E' morto il poeta Prévert di Paolo Patruno

E' morto il poeta Prévert SEGNÒ UN'EPOCA NELLA CANZONE FRANCESE E' morto il poeta Prévert Aveva 77 anni - Fu un simbolo della cultura francese - La fortuna di "Le foglie morte" (Nostro servizio particolare) Parigi, 11 aprile. Jacques Prévert, il poeta più cantato di Francia, è morto oggi pomeriggio a 77 anni, nella sua proprietà a Omonville-La-Pctite, presso Cherbourg, sulla Manica. Si sapeva che era ammalato da tempo, e le sue condizioni si erano ancora aggravate nelle ultime settimane; il mese scorso non aveva potuto accordare un'intervista ai realizzatori di una trasmissione televisiva dedicata alla sua fortunata carriera. Le sue poesie, i suoi scritti più anarchici che rivoluzionari, pieni d'amore e d'ironia, avevano riscosso nei primi anni del dopoguerra un diffuso favore di pubblico. Estraneo ai salotti letterari, poeta delle « piccole cose » d'ogni giorno, Prévert era diventato popolarissimo grazie a Juliette Greco, ai Frères Jacques, a Mouloudji, a Yves Montand, che avevano cantato una cinquantina di poesie messe in musica da Joseph Kosma. Les feuilles mortes, Les enfants qui s'aiment, Barbara, erano divenuti dischi di successo, ascoltati in tutto il mondo, avevano costituito il risvolto più commerciale degli « anni ruggenti » di SaintGermain-des-Prés, delle Boites dove Juliette Greco, lunghi capelli sciolti sulle spalle e maglione nero, faceva la musa dell'esistenzialismo. Ma niente è più lontano, in Prévert, della noia o della nausea esistenziale, la vita è sempre guardata con occhio ironico, anche nei suoi risvolti tristi. Prévert aveva scoperto la sua vocazione artistica nel '20, durante il servizio militare, quando aveva conosciuto il pittore Yves Tanguy e il critico Marcel Duhamel. Smessa la divisa, i tre erano andati ad abitare nella zona di Montparnasse, a quel tempo ancora centro d'artisti e d'intellettuali come Montmartre. Al terzetto si era presto unito Raymond Queneau, e insieme avevano formato in Rue Du Chateau il secondo circolo surrealista di Parigi. A quell'epoca Prévert era già appassionato di cinema, girava cortometraggi con il fratello Pierre, suscitava lo scandalo con L'affaire est dans le sac. Prima che poeta, Jacques Prévert fu perciò uomo di cinema, soprattutto quando iniziò il fortunato sodalizio con il regista Marcel Carnè. Nei soggetti che scriveva per film divenuti celebri come Quai des brumes, Le visiteur du soir, Dróle de drame, Les enfants du paradis, il pubblico scopriva una tenerezza burbera, un linguaggio sboccato, popolaresco e generoso, che ricreava un'atmosfera, un carattere con una semplice battuta, come quelle che si scambiavano nei suoi film Gabin e la Morgan. Soltanto nel dopoguerra, Prévert si rivelerà come poeta. Nel '46 viene pubblicata la sua prima raccolta di poesie (nell'arco di vent'anni) sotto il titolo di Paroles, cui seguono rapidamente Spedaeie e Le grand bai du printemps, La pluie et le beau temps nel '55, e infine Choses et autres nel '72, il suo ultimo libro, con poesie, ricordi d'infanzia, lettere. Al successo dell'uomo del cinema (si era detto che il cinema francese « parlava Prévert »), fa seguito per un quarto di secolo un eguale successo come poeta. Di Paroles si vendono mezzo milione di esemplari nell'edizione tascabile. Prévert faceva il « pendolare » tra Parigi e St. Paulde-Vence, ma una dozzina di anni fa aveva comprato la casa presso Cherbourg, dove andava a trascorrere i weekend, per non affaticarsi in lunghi trasferimenti in Provenza. Sei anni fa era morto Kosma, che aveva musicato tutte le sue canzoni. Era stato un brutto colpo, e nel '72 anche Prévert si era ritirato. Riceveva soltanto qualche amico. Serge Reggiani, Joseph Losey, Yves Montand, ma l'anno scorso si è fatto ancora convincere a far uscire un ultimo disco, una raccolta di dodici poesie musicate da Sebastian Maroto e cantate dalla giovane Zette. E' stata la sua ultima « uscita ». Poi si è appartato di nuovo, definitivamente. E' rimasto nel ricordo con il suo cappelluccio tondo, la sigaretta pendula dalle labbra, con i suoi versi teneri e ironici con il gusto dei « piccoli piaceri » della vita: Ce n'est pas moi qui chante c'est les fleurs que fai vues ce n'est pas moi qui ris c'est le vin que fai bu ce n'est pas moi qui pleure c'est mon amour perdu. Paolo Patruno Parigi. Il poeta francese Jacques Prévert

Luoghi citati: Cherbourg, Francia, Parigi, Provenza