Il Safari visto come fatica ed impegno di Michele Fenu

Il Safari visto come fatica ed impegno Sei "specialisti,, parlano del più difficile rally della stagione Il Safari visto come fatica ed impegno (Dal nostro inviato speciale) Nairobi, 7 aprile. Il Safari, lo sappiamo, è gara durissima, ma quale tipo di Impegno e di fatica comporta per i suol vari protagonisti? E' l'interrogativo che poche ore prima del via abbiamo rivolto a cinque componenti — ciascuno molto Importante — del • team > Lancia Alita Ma: il responsabile della spedizione in Kenya, Cesare Florio, il pilota numero uno della squadra, Sandro Munari, il medico, diclamo, di bordo, Benigno Bartoletti, il - mago » della Stratos, Mike Parkes. e quello dei pneumatici (Pirelli), Giovanni Gariboldi. LO STRATEGA — Fiorio guida la Lancia al Safari dal 1969. Dice: « £' una gara cui sarebbe meglio non partecipare, almeno dal punto di vista strettamente corsaiolo. Ma la Lancia è campione del mondo e il Salari è prova famosa, ormai la più celebre di tutte: possiamo permetterci di non venire?'. Aggiunge: « Qui dirigo il solito gruppo di specialisti: i piloti, tecnici, meccanici. Abbiamo I consueti servizi di assistenza, I ricognitori, non del ghiaccio come a Montecarlo, ma del tango. Una trentina di persone in totale. Ma invece di svolgere il mio lavoro lungo la strada, lo faccio dal cielo. Viaggio In aereo, un bimotore che fa da ponte radio ed assicura i contatti fra le Stratos e i veicoli assistenziali. A differenza di altri rally, in cui perdi i contatti anche per tre-quattro ore, nel Salari puoi avere In pugno la situazione minuto per minuto. Sentì i piloti, vedi le vetture. Opero In uno stato di continua tensione, col terrore di non sentire qualcosa alla radio o di non poter provvedere subito a qualche richiesta. La corsa è in " diretta " e lo stress psicologico grande ». IL PILOTA — Munari ha vinto tutti i grandi rally, meno questo. Si è preparato con puntiglio, ha percorso 20.000 km. in allenamento, ha le ■ note >, quasi metro per metro, dei seimila chilometri di gara. « E' la corsj più faticosa dell'anno — dice —. Stai seduto, le mani sul volante, in testa il casco con l'interfonico per comunicare col navigatore, il corpo stretto dalle cinture di sicurezza: fai parte della macchina e, quindi, scossoni, colpi, sobbalzi sono tuoi. Le sospensioni, irrigidite, non filtrano le asperità del fondo stradale e nell'abitacolo fa molto caldo. Ci sono tratti da 10 all'ora e allunghi in cui si fila a 200 l'oro sullo sterrato. Pensi: e se un animale balza In mezzo alla pista? Le "note" servono, ma relativamente, perché un temporale, una piena d'acqua può in pochi minuti mutare le caratteristiche di una strada. Scompare magari una buca pericolosa e se ne apre un'altra. La tensione è continua, occorre sapere Improvvisare. Ma non mi lamento: Il Safari è una gara affascinante, una mille laghi africana, un rally all'antica. Tutti vorremmo vincerlo ». Nel suo corredo Safari ci sono anche scarpette da football, con i chiodi per non scivolare. IL MEDICO — Specialista in medicina sportiva, da anni responsabile della salute delle squadre Lancia e Fiat Abarth, Bartoletti ha il compito di aiutare e rasserenare [è anche un eccellente psicologo) gli uomini del • team » Alitalia. « Al Salari — spiega — occorre mangiare poco e spesso per poter rendere di più e risparmiare le forze. I piloti devono consumare prosciutto, formaggi non fermentati, marmellata, frutta, pet¬ to di pollo. E' tutto pronto in pacchettini consegnati ai vari punti di assistenza. Quanto al bere, abbiamo preparato tè e acqua con sali minerali. Questa gente compie uno sforzo ai limiti delle possibilità umane: lo può reggere perché è allenata ed alimentata specìficamente ». Bartoletti, in auto e in aereo, farà tutto il Safari. L'INGEGNERE — Inglese, ex pilota della Ferrari, l'ing. Parkes opera da oltre due anni sul « programma Stratos ». « Per un tecnico — confessa — preparare una macchina per il Safari è compito di grande interesse. La gara ha caratteristiche specifiche e le auto debbono essere fatte " su misura ". Chi opera sui mercati africani può trarre dalle esasperate esnerienze di questa corsa utili indicazioni per la produzione di serie ». IL - MAGO » DELLE GOMME — La Pirelli ha portato in Kenya 300 coperture, di cui cento a sezione molto stretta e con un particolare disegno del battistrada per ovviare ai problemi del fango. Le amministra Gariboldi e, conoscendo oggi l'importanza dei pneumatici nelle corse, è facile comprendere come il suo lavoro sia integrato con quello della Lancia Alitalia. 'Al Safari — dice — una gomma deve resistere ai più pazzeschi colpi e durare il più possibile. L'autonomia delle nostre è di circa chilometri 500. Sono dei " P7 " con nuova struttura e nuovi materiali. Si tratta di progressi trasferibili sulla produzione normale ». Ciascuno, dunque, vede il Safari con la sua ottica. Ma il succo è uno solo: è una prova laboratorio per uomini e macchine, una prova che finisce per esaltarsi attraverso le sue stesse contraddi zioni. Michele Fenu

Luoghi citati: Kenya, Montecarlo, Nairobi