Sospeso il processo Mazzotti per ascoltare una nuova teste

Sospeso il processo Mazzotti per ascoltare una nuova teste Colpo di scena, poi il dibattito è stato ripreso Sospeso il processo Mazzotti per ascoltare una nuova teste Una detenuta di Alessandria sarebbe stata in grado di dimostrare che Cristina non morì il 31 luglio ma due giorni dopo - E' però mancata la conferma alla "rivelazione" (Dal nostro corrispondente) Novara, 5 aprile. Colpo di scena al processo Mazzotti, giunto alla cinquantaseiesima udienza: la Corte, quando già erano iniziate le arringhe dei difensori, ha ordinato la riapertura del dibattimento per ascoltare una nuova teste. Si tratta di Antonia Di Maio, 23 anni, nativa di Castelvetrano (Trapani) e detenuta nel carcere di Alessandria. Il suo nome era stato fatto da Rosa Cristiano, una delle due donne di questo processo per la quale il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna all'ergastolo. La Di Maio avrebbe dovuto dire di aver saputo che Cristina Mazzotti non era morta il 31 luglio a Galliate ma due giorni dopo essere stata portata via dalla casa della Cristiano. La teste, una volta davanti ai giudici, è caduta dalle nuvole: « Non ne so assolutamente niente di questa storia, se non quanto ho appreso leggendo i giornali ». Presidente — Dice la Cristiano che alcuni mesi fa, quando eravate in carcere ad Alessandria, nella stessa cella, lei ebbe a farle una confidenza, quella appunto relativa alla morte della Mazzotti. Teste — Non è assolutamente vero. Presidente — La Cristiano scrisse una lettera che faceva riferimento a questa confidenza avuta da lei. Teste — Non ricordo il contenuto di quella lettera. Interviene l'avv. Gabry, difensore della Cristiano: «Vuol dire la teste perché è detenuta? ». Di Maio — Non ritengo di dover rispondere. (Pare sia in carcere per la rapina a una gioielleria di Alessandria). La schermaglia è andata avanti cosi per qualche minuto ma dalla teste non si è appreso altro se non che ha un fratello anche lui detenuto. «E' vero che mi sono incontrata con lui in carcere, ma non abbiamo assolutamente parlato di questo processo e dei suoi protagonisti ». Così il colpo di scena è rientrato. La Di Maio è stata congedata e l'aw. Gabry ha proposto una serie di indagini suppletive: una sulla teste, sulla sua personalità e i suoi precedenti; un'altra sul fratello della Di Maio per sapere con chi delle persone coinvolte nel processo Mazzotti è stato detenuto. Per il p.m. dott. Canfora l'interruzione del processo non è servita a nulla: la teste non ha portato nessun elemento nuovo. « Del resto — ha aggiunto — la versione della Cristiano non regge. Cristina Mazzotti non poteva essere stata riportata a Castelletto Ticino il 1° agosto perché quel giorno alla cascina Padreterno c'erano ancora i muratori. Sappiamo anche che Angelini e Ballinari la notte del 31 luglio tornarono soli. Questa storia — ha concluso il p.m. — è tutta un'invenzione della Cristiano, una manovra per strappare lei e altri sei imputati dall'ergastolo ». La corte, sentiti i pareri dei vari difensori, ha dichiarato chiuso l'incidente ed ordinato la prosecuzione delle arringhe. Si riprenderà domattina. Stamane avevano parlato dapprima l'avv. Martino Manfredda, difensore di Alberto Rosea, imputato a piede libero di ricettazione, e di Rosa Cristiano. Poi era stata la volta dell'avv. Sebastiano Cocco, patrono di un gruppo di imputati calabresi. Erano le 15 quando l'avv. Cocco ha affacciato una nuova tesi: Cristina Mazzotti sarebbe stata sepolta viva. Ha prospettato cosi un reato diverso da quello contenuto nel capo d'imputazione: un omicidio volontario, di cui dovrebbero rispondere soltanto i tre che la seppellirono (Giuliano Angelini, Libero Ballinari e Gianni Geroldi) e non anche gli altri sette per i quali, con il criterio del « dolo eventuale » il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna all'ergastolo. Una tesi difensiva presentata con calore, che ha fatto dire all'avv. Cocco: «Cristina Mazzotti, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere stata uccisa magari con una scarica elettrica, ma è un fatto che dalla casa di via Ticino a Galliate è uscita ancora viva ». E' stato a questo punto che nella gabbia degli imputati Rosa Cristiano si è alzata di scatto con un urlo disperato. Si è sentita pronunciare qualche frase sconnessa: «Basta! Non ne posso più. Non so se è vero. Mi è stato detto ». La donna, sconvolta, aggrappata alle sbarre, ha bisbigliato ancora qualche parola incomprensibile. Poi il presidente Caroselli ha ordinato che venisse accompagnata nell'emiciclo. Presidente — Dica, si spieghi. Imputata — Ecco, qualche mese fa, quando ero in carcere ad Alessandria, una compagna di cella mi ha confidato che Cristina non è morta in casa mia ma due giorni dopo esserne uscita. E' morta a Castelletto Ticino ed è poi stata portata nella discarica del Varallino. Rosa Cristiano, fra le lacrime, con un filo di voce ha poi risposto, dapprima titu¬ bante, a tutta una serie di domande. Ha spiegato, insomma, tutto un retroscena. « Di sera in carcere — ha detto — ero presa dagli incubi, non potevo dormire. Quella mia compagna di cella cercava di calmarmi. Quando le rivelai i miei atroci dubbi sulla morte di Cristina, mi disse di stare tranquilla, che lei sapeva la verità. Dopo averle giùI rato che non avrei mai rive- lato il suo nome, mi spiegò che una persona che aveva a che fare con questo processo le aveva confidato i retroscena della fine della Mazzotti ». Presidente — Chi è questa donna? Imputata — Non posso rivelare il nome, l'ho giurato; corre il rischio di essere uccisa. Presidente — Si decida, la Corte non può accettare questa versione, così, senza che venga suffragata da prove. C'è stata un po' di esitazione, e alla fine Rosa Cristiano ha fatto il nome: Antonia Di Maio. L'udienza è stata sospesa e la Corte ha emesso l'ordinanza per la riapertura del dibattimento «perché la deposizione della Di Maio potrebbe portare ad una ricostruzione diversa dei fatti fin qui rappresentati ». Alle 19 la Di Maio dal carcere di Alessandria è stata trasportata a Novara; mezz'ora dopo vi è ritornata. Piero Barbe Novara. Antonia Di Maio durante la deposizione