Il "caso Rabin" ha sollevato dispute sulla Costituzione di Giorgio Romano

Il "caso Rabin" ha sollevato dispute sulla Costituzione Il premier sotto accusa rimasto in carica Il "caso Rabin" ha sollevato dispute sulla Costituzione (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 12 aprile. Questa mattina prima seduta del Consiglio dei ministri dopo le dimissioni di Rabin. Il governo ha approvato, dopo breve riunione, il parere del consigliere giuridico prof. Ahron Barak, il quale ha escluso che, ai sensi della vigente legge, un ministro possa dimettersi o essere sostituito quando è in ufficio un governo di transizione. Anche se, in caso di temporanea assenza o malattia, i suoi compiti fossero assunti da un altro ministro, le responsabilità resterebbero sul capo del governo. A seguito del motivato parere del procuratore generale della Repubblica, che è stato reso pubblico stasera, Rabin resterà in carica con la pienezza dei suoi diritti-doveri e di tutte le sue funzioni fino a che non sarà costituito un nuovo governo. In questo senso egli ha letto un breve comunicato alla fine della seduta. Il ministro della giustizia, Haim Zadok, che aveva esposto la situazione davanti al Consiglio dei ministri, ha dichiarato in proposito: «Ai sensi di legge non si poteva fare altrimenti, ma dovremo stabilire un emendamento della legge attuale e ho intenzione di costituire una commissione di costituzionalisti perché studino proposte concrete da presentare alla Camera ». Ciò non significa che la legge potrà avere influenze sul caso attuale. Sarà la prossima Keneseth che dovrà modificare la legge sul governo di transizione, che ha mostrato le sue incongruenze anche in occasione delle tardive dimissioni dei ministri del partito liberale indipendente, rimasti nel governo controvoglia per una questione di ore. La riunione straordinaria della Camera, convocata per martedì prossimo, non potrà far altro che prendere atto della gravità della situazione. Frattanto il dossier personale della signora Rabin è stato trasmesso questa mattina al tribunale di Tel Aviv, che stabilirà nei prossimi giorni la data dell'udienza per la mancata denuncia del conto all'estero. L'incartamento viene studiato dal procuratore della Corte distrettuale, signora Vittoria Ostrowsky-Cohen: si tratta di un dossier che contiene essenzialmente le testimonianze dei coniugi Rabin e il materiale informativo trasmesso dal dicastero delle finanze. Se il processo sarà tenuto a Tel Aviv, esso sarà celebrato davanti al giudice Dov Levin, dato che la giudice Hadassa Ben-Ito, cui sarebbe toccato per regola, si è già dichiarata inidonea perché conosce personalmente l'accusata (la quale rischia un massimo di pena di tre anni di detenzione o un'ammenda corrispondente al triplo della somma [20 mila dollari] non denunciata). Tuttavia la febbre in Israele è passata dal campo dell'« affare Rabin » a quello dei partiti e delle fazioni politi¬ che e dei termini di consegna delle liste dei partiti stessi che scade stasera alle 10, nonché dell'ordine dei candidati in ciascuna lista. Mai nella politica israeliana era accaduto che si dovesse aspettare fino all'ultima ora per conoscere le liste dei principali partiti e delle alleanze in seno ai medesimi o che ci fossero, poche ore prima della chiusura della presentazione, incertezze circa l'entrata in questa o in quella combinazione di uno o più personaggi carismatici, esponenti di questa o quella tendenza. Stamane si è saputo che era andata a monte una trattativa dell'ultima ora per l'entrata di Moshe Dayan nella lista del partito di destra Iiikud (notizia che ha fatto scandalo, dato che Dayan figura ottavo nella lista del partito del lavoro). Per tutta la giornata sono continuati patteggiamenti per far aderire Sharon e la sua fazione « Shlomzion » al partito Likud. Nonostante l'intervento personale di Begin (che ha diretto la faccenda dal suo letto di ospedale), tre ore prima della presentazione delle liste, il tentativo ha fatto fallimento e il generale della riserva Sharon si presenta autonomo alle prossime elezioni con una lista di cui ancora non si conoscono i nomi. Il numero delle liste che saranno presentate (forse quaranta o più), la singolarità di certi matrimoni di convenienza e non d'amore, la scarsa compattezza che mostrano anche i principali partiti, sono un indice della confusione dell'ora e della gravità di tutti i suoi problemi. Il primo partito che ha presentato ieri il proprio elenco di candidati è quello di Yagael Yadin: il movimento democratico per un cambiamento. Pronunciando un discorso in occasione dell'anniversario dell'indipendenza nazionale, Rabin ha detto che Israele è disposto a qualsiasi « iniziativa ragionevole » per la ripresa delle trattative di pace con gli Stati Arabi. « In quantoebrei, il nostro impegno è per la pace », ha detto Rabin nel suo messaggio rivolto alle comunità ebraiche all'estero. « Israele è disposto a partecipare a qualsiasi iniziativa ragionevole che porti i nostri vicini con sovranità al tavolo delle trattative », ed accetterebbe « reciproci compromessi per amore di una pace sicura », ed è disposto ad « assumere rischi » che non mettano in pericolo la sua sicurezza nazionale. Giorgio Romano

Luoghi citati: Israele, Tel Aviv