Piemonte: la ripresa perde colpi gli imprenditori sono preoccupati di Giorgio Frignani

Piemonte: la ripresa perde colpi gli imprenditori sono preoccupati Piemonte: la ripresa perde colpi gli imprenditori sono preoccupati L'indagine congiunturale della Federazione regionale delle associazioni industriali rivela un certo pessimismo per i prossimi tre mesi - Le dichiarazioni del presidente Giorgio Frignani Ottimisti, sia pure cautamente, nell'ultimo trimestre del 1976, più pessimisti nel primo trimestre di quest'anno, gli imprenditori piemontesi si dichiarano preoccupati per i tre mesi che hanno davanti, da aprile a giugno. Questo, in sintesi, è il giudizio espresso in occasione della indagine congiunturale che la Federazione delle associazioni industriali del Piemonte ha compiuto, in collaborazione (è una novità) con l'Associazione piccola industria di Torino. Abbiamo detto preoccupazione, non allarme o cupo pessimismo; sta di fatto che Giorgio Frignani, presidente della Federazione, a commento dei dati afferma che «il primo semestre dell'anno, almeno per il Piemonte, è in parte compromesso». Prima di spiegare il perché di questa affermazione, cui si agganciano alcune polemiche con le decisioni governative, passiamo ora a riassumere il «clima di opinioni» degli imprenditori piemontesi. Occupazione: se il '76 ha visto un leggero miglioramento dell'occupazione in Piemonte (in Italia l'indice è invece rimasto stabile), con l'inizio della primavera '77 emergono certe difficoltà, strettamente legate all'andamento della produzione. Il barometro è tuttavia favorevole per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione: è previsto infatti dall'8 per cento delle aziende contro il 9,1 per cento di tre mesi fa (a ottobre però la percentuale era solo del 6,4). L'anno difficile 1975 è però alle spalle, tanto è vero che siamo al di sotto del 10 per cento, quando due anni fa eravamo al 20. Produzione: il 20,9 per cento delle aziende prevede una diminuzione, il 18,6 un aumento. La situazione è ben diversa rispetto a ottobre quando le percentuali erano rispettivamente del 13,6 e del 24,2. Per questa voce dunque viene riconfermata la perplessità, per non dire quasi sfiducia, enunciata tre mesi fa. Ordini: Il rallentamento congiunturale della produzione è verificato poi dagli ordini globali dove si ha un 30.3 per cento di indicazioni pessimistiche e un 19,7 di ottimistiche. Le situazioni chiamate «di scoperto» (ossia meno di un mese di lavoro) stanno aumentando: dal 23.4 per cento dell'ottobre '76 al 27,1 di gennaio, all'attuale 28,6 per cento. Si tenga però conto che nei periodi di maggior crisi si era su quote attorno al 35 per cento. Investimenti: il 18,2 per cento prevede investimenti per ampliamento, il 36,2 per cento per sostituzione (lo scorso trimestre rispettivamente il 19,4 e il 38,7). Qualche differenza a seconda dei settori. Per esempio nel settore delle materie plastiche si prevede un tasso di investimenti elevato, molto basso nell'abbigliamento. Tornando al commento di Giorgio Frignani, questi si ricollega alla «Relazione generale» sull'economia del Paese, resa nota alcuni giorni fa, e ribadisce un concetto già noto e da molti condiviso: il '76 non è stato un anno cattivo, ma non ha risolto i problemi strutturali (quelli che stanno alla base) che sono causa di molte difficoltà economiche del nostro Paese. Se a questo si aggiunge che il '77 si è iniziato con un rallentamento d'attività più marcato per il Piemonte, la soluzione dei problemi si fa dunque più difficile. Le preoccupazioni circa la produzione c l'occupazione sono da ricollegare direttamente, secondo Frignani, alla stretta del credito (meno soldi a disposizione delle imprese e denaro più costoso). Le decisioni prese da Roma, dice il presidente della Federazione «sono volte a contenere lo sviluppo produttivo ma non sono in grado di arrestare la crescita della spesa pubblica, il che è proprio la ricetta dell'inflazione». Gli industriali piemontesi, per bocca del loro presidente, sono invece favorevoli alla continuazione dell'espansione produttiva. Un altro aggancio alla relazione generale Frignani la fa quando accenna al costo del lavoro che, si calcola, aumenterà nel '77 del 16-18 per cento. Per evitare un peggioramento rispetto all'anno passato, dice Frignani, «oc¬ corre un incremento di produttività dell'8-9 per cento e non certo misure di contenimento della produzione». Dinanzi all'obiezione del vincolo dei conti con l'estero (è questo l'elemento che è in grado di frenare l'espansione), Frignani risponde che «da tale vincolo ci si sottrae solo riguadagnando robustamente in competitività, vale a dire contenendo la dinamica dei prezzi interni e grazie alla maggior produzione, che dà maggior produttività e miglior impiego delle risorse». L'invito è dunque quello di premere l'acceleratore eliminando gli intoppi, non di procedere a velocità ridotta nel timore di spezzare certi equilibri perché questi a loro volta dipendono da nodi che finora non sono stati completamente sciolti. Frignani infine polemizza con chi vorrebbe «la frenata nel '77 per lo sviluppo del '78». Perché? Perché, come ha annunciato la Chase Econometrie, il '78 sarà un anno di rallentamento della produzione industriale. Inutile dunque rimandare una crescita in un anno dal quale si attende semmai una diminuzione. Pier Mario Fasanotti La produzione totale in Piemonte Trlmestrl 1° 2° 3" 4° 1975 — 47,1 —35,2 — 29,6 — 38,0 1976 — 22,1 + 1,6 + 5,5 + 10,6 1977 — 3,8 — 2,3 — — Le cifre, In negativo e in positivo, sono il saldo tra i pessimisti e gli ottimisti. Per esempio: nel secondo trimestre '77, il saldo è —2,3, derivante dalla somma algebrica dei pessimisti (20,9%) e degli ottimisti (18,6%). E' cosi confermata, nel caso specifico, la tendenza al pessimismo dello scorso trimestre.

Persone citate: Frignani, Giorgio Frignani, Pier Mario Fasanotti

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma, Torino