Salvata l'Immobiliare ma non in Borsa (-14%)

Salvata l'Immobiliare ma non in Borsa (-14%) Salvata l'Immobiliare ma non in Borsa (-14%) Roma, 14 aprile. Le decisioni adottate ieri dal consiglio di amministrazione della Società Generale Immobiliare, decisioni che in pratica allontanano dall'azienda il pericolo del fallimento, hanno avuto una ripercussione in Borsa contraria alle aspettative. Il titolo ha perso ben il 14 per cento, quotando alla chiusura delle contrattazioni 81,25 lire contro le 93 di ieri. Evidentemente, rispetto ad altri tempi in cui si sarebbe certamente assistito ad un recupero dei valori, oggi nessuno più crede nei salvataggi in extremis se non sotto forma di intervento pubblico. E che a salvare l'Immobiliare sia stata alla fine la mano pubblica, attraverso, anche se per il momento sotto forma di consulenza, di Loris Garbi, presidente delle Condotte Acqua (gruppo Iri), è il convincimento generale che si ricava dalle prime reazioni dei partiti e dei sindacati. Cadute una dopo l'altra tutte le iniziative di racimolare i 58 miliardi dell'aumento di capitale inizialmente varato, divenute inutili le pressioni sulla Banca d'Italia per far intervenire in forma diretta il sistema bancario, si è scelta alla fine l'unica strada percorribile, strada che passa, in via surrettizia, attraverso le partecipazioni statali. Tutto sommato, come ci hanno fatto notare al partito socialista, si è fatto un salto indietro di qualche anno, quando già nel 1974 si era ipotizzato un passaggio dell'ex società di Sindona sotto il diretto controllo dell'Italstat, società capogruppo cui appartiene la Condotte Acqua. Conviene, comunque, ricapitolare le decisioni assunte ieri dal consiglio di amministrazione dell'azienda. In via principale si è decisa una nuova pesante svalutazione del capitale sociale: dai 107,2 miliardi cui era giunto dopo la parziale sottoscrizione di alcuni partecipanti al gruppo di controllo, il capitale scenderà a 71,5 miliardi tramite la riduzione del valore nominale delle azioni da 150 a 100 lire l'una. L'assemblea straordinaria convocata per il 20 maggio dovrà però ratificare una seconda e più importante decisione: il reperimento di nuovi mezzi finanziari con un prestito di almeno 35,5 miliardi (un ammontare cioè pari alle azioni inoptate dell'aumento di capitale precedentemente deciso) di obbligazioni convertibili in azioni. L'emissione dovrebbe avvenire tramite l'Icipu e l'assorbimento viene garantito da un consorzio formato dalle principali banche creditrici dell'Immobiliare. Infine, dal gruppo verrà scorporata tutta la «polpa» dando il via alla cessione delle proprietà urbane poste a reddito. In tal modo, attraverso lo scorporo dei beni patrimoniali, sarà possibile abolire quanto meno la parte più pesante della gestione finanziaria gravata da debiti a breve per oltre 120 miliardi (106 miliardi iniziali più gl'interessi nel frattempo maturati). La lunga vicenda immobiliare si chiude quindi con una soluzione che la salva dal fallimento. Ci si chiede, in ogni caso, questa sera se, pur in assenza delle soluzioni faticosamente trovate all'ultimo momento, si poteva far fallire la più grande impresa di costruzioni italiana. Secondo l'on. Eugenio Peggio, uno dei maggiori economisti del pei, che abbiamo interpellato, questa domanda andrebbe girata alla Banca d'Italia e al governo. «A questo interrogativo più volte sollevato, dice Peggio, si è sempre risposto ricordando quali conseguenze sul piano della credibilità internazionale avrebbe avuto un fallimento dell'Immobiliare». L'azienda ha debiti in valuta sull'estero per un importo pari a cento miliardi di lire, legati in parte ai buchi lasciati aperti da Michele Sindona e dal suo ex braccio destro Bordoni. E' convinzione comune, quindi, che in un modo o nell'altro, attraverso magari una strategia di continua drammatizzazione, prima o dopo una soluzione il governo avrebbe dovuto trovarla. Un'ultima annotazione riguarda l'intervento dell'Icipu. II presidente dell'istituto di credito per le opere pubbliche, Franco Piga, ci ha dichiarato stasera di non essere finora stato interpellato né dall'Immobiliare né dal governo per la prevista operazione di emissione di obbligazioni. «Comunque, ha precisato Piga, noi per il momento non abbiamo preso nessuna iniziativa. Aspettiamo eventualmente una convocazione dal governo e dalla Banca d'Ita¬ lia». n. g.

Persone citate: Eugenio Peggio, Franco Piga, Loris Garbi, Michele Sindona, Piga, Sindona

Luoghi citati: Roma