Psicofarmaci l'uso e l'abuso di Angelo Viziano
Psicofarmaci l'uso e l'abuso Congresso a Firenze Psicofarmaci l'uso e l'abuso (Nostro servizio particolare) Firenze, 9 aprile. Sulle nuove prospettive in psicofarmacoterapia si è concluso a Firenze il Congresso intemazionale organizzato dalla Fondazione Menarmi con la collaborazione dell'Organizzazione mondiale della sanità, dopo tre giornate di lavori, in cui sono stati ampiamente discussi anche gli aspetti etici dell'uso dei farmaci psicotropi, dopo che di essi sono stati affrontati gli eventuali possibili effetti collaterali in vario senso indesiderati e deprecabili per il comportamento stesso della persona. La psicofarmacoterapia è una branca medica relativamente giovane, entrata nella pratica nel 1952 col primo «farmaco del comportamento», la clorpromazina. Da allora sono stati sintetizzati non meno di 120 altri psicofarmaci, attivi non solo contro la schizofrenia, l'epilessia, le sindromi depressive, ma anche contro le semplici psicosi, le ansie, le sofferenze affettive. Negli anni più recenti ha raggiunto risultati pure nel campo delle psicosi infantili, degli stati demenziali, dell'alcolismo, della cura dei drogati; però rischiando di sfuggire sempre più ad un reale controllo delle inevitabili implicazioni anche etiche dell'uso dei suoi prodotti e del loro eventuale abuso. Comunque, a parte i problemi etici più vasti, ancor più direttamente è coinvolta la classe «medica con quello ormai deontologico di prescrivere tali medicine, il cui effetto non è sempre interamente noto né sempre perfettamente prevedibile, e quindi governabile. Gli è che nel campo degli psicofarmaci difetta ancora quanto già si segue in certe altre branche della medicina, ad esempio nella terapia del diabete, ove sono completamente entrati nella routine esami di laboratorio, grazie ai quali il medico può prima acquisire l'esatto bisogno di somministrazione terapeutica necessaria al paziente, e poi controllare con successivi esami l'andamento ed i risultati della cura così prescritta. Nel campo degli psicofarmaci, invece, la valutazione della necessità di cura e del suo andamento per ora si affida per intero alla capacità soggettiva di giudizio del medico; manca una disponibilità di quantizzazione oggettiva che possa indirizzarla e guidarla compiutamente. Ciò anche perché — come è emerso da diverse relazioni al congresso di Firenze — lo stesso psicofarmaco agli stessi dosaggi per gli stessi sintomi può dare in pazienti diversi risultati addirittura opposti (a parte certe implicazioni d'ordine genetico del paziente, d'ordine climatico o alimentare, di interazione con altri farmaci, eccetera). Evidente è stata rilevata dall'Oms la necessità di un ampio «monitoraggio» degli psicotropi sul piano organizzativo nella loro somministrazione. A Firenze ne sono state presentate le basi programmatiche ed i primi «assaggi»: in particolare su farmaci antidepressivi triciclici, quali imipramina, amitriptilina, protriptilina, e soprattutto nortriptilina. Sebbene questo tipo di farmaci, ed altri analoghi, siano ormai in uso da una ventina d'anni in tutto il mondo e nonostante numerosi studi clinici, le nostre conoscenze su di essi si limitano ai più alti dosaggi efficaci in determinati pazienti, da cui è parso tuttavia di poter dedurre delle relazioni dirette fra gli effetti di tali psicofarmaci e la loro rilevabile concentrazione nel plasma sanguigno di chi ne fa uso, sebbene la questione risulti controversa. Le prime metodiche per condurre simili misura¬ zioni risalgono ad una decina d'anni fa; ora sono disponibili sistematiche analitiche assai più raffinate, quali la gascromatografia a «cattura d'elettroni», la frammentografia di massa e la cromatografia liquida, con le quali è possibile rilevare la presenza delle sostanze anche a dosaggi di non più che miliardesimi di grammo. Per approfondire queste ed altre possibilità del monitoraggio degli psicofarmaci l'Oms, con i centri di psichiatria biologica, sta portando avanti una indagine estensiva su una più larga compagine di pazienti accuratamente scelti, secondo un programma che coinvolge molti Paesi. Ma qualunque laboratorio ben attrezzato con un servizio di farmacocinetica dovrebbe essere in grado di misurare qualsiasi farmaco triciclico nel sangue. Gli studi già intrapresi nei Paesi scandinavi, in Inghilterra e negli Usa hanno dimostrato intanto che, almeno per la nortriptilina, esisterebbe una precisa relazione tra effetti terapeutici e livelli di presenza del farmaco nel plasma sanguigno dei pazienti, permettendo anzi di determinare il dosaggio utile fra i 50 e i 150 nanogrammi per millilitro. A più alti dosaggi il farmaco blocca addirittura, anziché accrescere, il proprio effetto. A proposito dell'accennata ipotesi di interferenze di ordine genetico nella risposta terapeutica agli psicofarmaci, correlazioni di tal genere sono state riconosciute in qualche relazione nell'attuale Congresso della Menarini a Firenze. Il tipo di reazione, positiva o negativa, risulterebbe ereditaria di padre in figlio e più generalizzatamente nei gruppi familiari, col riscontro fornito dai gemelli e dai figli invece adottivi. Angelo Viziano
Persone citate: Menarini
Luoghi citati: Firenze, Inghilterra, Usa
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