Nei rapporti tra gli Usa e la Cee ci sono ora le centrali nucleari

Nei rapporti tra gli Usa e la Cee ci sono ora le centrali nucleari La settimana prossima Jenkins a Washington Nei rapporti tra gli Usa e la Cee ci sono ora le centrali nucleari Bruxelles, 12 aprile. La decisione statunitense di tentare di ridurre l'impiego di plutonio nella produzione elettronucleare non ha suscitato ancora reazioni ufficiali della Commissione esecutiva europea. Ma negli ambienti competenti dell'esecutivo Jenkins non si nasconde un certo malumore per l'atteggiamento di Washington che potrebbe intralciare gli sforzi di autonomia energetica dei «Nove» e la presenza sui mercati internazionali — e quindi la stessa sopravvivenza — delle loro industrie produttrici di reattori veloci. I reattori veloci producono energia « riciclando » detriti delle centrali elettronucleari a uranio arricchito, prodotto di cui hanno praticamente il monopolio gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. I reattori veloci generano più combustibile fissile di quanto ne consumino; sono basati quindi su una tecnologia molto vantaggiosa per i Paesi europei, triDutari dell'estero sia per l'uranio sia per il suo arricchimento. Gli Stati Uniti giustificano la loro avversione per questo tipo di reattori con il fatto che il plutonio che essi impiegano (riciclandolo appunto dai residui radioattivi delle centrali a uranio arricchito) può essere facilmente impiegato per la costruzione di bombe atomiche. Questo fattore — secondo Washington — non solo porterebbe a una moltiplicazione del numero di Paesi in grado di fabbricare ordigni nucleari bellici, ma rischierebbe di porre questi ultimi « a portata di mano » di gruppi terroristici. II programma energetico deirarnministrazione Carter verrà reso noto soltanto il 20 aprile ma le pressioni di Washington si sono già fatte sentire. Da mesi, gli Stati Uniti stanno cercando di impedire la fornitura tedesco-occidentale al Brasile di una centrale elettronucleare il cui « cuore » è un reattore rapido. Più recentemente analoghe pressioni sono state esercitate sul Giappone, anch'esso, con Francia, Gran Bretagna e Germania occidentale, all'avanguardia in questo campo. Gli Usa dominano invece il mercato occidentale con i loro reattori tradizionali. Gli europei — si rileva negli ambienti della Commissione — non riuscirebbero a giustificare i forti investimenti che il settore richiede se non avessero sbocchi commerciali extra-europei. In ta¬ li ambienti si sottolinea che i « Nove » vogliono continuare, seppure con prudenza, il loro programma energetico, pur intendendo rispettare gli accordi internazionali sulla non proliferazione delle armi nucleari. Ma è nell'ambito di questi accordi — si afferma nei medesimi ambienti — che i Paesi industrializzati dovrebbero trovare un compromesso soddisfacente. Secondo gli osservatori, il commissario per l'energia Guido Brunner dovrebbe riferire prossimamente alla stampa sull'atteggiamento della commissione su questo argomento. Lo farà con ogni probabilità dopo il viaggio negli Stati Uniti, la settimana prossima, del presidente dell'esecutivo europeo, Roy Jenkins. (Ansa)

Persone citate: Brunner, Jenkins, Roy Jenkins