Bandito ucciso, quattro carabinieri feriti durante una sparatoria per un'estorsione di Giuliano Marchesini

Bandito ucciso, quattro carabinieri feriti durante una sparatoria per un'estorsione Il drammatico episodio, ieri notte, nel pieno centro di Trento Bandito ucciso, quattro carabinieri feriti durante una sparatoria per un'estorsione I militari accompagnavano il vicesindaco di Lavis che doveva depositare cinque milioni di un ricatto - I carabinieri hanno intimato il "mani in alto" a uno dei malviventi, ma l'altro ha sparato - Fulminato con un colpo alla testa (Dal nostro inviato speciale) Trento, 5 aprile. Tragico conflitto a fuoco, questa notte, nel centro di Trento: un uomo è rimasto fulminato, quattro carabinieri sono feriti. L'ucciso si chiamava Franco Carli, aveva 23 anni ed era di Mezzocorona: stava tentando di condurre a termine un'estorsione, quando ha cominciato a sparare contro i componenti la pattuglia che lo circondavano. Sono ricoverati in ospedale in gravi condizioni il maresciallo Emilio Fattoruso, 40 anni, di Angri (Salerno), il carabiniere Liborio Siciliano, trentunenne, di Enna, l'appuntato Emilio Granelli, 36 anni, di Piacenza; il maresciallo Emilio Dissegna, quarantenne, di Vicenza, ha riportato una ferita ad una mano. Dietro questo dramma c'è una vicenda di estorsioni tentate attraverso una serie di atti dinamitardi. I «bersagli» erano l'orefice Mario Carpi e Cornelio Moser, vicesindaco democristiano di Lavis, un paese poco lontano da Tren to: i due uomini sono vicini di casa, e nel gennaio scorso qualcuno cominciò a gettare bombe sullo spiazzo tra le loro abitazioni. Il primo ordigno, confezionato con una gavetta militare imbottita di esplosivo, chiodi e bulloni, sgretolò i muri dell'orefice e mandò in frantumi i vetri di parecchi altri appartamenti. Il 18 gennaio, lo scoppio di un altro ordigno fece balzare da letto gli inquilini dell'intero quartiere: nessun danno, per fortuna, ma una notte di panico. Poco dopo, Mario Carpi ricevette una telefonata anonima: gli si intimava di consegnare dieci milioni, ma tutto rimase in sospeso. Più avanti, ripresero le incursioni terroristiche: il 9 marzo la terza bomba esplose davanti la casa del vicesindaco, e venti giorni dopo il quarto ordigno squassò ancora l'abitazione di Cornelio Moser. A questo punto, gli autori della catena di attentati hanno ritenuto di concludere questa storia. E con una telefonata condita di minacce hanno «ordinato» al vicesindaco di Lavis di «portare cinaii£jmilioni£ptrro j^jjg .saccaj^ lì l'appuntamento era ' fissato T"; per questa notte in un bar del centro di Trento. Cornelio Moser non ci andava da solo: ittttads il suo telefono era controllato, i carabinieri sapevano tutto ed avevano preparato la trappola. Il vicesindaco di Lavis parte dunque in auto per questa avventura. Viaggiano con lui due carabinieri. Cornelio Moser si ferma nel centro di ... _. no al fuoco: un proiettile rag Trento, entra nel bar che gli è stato indicato e qui riceve un'altra telefonata: la voce anonima lo «dirotta», gli fissa un altro appuntamento. E per un paio d'ore, la vittima dell'estorsione non fa che peregrinare per la città, seguendo il variare delle indicazioni per il deposito del denaro. Infine, l'avvertimento che chiude la trafila: i soldi devono essere deposti dentro una pila di pneumatici accanto ad una colonnina del carburante, in piazza della Fiera. Cornelio Moser regge una sacca che contiene soltanto carta. La lascia nel posto fissato, poi torna indietro di fretta. Poco dopo la mezzanotte, giunge una vettura: ne scende un uomo che fruga nel cumulo di pneumatici e afferra la sacca. In quell'istante, scatta la «trappola»: erano appostati il capitano dei carabinieri Giorgio Proli, i marescialli Fattoruso e Dissegna, ?ia.pjHHitE±o».Graaellic Air oora» biniere Siciliano, il maresciallo Vincenzo Canu. «Fermati, alza le mani!», si grida all'individuo che sta per prendere il «bottino». L'uomo non muove un passo, non ha un gesto di reazione, ed è subito bloccato. Ma nella macchina, a pochi metri di distanza, c'è un complice. In un baleno l'auto è circondata: l'uomo è Franco Carli, ha una gamba ingessata e sul sedile posteriore ci sono le stampelle. Non dovrebbe essere ardua, questa cattura. Invece, il complice spalanca la portiera di destra, finge di afferrare le stampelle per scendere, poi impugna una pistola calibro 9 e comincia a sparare forsennato. Sette, otto colpi, infine l'arma s'inceppa. Ma sono caduti, colpiti in pieno, il maresciallo Fattoruso, il carabiniere Siciliano e l'appuntato Granelli, mentre il maresciallo Dissegna è ferito all'indice della mano destra. Vincenzo Canu ed Emilio Dissegna rispondo- giunge alla fronte Franco Carli, che s'accascia fulminato. Si spalancano le finestre delle case attorno, qualcuno grida, mentre la piazza s'è fatta deserta. Si prestano i primi soccorsi ai carabinieri: pochi minuti dopo, le autoambulanze li trasportano all'ospedale. Il maresciallo Fattoruso, l'appuntato ed il carabiniere sono ricoverati in prognosi riservata. Mentre s'identifica l'uomo rimasto ucciso, il compUce subisce un primo interrogatorio da parte del magistrato. Si tratta di Diego Rigotti, 26 anni, di Mezzocorona. Il suo racconto è piuttosto confuso: il giovane sembra disposto a confessare fino ad un certo punto, restano da spiegare parecchie cose in questa storia che è finita in tragedia. Giuliano Marchesini ì "; Trento. Piazza della Fiera poco dopo la sparatoria. Vicino al distributore il corpo del giovane ucciso (Telefoto Ap) Franco Carli, 23 anni