C'è folla in vacanza: buon segno di Tino Neirotti

C'è folla in vacanza: buon segno Una prova di ottimismo tra inquietudini e sacrifici non lievi C'è folla in vacanza: buon segno Ma la crisi dov'è? Chi non s'è posto questa domanda almeno una volta, andando in montagna o al mare, di questi tempi? Le piste sulla neve si presentano gremite, le passeggiate lungo le spiagge anche, sulle autostrade le macchine vanno e vengono più o meno come prima. Tutti i giornali di ieri recavano titoli sulle città che si svuotano, sulle 40 mila auto che la sera precedente andavano in lunghe file verso la Liguria, sulle stazioni ferroviarie intasate di folla. E le considerazioni erano che, più dell'invito al risparmio, conta la tradizione di Pasqua: insomma una «Pasqua anticrisi». E' tutto vero. Per buona fortuna l'aspetto di questi giorni è quello d'una grande vacanza nazionale, a dispetto delle previsioni economiche incerte e assai poco incoraggianti, malgrado le no¬ tizie drammatiche o tragiche sull'ordine pubblico, sulla sicurezza dei cittadini, sulla forza dello Stato d'opporsi al terrorismo organizzato, che proprio ora con il sequestro De Martino sembra prendere sviluppi più minacciosi. Ma non è un vento di follia vacanziera che travolge gli italiani; né i tanti che si muovono per una gita sono ricchi e grandi evasori fiscali, come lasciano immaginare commenti frettolosi o la lettera, che pubblichiamo nella rubrica de «I lettori discutono», spedita il primo aprile da Courmayeur e giunta ieri a Torino, dopo centocinquanta km percorsi nel tempo record di nove giorni. L'austerità, ossia il rinunciare ogni giorno a qualcosa che prima si poteva avere, esiste, ed esiste proprio e in modo particolare per quella massa di persone che tra venerdì e sabato si sono messe in viaggio, su strada e su ferrovia, per andare dai parenti nei paesi d'origine, per raggiungere la seconda casa comprata in passato con debiti e mutui, per sciare ospiti di amici, magari ammucchiati in quattro o cinque per stanza. Questa massa, nella quale si contano gli abituali «pendolari» della domenica, si è privata finora di altre cose, forse superflue, talvolta necessarie. Con i suoi sacrifici ha fatto scendere l'affluenza ai ristoranti del 25-30 per cento negli ultimi mesi, ha ridotto il consumo di carne a vantaggio della pasta, ha fatto diminuire le vendite di abiti e di scarpe. E' l'esercito che supera di poco o sta per superare i 6 e gli 8 milioni di stipendio lordo all'anno e al quale è stato tolto 1 tutto o parte dell'aumento di contingenza. E' il protagonista vivo delle statistiche, che poi gli esperti analizzano e cercano di interpretare. Ha fatto molte rinunce, ma non quella di non muoversi. L'auto resiste più d'ogni altra cosa, ne circolavano 10 milioni nel '71, ora sono 16 milioni. Viaggiare, spostarsi è anche un modo di sentirsi liberi in una vita che viene sempre più condizionata da circostanze diverse contro cui è difficile lot- tare, è il piacere di ritrovare parentele o amicìzie lontane, di cercare aria e volti diversi, di dimenticare le grane singole o collettive. E' un modo di constatare che insieme ai molti turisti che arrivano dall'estero (lo scorso anno a Pasqua hanno portato 143 miliardi di valuta pregiata, ora se ne prevedono 160) ci sono quelli italiani; ossia di constatare che, al di là di tutti i pessimismi, non siamo ancora né Terzo né Quarto Mondo. Sui muri di Firenze gli indiani metropolitani hanno scritto «Dopo Marx, aprile». E' soltanto uno slogan, un nonsenso, ma pieno di verità. In un'Italia che sembra così cupa, tra dispute ideologiche, lamenti economici, bombe e rapimenti, questa vacanza di Pasqua è un fatto positivo: aiuta ad avere fiducia. Tino Neirotti

Persone citate: De Martino, Marx, Quarto Mondo

Luoghi citati: Courmayeur, Firenze, Italia, Liguria, Torino