Dopo i colloqui al Cremlino su Africa e Medio Oriente di Livio Zanotti

Dopo i colloqui al Cremlino su Africa e Medio Oriente Dopo i colloqui al Cremlino su Africa e Medio Oriente Castro e Arafat lasciano Mosca (Dal nostro corrispondente) Mosca, 8 aprile. Uno dietro l'altro, così come erano arrivati lunedì scorso, Fidel Castro e il palestinese Arafat hanno lasciato stamane Mosca. Il primo diretto all'Avana, dove torna dopo oltre un mese trascorso soprattutto in Africa, poi nella Germania orientale e qui, nella capitale sovietica. Il secondo a Bucarest, per incontrare Ceausescu, dopo di che proseguirà per Belgrado prima di rientrare a Beirut. Entrambi hanno avuto incontri con i massimi dirigenti del Cremlino, ed anche un colloquio tra loro, nella residenza del capo cubano, sulle colline di Lenin. Castro gli ha confermato la solidarietà del popolo e del partito comunista cubano. Non del governo, il che lascia intendere che quello offerto sarebbe un sostegno politico forse anche attivo, ma nulla di più. Mentre il presidente dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) ha ricevuto concrete promesse di aiuto da Breznev, con il quale si è intrattenuto a lungo ieri. Arafat ha dichiarato di aver presentato al segretario del pcus le risoluzioni della tredicesima riunione del consiglio nazionale palestinese: «Tenutosi in condizioni assai difficili, ma per testimoniare la crescente unità del nostro popolo». L'approvazione della politica di cooperazione crescente con i paesi socialisti, la riaffermazione del diritto dei palestinesi all'autodeterminazione, la lotta per la fondazione di un loro proprio Stato indipendente, costituiscono i punti chiave, ha detto, delle conclusioni. Egli ha anche confermato la disponibilità dei palestinesi al riconoscimento dello Stato d'Israele, precisando però che questo è un processo che ne deve accompagnare molti altri. E l'allusione al riconoscimento delle rivendicazioni palestinesi è stato tanto trasparente quanto scontato. «Per il momento la situazione è però grave e minaccia di deteriorarsi per la politica aggressiva di Israele», ha concluso. Dei lunghissimi incontri tra Castro, Breznev, Podgorni, Kossighin e Gromyko, non è stato ancora diffuso nussun comunicato. Il documento è già pronto ma verrà reso pubblico soltanto domani o lunedì, poiché le due parti hanno deciso di comune accordo di attendere prima il ritorno all'Avana di Castro. Secondo alcune indiscrezioni, il capo cubano e i dirigenti sovietici hanno esaminato l'intero panorama internazionale. Ma il tema centrale è stato l'Africa australe. Fidel ha raccontato di essere rimasto profondamente impressionato dal livello del sottosviluppo africano, assai più arre trato di quello dell'America Latina. Ma ne ha fatto un'analisi secondo la quale la pressoché assoluta assenza di borghesie nazionali nel cono Sud del Continente nero rende inevitabile un rapido passaggio a strutture di tipo socialista. In particolare, il «leader» cubano ha poi trattato con i sovietici la situazione militare in Angola e in Rhodesia. Ai confini con lo Zaire, come è noto, sono attestate ancora gran parte delle truppe cubane intervenute diciotto mesi addietro a sostegno dell'armata guerrigliera di Agostinho Neto e dell'«Ulrpla». Adesso, con l'insurrezione scatenata nella provincia meridionale dello Zaire dagli ex gendar¬ mi katanghesi, i cubani si trovano praticamentp in zona di guerra. Non a caso Castro ha insistito, con le poche persone estranee al governo sovietico incontrate a Mosca, che i soldati dell'Avana non hanno niente a che fare con il conflitto che minaccia la stabilità del regime del generale Mobutu. Ma è insistente la voce che un piano di aiuti militari al governo di Luanda sia stato già precisato durante i colloqui dei giorni scorsi. Castro ha visto anche Luis Corvalan e, ovviamente, hanno parlato dell'America latina e del Cile in particolare. E' stata anche considerata la possibilità di una prossima visita di Corvalan a Cuba e degli aiuti che il governo dell'Avana putrebbe fornire ai partiti di «Unidad Popular» che agiscono in esilio. E' stato l'ultimo impegno ufficiale di Castro a Mosca. Poi, alle dieci di oggi, ha preso la via dell'aeroporto di Vnukovo e ha preso posto con la delegazione che lo accompagnava su un velivolo di Aeroflot, ceduto dalla compagnia sovietica ai cubani proprio in questi giorni con la firma del settimo protocollo tra le due delegazioni intergovernative. Kossighin, Gromyko e Breznev sono andati a salutarlo ed è stata l'occasione di un altro scambio di vedute, che ha avuto luogo nella saletta riservata dell'aerostazione. Livio Zanotti