Dopo le polemiche su complicità di "rami,, con i golpisti di Omero Marraccini

Dopo le polemiche su complicità di "rami,, con i golpisti Dopo le polemiche su complicità di "rami,, con i golpisti Guerra aperta nelle logge massoniche espulsioni in serie e voci di scissione Diverse regioni hanno presentato mozioni di sfiducia (respinte) al Gran Maestro e alla attuale Giunta - C'è di mezzo anche un avviso giudiziario per "truffa e millantato credito" (Dal nostro inviato speciale) Massa Carrara, 8 aprile. Si parla di scissione, imminente, nella massoneria italiana. Le avvisaglie c'erano da tempo, ma la guerra aperta è scoppiata durante la Gran Loggia del 19 marzo scorso, all'Hilton di Roma. Il Gran Maestro, Lino Salvini, 51 anni, docente di medicina nucleare a Firenze, e la Giunta, hanno rischiato la sfiducia. Dalle logge della Liguria, del Piemonte, dell'Umbria e della Sicilia sono venute mozioni di sfiducia. Si chiedeva di votare su documenti che chiede- vano la decadenza del Gran Maestro e della sua Giunta. Salvini, eletto nel 1970, ha replicato: «La mia carica equivale a quella di un presidente della Repubblica, non a quella d'un presidente del Consiglio. Sono stato rieletto nel 1976 per tre anni e per tre anni governerò ancora». La rivolta dei «fratelli» e di numerosi Maestri Venerabili trae lo spunto da alcune vicende su presunti misteriosi e scottanti retroscena della vita italiana negli ultimi anni, dalle voci e dai sospetti su complicità di alcuni «rami» della massoneria con i «golpisti» di Borghese ed oltre. Le principali accuse, per Salvini e per Licio Gelli, il capo della loggia ultrasegreta «P2», sono contenute in un dossier, consegnato a decine di magistrati, dall'ingegner Francesco Siniscalchi, 48 anni, romano. Il fascicolo, dopo essere passato per le mani dei giudici Vigna e Pappalardo, che indagavano sul caso Occorsio, è adesso sul tavolo del sostituto procuratore generale della Repubblica di Firenze dottor Catelani. In questo frattempo, il Gran Maestro ha ricevuto comunicazione giudiziaria per «truffa e millantato credito». Ad agitare le acque del Grande Oriente era stato un provvedimento, della Corte Centrale massonica, lo scorso anno, che aveva espulso il gruppo Siniscalchi e altri grossi nomi, come Solianì di Novara, il Gran Maestro aggiunto Bricchi, il dottor Sciubba, un alto funzionario dello Stato, ed il Grande Oratore della massoneria (cioè il custode della legge e della tradizione massonica) l'avvocato Ermenegildo Benedetti di Massa, 53 anni, socialista, ex sindaco della città, ora presidente del locale ospedale provinciale. Numerosi altri sono stati sospesi. Dice l'avvocato Benedetti«Nei miei confronti l'accusa è stata di sedizione, per aver cioè presentato un ordine del giorno di sfiducia, nel 1975, contro il Gran Maestro». Non c'era possibilità di ricorso? «Nessuna — dice il legale — il giudizio fu della Corte Costituzionale, un organismo contro il quale non c'è possibilità di ricorrere come se qualsiasi cittadino fosse condannato dalla Cassazione senza aver prima subito i giudizi di tribunale e corte d'appello. Fu un processo tipo le purghe staliniane». L'avv. Benedetti mi parla della sua vicenda alla presenza di un venerabile fiorentino, che chiameremo «X» perché ancora fa parte del Grande Oriente e non vuol rivelarsi. Venerabile «X«: «La massoneria, in queste condizioni può solo continuare come gruppo di potere. Per ricostruirla ci vorrà un lavoro di anni e anni. Ci sono personaggi magnifici che stanno abbandonando. Molti sono i fratelli, di tradizione laica ed antifascista, che si "addormentano"». Aw. Benedetti: «C'è il pericolo, anzi la necessità di una scissione: quelli rimasti dentro hanno quotidiani contatti con noi, ci chiedono di farci iniziatori di una nuova istituzione che guardi alla vera tradizione massonica italiana. Gli appelli giungono da una infinità di logge, non diciamo da fratelli, ma da intere logge, gruppi attivi». Venerabile «X«: «Il disagio all'interno della massoneria si è rivelato nella Gran Loggia del 19 marzo: molti venerabili hanno fatto un favore a Salvini, andandosene prima del voto (diciannove). 1 "sì" per il Gran Maestro furono 181, gli sfavorevoli 168, gli astenuti 11. Non sono stati ammessi scrutatori dell'opposizione». Benedetti: «Tutto è cominciato nel 1971. Ero membro di giunta. Salvini in persona, durante una riunione, disse che Licio Gelli era un elemento pericoloso: lo sospettava di essere fautore di un colpo di Stato. Ad un certo punto dichiarò: "Sono estremamente preoccupato perché ha ammesso un gran numero di colonnelli e generali". La Giunta allora gli disse di buttar fuori Gelli, che allora era soltanto segretario, perché la loggia "P 2" aveva, per tradizione, come capo, il Gran Maestro». Come spiega la carriera massonica di Licio Gelli? «Gelli è diventato, nonostante quello che era avvenuto in giunta, Maestro Venerabile della "P 2" soltanto nel maggio 1975. I suoi preceden¬ ti erano noti. Al momento dell'ammissione aveva dichiarato apertamente di essere stato fascista». Prosegue Benedetti: « Alla Gran Loggia del 1973, erano presentì circa 600 maestri venerabili e notabili. Davanti a tutti denunciai l'involuzione fascista della loggia "P 2" e di chi la dirìgeva. Portai anche alcuni documenti che adesso fanno parte del dossier Siniscalchi. Da quel momento è iniziata l'azione che ha portato alla mia espulsione». Ma è davvero cosi drammatica, così tesa la situazione interna alla massoneria? Venerabile «X»: «I vecchi, ì cultori della tradizione laica, coloro che veramente credono che essere massoni significa combattere le dittature nel mondo profano e le soperchierìe, sono stati ormai emarginati. Molti si sono messi "in sonno". Le nuove leve non sbno quelle di una volta: per la loro ammissione, negli ultimi anni, è scomparso il rigore selettivo. La massoneria, in queste condizioni, può solo continuare come gruppo di potere». Omero Marraccini