3 per cento del Belgio, al 3,6 per cento della Germania. Gli ultimi dati elaborati dall'Istat per il mese di febbraio 1977 confermano la tendenza ad una sensibile ascesa dei prezzi al consumo. Si è registrato un aumento del 2,3 per cento sul mese di gennaio: uno dei più elevati, si osserva all'Istat, degli ultimi dodici mesi (è stato superato soltanto nei mesi di aprile e ottobre dello scorso anno, quando si verificarono rispettivamente incrementi del 3 per cento e del 3,4 per cento). Nei confronti del febbraio 1976 si ha un aumento del 23 per cento. Le maggiori spinte al rialzo sono state date, nell'arco dei dodici mesi, dal capitolo «elettricità e combustibili» (più 36,8 per cento), seguito dalle voci «abbigliamento» e «spese varie» (24,4 per cento), «alimentazione» (22,2 per cento) e dall'abitazione (11,8 per cento). I prezzi alla produzione, peraltro, sono aumentati in misura maggiore che al consumo. Nel 1976 (intero anno) si ha un incremento del 31,6 per cento dei prezzi alla produzione contro il 22 per cento di quelli al consumo. Anche nel mese di gennaio 1977, secondo dati provvisori dell'Istat, l'aumento delle quotazioni alla produzione risulta superiore, sia pure di poco, a quello al consumo. La Federazione Cgil, Cisl, Uil sta rielaborando alcune richieste da avanzare al governo: 1) il mantenimento per un certo periodo delle differenze tra i prezzi alla produzione o all'importazione e i prezzi di vendita al minuto per un «paniere significativo» di prodotti; 2) un appello alle imprese per ottenere l'ampliamento della gamma dei prodotti per i quali esse stesse stabiliscono un prezzo imposto al dettaglio; 3) un controllo sui prezzi praticati dai grandi gruppi industriali; 4) ampliamento dei generi sottoposti alla determinazione dei prezzi da parte del Cip; 5) potenziamento del Comitato interministeriale e della Commissione centrale prezzi. La Uil sostiene soluzioni più vaste, come la costituzione di un «Commissariato per i prezzi» con il compito di far osservare anche le regole della concorrenza, la riduzione delle spese di propaganda, la limitazione degli oneri sostenuti dalle aziende per le confezioni. Giancarlo Fossi

Persone citate: Macario, Stammati

Luoghi citati: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Roma