Mosca vuole una conferenza contro gli "eurocomunisti,,? di Paolo Garimberti
Mosca vuole una conferenza contro gli "eurocomunisti,,? Non è facile mobilitare tutti i Paesi dell'Est Mosca vuole una conferenza contro gli "eurocomunisti,,? Sergio Segre definisce «senza alcun fondamento» la notizia che i sovietici avrebbero tentato di organizzare una nuova conferenza europea dei partiti comunisti a meno di un anno di distanza da quella di Berlino Est. La misteriosa «riunione segreta» di Vienna, alla fine di febbraio, era «soltanto un incontro tra quattro o cinque partiti» dedicato alla «cooperazione sociale» in Europa. Il pei non vi partecipò perché «il tema non era interessante», tanto più che, nella prima decade di giugno, si svolgerà a Bruxelles un incontro comunista sulle questioni economiche europee, che assorbirà anche i temi della «cooperazione sociale». 11 pc francese, invece, inviò un rappresentante a Vienna, «qualcuno della sezione esteri», che, però, partì prima della fine dei lavori «perché l'incontro non era serio». Queste le dichiarazioni rilasciate stamane, al telefono, da Sergio Segre, responsabile della sezione esteri del pei. Da fonte diplomatica occidentale, però, ho avuto informazioni diverse. L'incontro di Vienna, svoltosi il 18 e il 19 febbraio ed organizzato dal pc austriaco (notoriamente molto legato a Mosca), aveva come tema «l'anticomunismo e l'antisovietismo nell'Europa occidentale». Vi parteciparono un numero imprecisato di partiti, comunque più di quattro o cin que. Il rappresentante francese abbandonò la riunione quando si accorse — secondo la frase testuale di una fonte — che stava per «tomber dans un piège» (cadere in una trappola); cioè di aver aderito, del tutto involontariamente, ad un tentativo di preparare una sorta di condanna collettiva della politica del suo partito e degli altri partiti «eurocomunisti». Voci su un tentativo dei sovietici di riunire una conferenza paneuropea (con l'obiettivo minimo di chiarire le ambiguità interpretative sul documento di Berlino e l'obiettivo massimo di ricondurre i «dissidenti» sulla retta via) avevano cominciato a circolare una settimana prima dell'incontro di Madrid tra i partiti spagnolo, francese ed italiano. Nella capitale spagnola, la sera prima del vertice, ne avevo chiesto conferma allo stesso Segre. Aveva risposto di «non aver mai sentito parlare di una cosa del genere». Due giorni dopo — avendo avuto nel frattempo indicazioni più precise da tre fonti indipendenti — avevo riproposto il quesito a Segre, il quale, allora, aveva vagamente accennato ad una «riunione economica di nessuna importanza» svoltasi a Vienna. C'è voluto un po' di tempo per chiarire il puzzle, data la reticenza degli italiani e la difficoltà di attingere notizie da fonti dirette. I francesi, ad esempio, sembravano vergognarsi di aver inviato un loro rappresentante all'incontro viennese e rifiutavano categoricamente di parlarne. Ma ora è abbastanza evidente che i comunisti austriaci si sono prestati a giuocare il ruolo di cavallo di Troia dell'Urss nei confronti di quei partiti occidentali che, dalla conferenza di Berlino in poi, hanno seguito una linea di autonomia nei confronti di Mosca. Se l'iniziativa degli austriaci avesse incontrato una consistente adesione da parte di altri partiti occidentali, l'incontro di Vienna avrebbe segnato l'inizio della preparazione di una nuova conferenza paneuropea, da tenersi magari a livello di alti funzionari, anziché di segretari generali come quella di Berlino Sempre secondo fonti diplomatiche occidentali, un rappreseti tante del partito tedesco orienta le — scelto tra coloro che avevano preparato la conferenza di Berlino — avrebbe dovuto recarsi a Vienna, alla fine di febbraio, per concordare con gli austriaci i dettagli tecnici del l'organizzazione della conferen za. Ma l'incontro di Vienna fallì e il viaggio del tedesco fu annullato. Pare (ma l'informazione è incontrollabile) che un inviato del pc austriaco si sia successivamente recato a Mosca per informare i sovietici sullo svolgimento della riunione di Vienna. A questo punto, appaiono più plausibili anche le indiscrezioni secondo le quali i sovietici — fallito il tentativo di convocare una conferenza — avrebbero cercato di strappare una condanna degli « eurocomunisti» ai partiti al potere nell'Europa orientale. Un incontro tra i rappresentanti di questi partiti (se gretari dei comitati centrali incaricati dei rapporti con l'estero e dei settori ideologici) si è svolto a Sofia il 2 e 3 marzo, in coincidenza, non certo casuale con il vertice «eurocomunista» di Madrid. Secondo quanto ha riferito sul «Giornale nuovo» due giorni da Frane Barbieri, sulla base di colloqui privati avuti a Budapest, la proposta sovietica di una condanna degli «eurocomunisti » sarebbe stata caldamente appoggiata a Sofia dai bulgari e dai cecoslovacchi. D'altra parte, pochi giorni prima, Vasil Bilak, davanti al comitato centrale del pc cecoslovacco, aveva definito «traditori» i partiti «eurocomunisti». Però, i romeni e gli ungheresi si sarebbero opposti ad una condanna pubblica e collettiva. Si aggiunga che da Madrid era intanto giunta conferma che i tre partiti eurocomunisti, anche in risposta a pressioni sovietiche, avrebbero evitato nei loro documenti qualsiasi critica esplicita dei Paesi dell'Est. Così, nel comunicato finale pubblicato in prima pagina dalla Pravda il 4 marzo, i partiti orientali si limitarono a loro volta a denunciare « la campagna anticomunista (...) organizzata dai circoli imperialisti», che pretendono di «immischiarsi negli afjari interni» dei Paesi socialisti «in violazione dello spirito e della lettera dell'Atto finale della conferenza di Helsinki». Al di là di sue eventuali imprecisioni, dovute all'impossibilità di avere precise conferme da fonti dirette, questa nebulosa vicenda indica che i sovietici non hanno rinunciato all'idea di riprendere il pieno controllo del movimento comunista europeo, sfuggito loro di mano dopo la conferenza di Berlino. Tuttavia, il piano sovietico incontra un'opposizione, più passiva che attiva, sia tra i partiti occidentali sia tra i partiti al potere nel"'Europa orientale. I romeni — più per ragioni tattiche, che per un autentico convincimento politico ideologico — sono da tem¬ po dalla parte degli «eurocomunisti». Gli ungheresi, come dimostrano certe dichiarazioni di Radar e gli articoli della stampa ufficiale di Budapest, non vogliono rompere con i più indipendenti partiti occidentali. I polacchi, che hanno inviato recentemente a Roma un loro messo, cercano di stare in bilico tra Mosca e l'asse Roma Parigi Madrid. A conti fatti, gli unici alleati incondizionati dei sovietici sono proprio i due partiti orientali che godono di minore credibilità: i bulgari e i cecoslovacchi. Paolo Garimberti
Persone citate: Frane Barbieri, Segre, Sergio Segre, Vasil Bilak
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