Firenze: banda internazionale esporta "pezzi" archeologici

Firenze: banda internazionale esporta "pezzi" archeologici II "cervello" sarebbe in una città svizzera Firenze: banda internazionale esporta "pezzi" archeologici (Nostro servizio particolare) Firenze, 8 aprile. Una banda internazionale che commercia ed esporta clandestinamente materiale archeologico, in prevalenza ceramiche e sculture prodotte nelle colonie italiche della Magna Grecia, opera in tutta Italia da molti anni, quanto meno dal 1973. La notizia è stata confermata all'Ansa dal giudice istruttore Vincenzo Tricomi e dal sostituto procuratore della Repubblica Tindari Baglione che, con la collaborazione del nucleo regionale e di quello di Firenze della Guardia di Finanza e dello speciale nucleo per il recupero delle opere d'arte diretto dal ministro plenipotenziario dottor Rodolfo Siviero, stanno indagando sull'attività di questa banda la cui mente direttiva — hanno precisato i due magistrati — si trova all'estero, probabilmente in Svizzera. Le indagini che hanno portato la Guardia di Finanza sulle piste di questa banda ebbero inizio con il recupero di un bellissimo e grande cratere a volute apulo — cioè pugliese — eseguito tra il 320 e il 310 avanti Cristo, in ottimo stato di conservazione, e altri sessanta pezzi archeologici (patere, vasi, statuette in pietra e bronzetti) per un valore complessivo di mezzo miliardo di lire. «Il solo vaso — hanno precisato i magistrati — vale circa 400 milioni ed è identico ad un altro cratere a volute che, purtroppo, fu esportato clandestinamente dall'Italia nel 1973 e si trova ora esposto nel museo archeologico di Basilea, diretto dal dottor Berger». I pezzi ellenistici furono trovati in una casa colonica nei pressi di Pontassieve, a pochi chilometri da Firenze. Il ritrovamento portò alla identificazione del fiorentino Ugo Calamandrei, 58 anni, che fu arrestato (ma successivamente posto in libertà provvisoria) e indiziato di associazione per delinquere e ricettazione dal sostituto procuratore della Repubblica Baglione, che formalizzò l'istruttoria 1*8 luglio 1976, consegnando gli atti al giudice Tricomi. Almeno fino ad ora le indagini su Calamandrei non hanno consentito di appurare se egli sia effettivamente soltanto un ricettatore, cioè un acquirente di pezzi archeologici che vengono scavati clandestinamente dai cosiddetti «tombaroli», soprattutto in Puglia — l'antica Apulia — ma anche nelle altre regioni dell'Italia del Sud (Lucania e Campania) dove, nel IV secolo avanti Cristo, avvenne la maggiore espansione della ceramica eseguita da artisti greci ed italici insieme. Secondo i magistrati, Calamandrei dovrebbe essere soltanto un elemento di second'ordine di questa banda internazionale. La certezza che in Italia operi da molti anni una banda internazionale, «che si avvale — come ha precisato il dottor Tricomi — di esperti del settore, probabilmente non soltanto italiani ma, anche, stranieri», è stata raggiunta dalla magistratura grazie ad un libro scritto, in collaborazione con altri studiosi di ceramica antica non italiani, dalla dottoressa Margot Schmidt, docente di storia dell'arte dell'università di Basilea, intitolato «Eine Grappe Apulischer Grossva- sen in Basel» edito nel 1976 nella Repubblica federale tedesca in lingua tedesca ed inglese. In questo libro vi è la prova che il grande cratere a volute apulo, esposto attualmente nel museo archeologico di Basilea, è stato trovato in una tomba scavata in Italia, probabilmente in Puglia, e che fu quindi esportato clandestinamente, visto che non esiste per esso nessuna licenza d'esportazione. Dal 1973 — se non da alcuni anni prima — questa banda internazionale deve avere esportato clandestinamente centinaia di pezzi per un valore di molti miliardi di lire ed è probabile che la centrale di smistamento e di vendita si trovi proprio in Svizzera dove risiederebbero, anche, i restauratori. E' probabile che il dottor Tricomi si rechi in Svizzera per interrogare la Schmidt e il dottor Berger; oppure li faccia interrogare per rogatoria. r. s.