Spettro della ghigliottina per i due giovani francesi di Giuliano Marchesini

Spettro della ghigliottina per i due giovani francesi Sono detenuti nel carcere di Trieste Spettro della ghigliottina per i due giovani francesi Christian Sagnard ed Eliane Giraud sono stati condannati per una tentata rapina - Un amore nato sulle barricate del '68 (Dal nostro inviato speciale) Trieste, 13 aprile. Nel carcere triestino del Coroneo ci sono due detenuti «diversi». Sono due coniugi francesi, le loro giornate sono affollate di incubi: se lo Stato italiano li consegnerà alle autorità del loro Paese, andranno incontro alla ghigliottina. Lui si chiama Christian Sagnard, non ha ancora trent'anni; lei. Eliane Giraud, ne ha 24. La corte d'assise dell'Alta Garonna li ha condannati alla pena capitale per concorso in un tentativo di rapina. Una segnalazione dell'Interpol ha troncato il loro drammatico peregrinare: sono stati bloccati nell'ottobre scorso in una piccola pensione poco lontano da Trieste. Una storia che fa rabbrividire. Eliane Giraud aveva 16 anni quando conobbe Christian: veniva dall'Algeria, dove i suoi facevano i contadini, e aveva vissuto tutti i travagli di quel Paese in lotta per la conquista dell'indipendenza. In Francia, era riuscita a diventare una studentessa di liceo. Poi, l'incontro con Christian Sagnard: non lungo un boulevard, o ai tavolini di un bar, ma sulle barricate. Era il maggio francese del '68, lei era sospìnta dalla ventata della contestazione studentesca. E prese per mano, nel mezzo delle manifestazioni, questo Christian dall'aria un po' imbronciata. Il giovane faceva l'imbianchino, era già stato in carcere perché s'era rifiutato di indossare la divisa militare. Per i due ragazzi, l'attivismo politico era travolgente, fino al punto di far loro prendere le difese di due giovani di Lione, accusati di aver ucciso un poliziotto. Da allora in avanti, la polizia francese si occuperà di loro con particolare attenzione. «In pratica, ci consideravano dei sovversivi», racconterà Eliane. Questa ragazza esile, dotata di una straordinaria carica di vitalità, si mise a seguire Christian da un posto all'altro, attraverso il Mezzogiorno della Francia e poi all'estero. Nel febbraio del 1972, i due giovani vennero a sapere che la polizia li stava ricercando per un tentativo di rapina. Il girovagare diventò una fuga ) el uti gi no to una. anne elner di elro ore angosciosa: dalla Francia all'Algeria, dove Eliane trovò un posto come insegnante di francese e Christian rimase senza lavoro; poi in Belgio, e qui entrambi riuscirono a trovare una sistemazione. Infine, decisero di sposarsi. E qualche mese dopo ripresero a viaggiare. Ma li incalzava quell'accusa di concorso in tentata rapina, le segnalazioni sul loro conto erano state diramate attraverso l'Interpol. Così, quando varcarono il confine tra la Slovenia e l'Italia e andarono a sistemarsi in un alberghetto di Muggia, furono bloccati dalla polizia, interrogati e poi condotti nel carcere del Coroneo. a i . l n l La sentenza istruttoria emessa l'8 maggio del '73 dalla Corte d'appello di Tolosa dice che Christian Sagnard e altri due uomini, «trovandosi a Lione in gravi difficoltà finanziarie, decidevano di commettere un colpo importante». Uno studente di Tolosa avrebbe suggerito loro di compiere una rapina a mano armata. «Il 4 febbraio 1972 — è scritto nella sentenza istruttoria — Giraud Eliane, cittadina francese, amante di Sagnard, si recava a Torino»: secondo i giudici francesi la ragazza avrebbe dato a un complice, che si era rifugiato all'estero sotto falso nome, «tutte le indicazioni e le direttive utili sull'operazione progettata a Tolosa». Un assalto, effettivamente, fu compiuto all'ufficio postale di Toulouse-Esquirol, 1*11 febbraio del '72. Due individui intimarono al cassiere di consegnare loro il denaro. Non vi furono sparatorie: l'impiegato venne colpito al capo con il calcio di una pistola, riuscì comunque a premere il pulsante del segnale d'allarme e i banditi abbandonarono l'impresa. Gli inquirenti hanno sostenuto che Christian Sagnard, durante quel tentativo di rapina, «sorvegliava quelli che arrivavano nella sala aperta al pubblico». Eliane Giraud ed il marito conducono una difesa disperata. «Noi non c'entriamo affatto — ripete la giovane — l'unico contatto che abbiamo avuto con i presunti complici è stato per passare una notte in casa loro. E' tutto assurdo». Ma questa storia vorrebbe avere una conclusione agghiacciante: per Eliane e Christian c'è una condanna tremenda in contumacia, c'è la prospettiva della ghigliottina. La Francia ha chiesto l'estradizione, l'Italia dovrebbe consegnare questi due giovani coniugi in base ad un accordo che risale addirittura al 1870, e che non si sa se considerare ancora in vigore oppure estinto. Tra l'altro, una convenzione del 1957 dovrebbe consentire al nostro Paese di negare l'estradizione per reati che all'estero sono puniti con la pena capitale. Giuliano Marchesini