I Nap non si son più fatti vivi di Francesco Santini

I Nap non si son più fatti vivi I Nap non si son più fatti vivi Napoli, 7 aprile. Forse siamo ad una svolta nell'inchiesta per il rapimento di Guido De Martino: in serata il capo dei servizi di sicurezza italiani, Emilio Santino, con il capo dell'Antiterrorismo della Campania, Ciocia, si è recato, d'improvviso, n casa di Francesco De Martino, in via Aniello Falcone 258, al Vomero. La riunione è andata avanti per un'ora. Oltre a Santillo, in casa De Martino erano presenti il vicequestore vicario di Napoli, Olivieri, e il capo dell'ufficio politico, Gatto. Al vertice ha preso parte il consigliere di Cassazione Pasquale Buondonno, amico di vecchia data della famiglia De Martino e militante del psi di Napoli. Nessun commento alla riunione. Soltanto il dottor Buondonno ha accettato di parlare, per un attimo, con i cronisti. «L'incontro — ha detto — è staio organizzato da me per sùpere come stiano esattamente le cose. Abbiamo preso in esame la serie di messaggi arrivati sino ad ora e la polizia nulla esclude: tutte le piste restano valide». L'impressione è stata che il magistrato, amico dei De Martino, non abbia voluto rivelare completamente la natura e il contenuto dell'incontro. C'è la sensazione che il sequestro del giovane segretario socialista sia ad un momento delicato. Soltanto le prossime ore potranno dare chiarezza. Ciò che più lascia perplessi è la natura del «vertice» in via Aniello Falcone. Santillo ara con tutti i suoi collaboratori più stretti e alcune indiscrezioni lasciano intendere che si è a una svolta. Ma quale? E' stato stabilito un primo contatto che l'Antiterrorismo ritiene valido? Il vertice è venuto alla fine di una giornata piatta, trascorsa nell'attesa che finalmente si sciolga l'incertezza e i terroristi firmino in modo inequivocabile il loro gesto, in questa carambola di telefonate che attraversano l'Italia e che si moltiplicano di ora in ora con segno opposto. Nello sgomento per il rapimento di Guido De Martino si apre nel Paese la prospettiva di una nuova maggioranza. A Napoli, nell'incubo dell'incertezza per la vita del giovane segretario socialista, Craxi è stato deciso: «La svolta politica che reclamiamo — ha detto — è a questo punto matura: è imposta dalle cose». In piazza Matteotti, affollata come non mai, il leader socialista non ha lasciato spazio a perplessità: «Prima che l'attutile governo sia spazzato via dall'estendersi della sfiducia — ha detto con vigore — si predispongano in tempo le soluzioni adeguate». Un discorso teso, umano e politico, mentre ci si domanda quale possa essere la conclusione di quest'ultima orribile storia di terrore. Craxi s'è mostrato irremovibile. Ha lanciato un appello: «Se per avventura in questa piazza mi ascoltassero i responsabili del sequestro, io dico che non subiremo violenza senza reagire. Se i rapitori hanno voluto compiere un'azione dimostrativa, hanno il modo di porvi termine; se vanno oltre, sappiano che reagiremo: l'incolumità della vita di Guido vale dieci volte l'incolumità loro e dei loro amici». In piazza Matteotti, accanto a tutti gli esponenti dei partiti democratici e dei sindacati accalcati sul palco, Napoli oggi ha cercato un punto di riferimento nell'incertezza di queste ore che si fanno più pesanti. E a dare il senso della giornata è stato il sindaco Valenzi, preoccupato per la vita di De Martino: «Se gli fosse torto un solo capello — ha gridato tesissimo — sarebbe un atto scellerato, una maledizione senza appello che prima o poi dovranno pagare». E' stata questa frase del sindaco che ha colpito la folla, che ha lasciato sgomenti. Poi una giornata di indagini, sempre nell'attesa che si sciolga il nodo sulla matrice del sequestro e i terroristi f irmino in modo inequivocabile il loro gesto. C'è a Napoli un comunicato di «Ordine nero» che chiede la libertà per Mario Tuti e Pier Luigi Concutelli. Annuncia che Guido De Martino in caso contrario sarà soppresso con un colpo alla nuca. Nessun seguito invece al messaggio dei nappisti di Sesto San Giovanni che ieri preannunciavano «imminenti richieste». Il progetto di lasciare il Paese sotto il peso di questa storia contraddittoria e oscura marcia a ritmo serrato. Tutti si attendono una richiesta precisa, forse uno scambio. Lo aspetta anche Francesco De Martino, «diviso tra i sentimenti di padre e la coscienza degli obblighi dello Stato», che non può cedere ai ricatti del terrorismo politico. Ma chi sono i rapitori? Il capo dell'antiterrorismo, che riferisce di ora in ora al ministro dell'Interno, Cossiga, dice che bisogna essere molto cauti. «Non escludiamo che il sequestro possa essere opera dei Nap, ma, ripeto — ha detto — estrema cautela». Santillo non aveva notizie per i cronisti. Si era appena concluso il vertice alla procura della Repubblica e il capo dell'antiterrorismo si è attardato a disegnare la struttura Francesco Santini (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

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