Il rally prende il via oggi da Nairobi di Michele Fenu

Il rally prende il via oggi da Nairobi Il rally prende il via oggi da Nairobi Safari, gara e avventura (Dal nostro inviato speciale) Nairobi, 6 aprile. In un'Africa inquieta, sconvolta da mille problemi e resa rabbiosa dalla questione deU'apartheid, il Safari Rally compie 25 anni. Anche nella sua storia, in quella della sua stessa denominazione si avverte II riflesso de' mutamenti e dei travagli avvenuti In questi cinque lustri. Nato nel 1953 come Coronation Safari in onore della regina Elisabetta d'Inghilterra, diventato East African Safari con l'indipendenza di Kenya, Uganda e Tanzania, con l'allentamento dei legami politici ed economici fra i tre paesi il rally, che attraversava tutta l'Africa Orientale partendo a turno dalle tre capitali Nairobi, Kampala e Dar-es-Salaam, è ora circoscritto al Kenya e si chiama, semplicemente. Safari, cioè "viaggio» in swahili, lingua franca di queste terre. E' un viaggio sul serio, una corsa automobilistica — si tratta della quarta prova del campionato mondiale marche — ed una avventura insieme, una gara di cui si può discutere sotto il profilo tecnico ed umano e, nello stesso tempo, una scorribanda attraverso quelle verdi colline ti quei rossi fratturi che costituiscono lo scenario di tanti racconti di Hemingway, piena di imponderabili e con qualche rischio in più rispetto ai rally europei. Un esempio? Ecco i guadi che si riempiono di colpo d'acqua piovana, gli elefanti o i bufali che passeggiano lungo le piste per corse dalle auto, le sassate di chi teme che queste rombanti vetture spaventino le mandrie. Il Safari ha il -cuore- nella moderna e turistica Nairobi, nell'imponente torre-grattacielo dedicata a Jomo Kenyatta, il presidente simbolo del Kenya, e si avvale di tutti i più sofisticati mezzi offerti nel settore delle telecomunicazioni, ma il -corpo- è smembrato su un territorio vasto (due volte l'Italia), dove la vita conserva ritmi e costumi antichi. In due tappe e seimila chilometri si sfiorano i confini dell'Uganda e le zone più elevate del paese, si scende sui bordi dell'Oceano Indiano, si gira i,.torno al monte Kenya. Parchi nazionali, foreste, praterie, altipiani, zone desertiche costituiscono il pittoresco sfondo della corsa. I In questi 25 anni il Safari (che , si corre sempre nel periodo di Pasqua per consentire agli addetti alla macchina organizzativa di usufruire delle vacanze) è stato vinto soltanto due volte da piloti europei: nel 1972 dal finlandese Hannu Mlkkola con la Ford Escort e nel 1975 dallo svedese Ove Andersson con la Peugeot 504 J. Nelle altre edizioni si sono imposti i -locali-, cioè europei o indiani residenti in Africa. Nel Safari non esistono prove speciali di velocità come nei rally nr mali. I ritardi ai controlli orari sono sufficienti per creare uni selezione e, quindi, una classifica. C'è gente che conclude la gara con ore di distacco rispetto ai migliori. Nella prima tappa bisognerebbe viaggiare ad una media di 105 l'ora, nella seconda si sale a 108 km. orari. Naturai- mente, è impossibile, data la natura del percorso. Logico, a questo punto, che vincere il Safari è un ambito obiettivo, sia per chi ha diretti interessi sui mercati africani, molto sensibili alle indicazioni offerte da questa gara, sia per chi ha un prestigio Internazionale da difendere e, se possibile, aumenta! re. Ecco allora scendere in campo cinque squadroni, tre europei e due giapponesi, per un confronto che farebbe gola a qualsiasi organizzatore europeo di rally: Lancia, Ford e Peugeot da una parte, Mitsubishi e Datsun dall'altra. La Lancia, che quest'anno non punta al titolo mondiale ed è qui per ragioni di prestigio (sue e del Gruppo Fiat), allinea due Stratos Alltalia con motore 24 valvole per Munarl-Sodano e Lampinen-Andreasson ed una a 12 valvole per Ulyate-Street; la Ford si affida alle Escort RS 1800 di Waldegaard-Thorszelius, Clark--Porter, Vatanen-Aho e Preston-Lyall: la Peugeot, -regina d'Africa», schiera Makinen-Liddon e NicolasTodt con i coupé 504 V6 e Mikkola-Hertz, Shankland-Barton e Guichet-Flocon con le berline 504 J. La Mitsubishi affianca ai vincitori dello scorso anno, Joginder SinghDoig, altri due equipaggi, CowanWhite e Davinder Singh-Bates, tutti sulle Colt Lancer portate a due litri di cilindrata. Infine, le Datsun Violet di Mehta-Doughty, Kallstrom - Billstam, Remtulla - Jivanl, Aaltonen-Drews e Brown-Pavely. Cesare Florio, che guida la spedizione Lancia Alltalia al Safari, commenta: -La Ford ha un 30 per cento dì probabilità di vittoria, noi e la Peugeot il 25 per cento, la Mitsubishi e la Datsun il 10 per cento. Per me la Casa inglese ha qualche "chance" In più per svariati motivi: partecipa In prevalenza a rally su sterrato e, quindi, hi una specifica esperienza In materia: poi, ha una squadra omogenea: infine, ha avuto in sorte dei numeri di partenza eccezionali. Pensate, Waldegaard ha il numero 1 e Clark il 2 e i primi 200 km. di gara sono I più duri di tutto il Salari, con polvere e pietra che rendono impossibili I sorpassi. Waldegaard può fare da lepre, Clark da cuscinetto nel confronti di tutti. Per Bloern guadagnare un quarto d'ora di vantaggio potrebbe essere un gioco -. Ma, intanto, sul Kenya comincia a piovere e la polvere diventa fango: il gioco a Waldegaard potrebbe non riuscire, sempre che certe preoccupazioni sulla resistenza degli ammortizzatori delle Stratos non trovino amara conferma In gara. Il Safari parte domani dal Kenyatta Conference Centre per Narok, Kisumu e le frontiere dell'Uganda. Sabato mattina, dopo 2.892 km., farà ritorno a Nairobi per ripartire nel pomeriggio verso l'Oceano Indiano. In programma 3107 km. e, nella parte finale, il giro del monte Kenya. Lo stop conclusivo è previsto per lunedì 3 mezzogiorno. Qui si parla soprattutto di una sfida Lancia-Foro1. Un fatto è sicuro: il team Lancia Alltalia farà il possibile e l'Impossibile per vincere. Michele Fenu