I lettori discutono

I lettori discutono I lettori discutono Per i lettori Tutte le lettere che ci arrivano sono le benvenute: teniamo nel massimo conto i giudizi, le opinioni, le critiche, i suggerimenti che esse contengono. CU scritti brevi hanno più probabilità d'essere pubblicati; per quelli molto lunghi si rendono necessari tagli o riassunti dovuti ai limiti di spazio: quando le lettere recano il numero telefonico cerchiamo di concordarli con gli autori. Ricordiamo ancora che le lettere anonime non vengono prese in considerazione. Il rapimento d'un uomo politico Come cittadino indifeso constato che hanno dovuto rapire il figlio di un politico, perché la classe che governa (sindacati e partiti) si sentisse sdegnata; finché rapinano privati cittadini si nega alle forze dell'ordine il fermo di polizia. E finché si ammazzano soltanto carabinieri e poliziotti si mandano corone e si fa della retorica, ma provvedimenti seri per questi poveri ragazzi: zero. Se si tocca un politico in un attimo si mobilita tutto il Paese. Sono certo clic entro pochi giorni i responsabili saranno pescati c De Martino liberato. Ma a questo punto non mi stupirci se un bel momento si scoprisse che è stata tutta una montatura, perché l'aumento della tensione giova alle manovre delle sinistre non certo ai singoli cittadini che ne subiscono il disagio e ne pagano le spese. Con tutti questi fatti un bel momento la gente stufa incomincia a dire venga chi vuole purché si stia più tranquilli. E la tranquillità i comunisti ce la possono dare, con la polizia segreta, eccetera: non certo col pluralismo. Ignazio Barione, Torino Scuole autogestite Non mi sono chiari i termini della polemica della professoressa Gigliola Franco, docente di lettere, con Carlo Casalegno a proposito delle scuole autogestite («l lettori discutono» di venerdì 8 aprile). Non sono docente, ma a suo tempo ho preso una laurea, proprio in lettere, che mi è costata sudore e fatica perche erano ancora gli anni in cui si pretendeva dagli studenti, per promuoverli, la dimostrazione di aver studiato e capito le materie d'esame A quanto pare quei tempi sono definitivamente tramontati, come un oscuro Medioevo di vessazioni e sopraffazioni culturali che avevano per scopo (e qui copio dalla professoressa Franco) di «ottundere intelligenza, coscienza e spirito critico». Prendiamone pure atto. Certamente per gli addetti ai lavori è tutto chiaro e limpido e penso che, per contestare cosi la vecchia scuola, abbiano pronta la ricetta di quella nuova, «che non sia scollata dalla realtà sociale ma che costituisca un corpo unico con essa». E allora perché non proporre pubblicamente le nuove soluzioni, ma in concreto, con i piedi per terra, dicendo chiaramente con che cosa si vogliono sostituire i vecchi programmi, quali sono le materie e gli autori che devono sparire e che cosa si vuole concretamente studiare, posto che la scuola debba ancora essere un luogo dove si studia? Giuseppe Nosenzo, Vinovo (To) La coscienza antifascista nel '35 Il desiderio della estrema sintesi ha giocato un tiro birbone a L. Sciascia nell'ultima parte del Taccuino del 3 aprile, nello scritto intitolato Stendhal oggi. Ricordato un civile dialogo con un gruppo di liceali palermitani, notizia che riveste particolare significato nel momento in cui lo scrittore isolano pareva volesse accentuare la sua naturale sicilitudine, egli si sofferma su Stendhal e su Tornasi di Lampedusa a proposito delle lezioni da quest'ultimo dedicate al romanziere di Grenoble. Il pensiero di Sciascia riguarda il sospetto se Stendhal conti oggi, nel 1977, lettori giovani quali si addicono — scrive testualmente — alla sua sempre giovane opera, E continua asserendo che ne ha avuti nel 1880 nel corso della prima ondata e nel 1935 per concludere «e da noi a questa data va registrato il sorgere della coscienza antifascista». Che si tratti di un refuso, come si dice in gergo? Perché di un errore ideologicc-politico credo non si dovrebbe parlare nemmeno. Sciascia è troppo edotto e informato per ignorare che a quella data — il già avanzato 1935 — la coscienza antifascista di una larga fascia di italiani, di ogni condizione, del resto, era già matura e che personalità come Matteotti, Amendola, Don Minzoni, Gobetti (per essere stringati oltre ogni dire) avevano pagato con il sacrificio della vita e che Gramsci sarebbe morto in prigione fra un paio di anni insieme a molti altri, combattenti per la libertà e insofferenti di ogni costrizione. E. non occorre aggiungere quanto fossero in regola con la loro coscienza. Lucio Alaimo, Palermo

Luoghi citati: Lampedusa, Palermo, Torino, Vinovo