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LA TV Prigionieri volontari nella gabbia in cortile LA TV Si sono conclusi ieri sera gli sceneggiati, entrambi in due puntate, « Carlotta a Weimar » e « La gabbia Il primo avrà forse attirato più pubblico con la sua vicenda romantica In costume, tuttavia era II secondo II più Importante sia perché il suo sfondo era più attuale, legato a un fatto di cinque anni fa, sia perché condotto e interpretato con Innegabile efficacia. Il fat. to, rielaborato sull'esperimento scientifico d'uno studioso americano sul comportamento dei reclusi, è apparso spostato da Stanford California, 1972, all'Italia odierna. Trentamila lire quotidiane sono l'indennità offerta a una ventina di giovani reclutati da un ■ professore ■ perché si fingano carcerati e carcerieri in una « prigione-tipo - ricavata con opportuni accorgimenti in una casa di campagna disabitata. I mezzi repressivi, emblematicamente raffigurati dalla grande gabbia in ferro nel cortile dove i « criminali ■ beneficiano dell'ora di • aria -, sono quelli d'un carcere vero, un carcere > verificato » in ogni suo settore da spie televisive e da microfoni occultati. Lo studioso promotore del singolare esperimento controlla con due assistenti il comportamento di sorveglianti e prigionieri. Il regista Carlo Tuzii e I suol sceneggiatori o soggettisti, Bazzlnl e Clvllettl, hanno reinventato ben poco: gli accadimenti americani che caratterizzarono II predetto esperimento di cinque anni fa, sono riprodotti generalmente nella loro autenticità, compresa la riduzione della prova dal previsto mese a otto giorni soli, per l'impossibilità materiale di proseguire la prova stessa causa la progressiva indisponibilità di quella specie di uomini-cavia volontari, distrutti psicologicamente e sconvolti dalla strumentalizzazione del loro comportamento. L'insolita sperimentazione prospettata sul piano carcerario da « La gabbia ■ potrà dar luogo a utili dibattimenti tra esperti; per quanto riguarda la resa televisiva, ossia spettacolare, dello sceneggiato si può dire senz'altro che è apparsa positiva, servita da una regia viva, pertinente anche nel restituire I risvolti più crudi di quella coabitazione forzata, e ben sostenuta da interpreti, professionisti e no, diretti da Tuzii con estrema efficacia. • Carlotta a Weimar > non ha di sicuro avuto sul telespettatore la forte presa de • La gabbia >. Lo scenegniato, che dà II volto di Lilli Palmer a Lotte Kestner e quello di un corretto attore a Goethe, è tedesco: quindi un po' plumbeo sotto certi aspetti e sotto altri d'un puntiglio da cui gli deriva una Inevitabile freddezza. Già avevamo sottolineato dopo la prima parte la meticolosità dell'evocazione ambientale; nella puntata di Ieri la presenza di Goethe e II suo Incontro dopo tanti anni con la donna amata e rimpianta che gli aveva ispirato II « Werther >, sono stati tra i momenti di maggior risalto del racconto, anche se la figura del poeta esce Immeschlnlta da un'evocazione che io raffigura quasi come un prigioniero della propria gloria, salvo poi a farlo apparire meno inamidato e più aperto nell'ultima scena. Diretto da Egar Gunther e girato a colori, ■ Carlotta a Weimar • venne premiato a un festival televisivo di Cannes alcuni anni fa. vice

Persone citate: Carlo Tuzii, Goethe, Kestner, Lilli Palmer, Stanford, Tuzii

Luoghi citati: California, Cannes, Italia, Weimar