Che dicono i pensionati di Stefano Reggiani

Che dicono i pensionati VIAGGIO IN ITALIA PER ASCOLTARE LA GENTE Che dicono i pensionati In Italia sono dodici milioni: tanti, vecchi, spesso condannati alla solitudine - Le pensioni esigue e l'inflazione sono il problema più grave - Ma pesano anche le giornate vuote, le diseguaglianze, il sentirsi ai margini d'un mondo troppo cambiato Centro sociale per anziani, in piazza della Gran Madre a Torino. C'è un distributore di caffè nell'angolo a destra, dietro il battente della porta d'ingresso; la televisione è a sinistra, nell'angolo opposto; il manifesto un poco impolverato di Raffaella Carrà, in reggiseno e calzoncini di paillettes, è al centro. Nello stanzone ci sono anche tavoli, sedie, uno scaffale di libri gialli. Avvertono: «Dì pomeriggio, quando siamo un'ottantina, stretti come formiche, diventa molto difficile stare insieme. Chi vuol vedere la televisione è rimbeccato da chi vuol giocare a carte, chi vuol aprire la finestra è aggredito da chi la vuol chiusa. Forse le donne fanno la voce più grossa». La professione di pensionato è dura, in qualche caso intollerabile, per la grande maggioranza di chi la esercita. E i vecchi spesso non sono amati; senza colpa. Chi vuol cominciare a incontrare la gente, a parlare con la gente, dimenticando per una volta autorità ed esperti, deve dargli la precedenza: sono dodici milioni i pensionati in Italia, e hanno almeno il diritto di essere interrogati. Abbiamo scelto a caso. Qui, nel Centro comunale di piazza Gran Madre, che fra poco si trasferirà nella più ampia sede dell'ex-Centro Fiat, abbiamo la fortuna di essere in pochi (è mattina) e si fanno anche le presentazioni. Qual è secondo loro la pensione ideale oggi, per non avere preoccupazioni? Uno dice: duecentomila. Un altro riflette: se c'è la moglie, trecentomila. Mattio Chiaffredo ha il dono di una penosa ironia: « Prendo 78 mila lire, ne pago 15 mila dì affìtto. Quando ho finito i soldi rubo, e me la cavo abbastanza bene». La signora Fenocchio Boella, 65 anni, ha lavorato fino all'anno scorso come aiutante a ore nelle case; adesso è malata, non ce la fa. Si procura qualche lavoro a maglia e s'arrangia con una pensione modestissima. Spiega: «Mi basta poco. Una scatola di sardine, 250 lire, dura per due pasti». Dante Mandriota ha lavorato per 41 anni in una fabbrica di tubi metallici: «Ho 150 mila lire di pensione, ma ho la moglie a carico e pago 25 mila lire d'affitto». Luigi Sarra fa una osservazione: «Non c'è solo il problema di mangiare. Alcuni servizi, come il telefono, per un anziano che vive solo sono essenziali. Io ho pagato una bolletta di undicimila lire. Per me è troppo. Che debbo fare? Rinunciare al telefono?». Qualche volta l'arte aiuta, cioè distrae. Alessandro Giovanni, ex ferroviere, 62 anni, e Giglio Della Vecchia, 75, ex cartellonista, fanno i pittori e hanno vinto i primi premi in una gara per artisti pensionati. Della Vecchia con due nudini di donna in controluce. Qualche volta aiutano la famiglia, l'affetto dei parenti, la pensione discreta. Mario Allora, 77 anni, ex impiegato Fiat, è un bel pensionato di stile svedese, scherza tollerante sulla condizione dei vecchi: «Ci sono delle signore del quartiere che quando fanno le frittelle ce ne mandano un piatto con un bottiglione di vino. Si ricordano dei poveri anziani». Altrove il compito di organizzare trattenimenti e festini è lasciato alle parrocchie. Per esempio, in Borgo Vanchiglia, don Giovanni Ballesio ha istituito il «mercoledì dell'anziano», frequentatissimo. Viene offerto tè o caffè, le donne giocano a tombola, gli uomini a scopa. Si recitano anche poesie. Alla Gran Madre, la signora Fenocchio Boella osserva: «I ricchi e i poveri ci sono sempre stati, ma adesso ci sono più ricchi di una volta, i soldi corrono, le disuguaglianze diventano più vistose e dolorose da subire, anche tra noi». Nella sede, relativamente sontuosa, del Gruppo Anziani comunali, in via Milano, Mario Gattini ammette: «E' vero, prendiamo pensioni decorose, a tutti i gradi; non possiamo lamentarci. Eppure ì problemi dell'assistenza e della solitudine rimangono gravi. Anche chi ha il denaro per pagarsi una Casa di soggiorno non la trova». Vorrebbero costruirne una loro: per segretari, capi ufficio, uscieri, spazzini. C'è già il progetto. Intanto chi va in pensione riceve una bella medaglia d'oro, disegnata da Ezio Passoni, che vi ha inciso la facciata del Comune. Dice Passoni: «Tanti ex dipendenti, quando la solitudine è troppa, vengono nella piazza, a regolare il loro orologio su quello municipale. E' un gesto simbolico». Andiamo in periferia. In Strada delle Ghiacciaie il Gruppo Anziani del Martinetto occupa in affitto un'area del Comune, un pezzetto di pallida campagna dentro la città, dalla quale hanno ricavato alcuni campi di bocce e sul quale hanno costruito un capannone lungo e stretto che serve da osteria. Il Gruppo aderisce all'Enal. Sui campi di bocce un centinaio di vecchi giocano o starine a guardare, nell'osteria una sessantina di persone si pigia a giocare a carte. Si beve vino, quando si può. «Oggi ho ordinato un quartino e me lo bevo. Domani i soldi li avrà il mio vicino di tavolo e sarà la mia volta di bere acqua». Sono in maggioranza ex operai, con una piccola percentuale di artigiani, tra i settanta e i novantatré anni. Nell'osteria siamo in tanti, niente presentazioni, un discorso collettivo che qui cerchiamo di stringere. Dicono: «Questo centro si apre il pomeriggio. Chi di noi vive solo, e anche chi ha famiglia, passa la mattina al mercato. Fare la spesa è una scommessa ogni giorno». Aggiungono: «Sa cosa costa un carciofo? Duecento lire. E un chilo di carote? Oltre mille lire». Uno dice: «Vogliono farci morire in fretta, tanto non serviamo». E un altro ridendo: «L'influenza d'inverno è micidiale per i vecchi. Sono convinto che il virus lo mettono in giro i politici. Dicono che non ci sono più fondi, con quel poco che ci danno». Un'altra informazione sui prezzi: «Una scatoletta di tonno che ieri costava trecento lire, oggi costa cinquecento». Una riflessione: «La frutta ai contadini è pagata pochissimo, al mercato non si può comprare; costa troppo». Un'amara spiegazione: «Lo sa cosa facciamo la domenica? Andiamo per i campi a raccogliere radici, per avere almeno la verdura gratis». Uno sospira: «Dobbiamo mangiare, anche se dicono che la dieta fa bene ai vecchi». Il discorso diventa politico. C'è ancora chi dice, prudente: «Qui non si fa politica», pur parlandone. Uno avvia la discussione con questa chiara analisi: «Il primo problema è intervenire sui prezzi, tutto il resto conta meno». E gli altri: «Non vogliamo il cinema gratis, vogliamo solo far la spesa. L'operaio ha sempre fatto sacrifici, ci è abituato, ma non può tirare la cinghia all'infinito». Quanto alla situazione italiana, ecco alcune proposte. «I violenti e gli stupratori dì donne bisognerebbe impiccarli». «Se mettiamo la pena di morte i delitti calano». «E' ingiusto il finanziamento pubblico dei partiti. Ognuno s'arrangi come fanno le famiglie». «Basta con lo spreco di medicinali pagati dalla mutua. C'è chi li butta nella pattumiera». E i preti? Ce n'è anche per loro. «E' giusto che lo Stato mantenga i preti e gli dia la pensione? Che ci pensi il Vaticano». «Il Concordato sono tutte balle: l'hanno fatto i fascisti». Parliamo di scandali. Uno dice: «Lo scandalo Lockheed è stato un'invenzione per coprire altre corruzioni, più gravi. Dove sono andati i soldi del Belice?». Parliamo anche di zingari e di regine: «Da noi c'è troppa tolleranza per i nomadi. Altre nazioni lì costringono a lavorare. Una volta bisognava accettarli perché la regina era una zingara, ma adesso?». Sul tema dei giovani un punto di concordanza: «I giovani disprezzano il lavoro manuale, vogliono tutto senza fare fatica». Discordi le valutazioni sulle cause. Per alcuni il difetto sta proprio nei giovani, per altri la colpa è del sistema che li ha illusi e poi delusi, la colpa è dei genitori che non li aiutano, ma assecondano la visione di una società con tanti consumi e pochi valori, poca pazienza. «Studiare non basta, se non s'impara a lavorare». E' quasi un discorso cinese. Quando lasciamo i vecchi del Martinetto il dibattito è tornato, giustamente, sulle pensioni, sullo scandalo dei superpensionati, delle superliquidazioni, sulle «colpe di chi comanda». Uno sintetizza: «Se la situazione economica peggiora, può darsi che saltino per aria i partiti e la democrazia». Ma che cosa temete o sperate? Un governo autoritario? Non si sbilanciano: «Potrebbe venire una dittatura. Di un colore o dell'altro». Un ex combattente: «Io non ho paura alla mia età di scendere in piazza, se c'è da riportare l'ordine». Quale ordine? L'ordine. E' calato il sole, ma il barista non ha ancora acceso la luce, per risparmiare sulla bolletta. Stefano Reggiani

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