Oggi si discutono le vertenze dei grandi gruppi

Oggi si discutono le vertenze dei grandi gruppi Per 500.000 dipendenti Oggi si discutono le vertenze dei grandi gruppi (Dal nostro inviato speciale) Roma, 13 aprile. I «grandi gruppi» che hanno vertenze aziendali aperte occupano circa mezzo milione di persone: una base rilevante, fortemente sindacalizzata, sulla quale le Confederazioni contano per rilanciare nel Paese il tema degli investimenti e dell'occupazione, dopo i sacrifici accettati sul costo del lavoro. Per le Confederazioni, si tratta di ottenere risultati che contribuiscano anche a riassorbire il malumore e la dissidenza suscitati dall'accordo sulla scala mobile. Luciano Lama, sull'ultimo numero di Rinascita, riferendosi alle vertenze dei «grandi gruppi», ha scritto: «Per l'obiettivo dell'occupazione oggi in Italia c'è poca lotta, non troppa». Perciò bisogna intensificare le vertenze per «ottenere rapidamente risultati tangibili». La prima riunione dei «grandi gruppi» si è svolta a Roma il 30 marzo scorso; era il giorno dell'accordo governo-sindacati sul costo del lavoro e nell'assemblea i mugugni contro l'intesa prevalsero sui temi delle vertenze aziendali. Domani al «Parco dei Principi» ci sarà una seconda riunione, «in continuazione di quella del 30 marzo». Vi parteciperanno rappresentanze sindacali delle massime aziende private e pubbliche: Fiat, Olivetti, Montedison, Eni, Alfa Romeo, Cantieri navali, Materferro, Aviazione. Presiederà il segretario confederale Sergio Gara vini, che in marzo aveva svolto la relazione introduttiva. Il segretario generale dei metalmeccanici della Uil, Vincenzo Mattina, ha dichiarato: «Bisogna costruire il secondo tempo, su investimenti ed occupazione, dopo che abbiamo chiuso definitivamente il primo tempo sul costo del lavoro. La vertenza dei "grandi gruppi" coinvolgerà il governo e le Conleder azioni». Antonio Zilli che, come segretario dei metalmeccanici, guida la delegazione della Firn nelle trattative con la Fiat è ottimista: «Caduti ì decreti che limitavano la contrattazione aziendale, il negoziato dovrebbe assumere un andamento dinamico e concreto». Nelle vertenze per le aziende pubbliche i sindacati si propongono di tentare una strada nuova: «Vogliamo affrontare globalmente con Viri — ha affermato Zilli — il problema degli investimenti nelle singole imprese. Mi spiego meglio: l'impianto di Gioia Tauro non lo decide l'Itatsider, ma Viri con il governo: l'eventuale impegno dell'Alfa Romeo nel settore dei veicoli commerciali riguarda l'azienda, ma le decisioni toccano Viri». In pratica, i sindacati si propongono di ottenere dall'Iri «riferimenti precisi» da sviluppare poi nei settori e nelle singole aziende. I sindacalisti dei «grandi gruppi» domani dovranno anche stabilire la data e le modalità dello sciopero di quattro ore già deciso nella riunione del 30 marzo: è probabile che lo sciopero (per il mezzo milione di lavoratori interessati) si svolga intorno al 20 aprile. II timore che nella contrattazione aziendale prevalgano gli aspetti economici permane. In un recente convegno svoltosi a Milano, Walter Mandelli, presidente della Federmeccanica (che rappresenta 8 mila imprese private del settore meccanico) ha affermato che «in presenza di automatismi che adeguano mediamente al 100 per cento la retribuzione al costo della vita e di altri meccanismi anch'essi automatici legati all'anzianità di servizio ed allo sviluppo delle carriere, non rimane spazio per altri aumenti salariali». Tra i metalmeccanici le «piattaforme» ufficiali sarebbero circa 800, più altrettante «non registrate», cioè senza l'intervento delle associazioni di categoria. Nel settore tessile le «piattaforme» presentate sono almeno 400 «con richieste — ha affermato il presidente del consiglio sindacale della Federtessili, Giancarlo Lombardi — che vanno da 10 a 40 mila lire al mese». Nel già citato articolo su Rinascita, Lama, esaminando gli aspetti salariali delle «piattaforme» ha scritto: «Se nelle aziende abbandonassimo o indebolissimo la scelta generalmente compiuta, di incentrare le piattaforme sui problemi dell'organizzazione del lavoro, degli investimenti e dell'occupazione, e calcassimo la mano sulle rivendicazioni salariali riapriremmo noi stessi il problema (ndr, il costo del lavoro), offrendo agli avversari un magnifico pretesto per attaccare, e questa volta forse con successo, punti essenziali della scala mobile». Sergio Devecchi

Persone citate: Antonio Zilli, Giancarlo Lombardi, Lama, Luciano Lama, Olivetti, Sergio Devecchi, Sergio Gara, Vincenzo Mattina, Walter Mandelli, Zilli

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia, Milano, Roma