Il poker africano

Il poker africano Il poker africano Riesplode il Congo, ora Zaire, diciassette anni dopo gli scoppi di furore, neri e bianchi, e i giochi di potenza che accompagnarono la nascita del più tormentato Stato africano. Ma non è più una crisi isolata: è il punto cruciale, forse di rottura, di una più generale crisi dell'Africa, dove ora si concentrano — mentre l'Asia si rilassa dopo il lungo spasmo indocinese e l'America Latina è ancora imprigionata nel suo equilibrio reazionario — le spinte rivoluzionarie del Terzo Mondo. Dopo la tragedia iniziale e le molte convulsioni, lo Zaire fu stabilizzato dal generale Mobutu Sese Seko: una dura tecnocrazia militare, africanista nel costume e nella cultura, occidentalizzante nel modello di sviluppo economico e nella strategia delle alleanze. Ora di nuovo 10 si destabilizza, con metodi diretti come l'invasione di oppositori politici e di avversari esterni attraverso l'ex-Katanga, ribattezzato Shaba. Già lo Zaire è uno dei Paesi-chiave dell'Africa nera: 25 milioni di abitanti, notevoli risorse minerarie, una posizione strategica nel cuore del continente. Inoltre, e soprattutto, lo si attacca in un quadro africano che vede l'Urss egemone o influente su Angola, Mozambico, Somalia, Etiopia, Yemen del Sud, eccetera, e i cubani di Castro sfogare al di qua dell'oceano la carica agitatoria e insurrezionale forzosamente repressa in America Latina. La crisi è questa, nello Zaire e nell'Africa. Chi legittima l'attacco con ragioni ideologiche o di moralità democratica dice che Mobutu è un tiranno. E certo lo è: lo Zaire ha un regime monopartitico, 11 culto del capo è diffuso, la pratica repressiva anche. Ma resta dubbio dove siano, dal punto di vista dei processi costituzionali e delle garanzie individuali, le alternative in Africa, compresa quella rivoluzionaria e marxista leninista. Del resto, si è sempre fatto largo uso dello storicismo, per dire che era assurdo chiedere agli Stati africani di recente indipendenza, nelle loro condizioni storiche e ambientali, processi democratici lineari. E dopotutto Mobutu non è Amin, che però è amico dell'Urss e dei cubani. Poi, è un'invasione, oppure un'insurrezione interna, che mira a rovesciare il regime dispotico con mezzi propri? Se si soggiace a un pregiudizio terzomondista (ma Mobutu non è Terzo Mondo?) o a «tic» filosovietici, si può affermare che l'aiuto tecnico fornito da Giscard ai marocchini accorsi in difesa dello Zaire ufficiale è una risposta dell'imperialismo al successo dei rivoluzionari comunisti in Angola. Ma fra le fonti alle quali si può attingere per cercare di capire questa vicenda, è solo Neto, il primo ministro angolano, a sostenere che il suo Paese «è estraneo a qualsiasi avvenimento nello Zaire». Il presidente egiziano Sadat è convinto che l'attacco dei «katanghesi» è inquadrato da consiglieri sovietici e cubani e proviene dall'Angola. E se l'Unità definisce l'iniziativa di Giscard una «sconsiderata avventura neocoloniale», il presidente del Sudan, Nimeiry, denuncia la minaccia di «un nuovo colonialismo socialista». Del resto questi fatti avvengono all'indomani di un doppio periplo africano, quello di Nikolai Podgorny e quello di Fidel Castro. Il capo dello Stato sovietico e il «leader» cubano si sono poi incontrati a Mosca. A quanto pare, non c'è una piena identità di scopi tra russi e cubani. Ai primi non dispiacerebbero neppure le oligarchie militari, se orientate in senso filosovietico, invece i secondi mirerebbero a un'esplosione rivoluzionaria, attraverso i gruppi politici e guerriglieri più accesi, anche per riacquistare quell'autonomia d'immagine e di movimenti a lungo impedita dalla dipendenza finanziaria dall'Urss e dalla sua Realpolitik. Ma le due linee convergono nell'attacco all'Africa moderata e alle posizioni filo-occidentali. Già ora l'Urss controlla, grazie anche ai rivoluzionari d'esportazione di Castro, 13 mila dei quali sono stanziati in Angola, tratti cospicui della costa atlantica e, sul versante opposto, è influente su quasi tutto il Cerno d'Africa e, più giù, sul Mozambico aperto sull'Oceano Indiano. Se, a Nord, saltasse Io Zaire di Mobutu, un'enorme pressione politica e militare si abbatterebbe sull'Africa australe, già minata dalla guerriglia indipendentista (Rhodesia) e

Persone citate: Fidel Castro, Mobutu Sese, Neto, Nikolai Podgorny, Sadat, Shaba