PERCHE IL PSI NON DEVE PAGARE di Tino Neirotti

PERCHE IL PSI NON DEVE PAGARE PERCHE IL PSI NON DEVE PAGARE I partiti sono Stato Se i rapitori di Guido De Martino hanno lo scopo, come tutto lascia credere, di aumentare lo smarrimento tra i cittadini già turbati da tanti fatti criminosi, di far emergere confusione e contraddizioni nel potere politico, di dimostrare la quasi impotenza dei servizi di sicurezza di fronte alla delinquenza organizzata, i mezzi che essi hanno usato si sono rivelati finora terribilmente idonei. Certo è facile avere l'iniziativa quando si ha nelle proprie mani la vita di una persona e si può far leva sull'angoscia dei parenti, degli amici e di tutti quelli che hanno cuore. Il primo risultato ottenuto è il senso di smarrimento che afferra tutti coloro che seguono questa vicenda. Ne sono una testimonianza le numerose lettere che arrivano ai giornali e che sono state pubblicate in questi giorni. La maggior parte di esse domanda perché si debba fare tanto clamore per il rapimento di un uomo politico, anzi del figlio d'un importante uomo politico, mentre su altri casi di padri, di spose o di ragazzi rapiti è sceso presto il disinteresse. Non sono tutti gli uomini uguali? Certo il dolore è uguale in tutte le famiglie colpite da questa nuova crudelissima forma di banditismo, e la vita di ognuno è sacra nello stesso modo. Ma la risonanza del caso De Martino dipende da altre cose: va oltre il dramma umano, comune a tutti, in quanto i rapitori con questo gesto sembrano voler colpire, anzi disgregare lo Stato, costringendolo a capitolare, sicuri poi dell'impunità. E' il sistema demo¬ cratico, è la Repubblica stes- I sa oggetto della minaccia e del ricatto. Per questi motivi e in questo senso il rapimento del figlio del leader socialista De Martino è diverso dagli altri. Uno solo gli somiglia: quello del giudice Mario Sossi, tenuto prigioniero nel 1974 dalle Brigate rosse, che pretendevano, 'per restituirlo vivo, la liberazione di otto condannati del «Gruppo XXII ottobre», riconosciuti colpevoli di omicidio e rapina. Il procuratore generale Coco si era opposto: pochi mesi fa è stato assassinato. Per De Martino c'è stata qualche richiesta di scambio (prima i Nap, ora i fascisti) poco attendibile; e c'è stata, più verosimile e sicura, la richiesta d'un riscatto di 5 miliardi. A questo punto il groviglio dei sentimenti personali e delle responsabilità politiche torna, come nel caso Sossi, in tutta la sua angosciante drammaticità. Con tali manovre i rapitori puntano al secondo scopo: la confusione e la contraddizione tra i politici. L'altra sera, nell'emozione delle prime notizie sul riscatto da pagare, parecchi tra i dirigenti socialisti hanno parlato di un'autotassazione degli iscritti e dei simpatizzanti per raccogliere i cinque miliardi, altri hanno accennato ad una sottoscrizione. Nella giornata di ieri le dichiarazioni si sono fatte ■più caute, l'incertezza rimane grande. L'ansia e la volontà di fare tutto il possibile per salvare la vita del giovane De Martino si scontrano con i limiti obiettivi, oltre i quali sono in gioco tut¬ ti i principi di una democrazia, anzi di una civile convivenza. Come può un partito pagare un riscatto a criminali? I partiti sono finanziati dallo Stato, cioè da tutti i contribuenti; se il psi paga, sono i cittadini che pagano. E tutto ciò mentre alcuni Procuratori della Repubblica bloccano i fondi delle famiglie di altri sequestrati per impedirne i riscatti. In caso di cedimento, come si potrebbe negare domani all'opinione pubblica uno stanziamento fisso dello Stato per tutti i rapiti non politici? Questo giornale nei giorni del sequestro del giudice Sossi si oppose al baratto preteso dalle Brigate rosse. Nell'articolo di fondo, del 28 aprile '74, valido anche oggi, era scritto fra l'altro: «Vi sono alcuni beni grandissimi, di cui tutti i cittadini godono, in uno Stato democratico com'è l'Italia repubblicana: sono i beni legati all'idea e alla pratica della libertà politica, senza la quale la vita di milioni d'uomini si riempie di tristi e penose ingiustizie. Chi compie clamorosi atti di violenza, specie se rimane impunito dimostrando di saper tenere in scacco la Legge, provoca subito altri atti analoghi, magari di segno opposto: alla fine, se un Governo democratico non riesce, con iena- ce fermezza, a reprimere il Sfffonférsi:demcrimnaiità, se si dimostra imbelle e ce devote di fronte a ogni minaccia, può scaturire dal Paese offeso un'ondata di reazione così violenta e cieca da travolgere ogni libertà». Tino Neirotti

Persone citate: De Martino, Guido De Martino, Mario Sossi, Sossi

Luoghi citati: Italia